Critica Sociale - XXIII - n. 2-3 - 16 gen.-1 feb. 1913

CRITICA SOCIALE 31 cercatori di scanqali e rimestatori di pettegolezzi, demag9ghi il,).'sessantaquattresimo, talvolta teste .sgangherate, cui è musa l'inviciia, la vanità, il' ri-. .sentimento personale. Non v'è Pettarca - anche nel regno di " Monsù Travet ,, - cbe non abbia il codazzo e il castigo dei Petrarchisti.. .. Ma, per fastidioso che possa essere tutto ciò, non crediamo che' il rimedio di tali inconvenienti possa attendersi e chiedersi · da altro, che dallo stesso esercizio deJla. libertà - da una più alta eciucazione civile e morale di persone e di am– bienti, che la sola .libertà· può, via via, maturare. Data la crescente importanza dei grandi organismi burocratici nelle moderne società, impe'i·meabili in massima al controllo tecnico della pubblica -01.1inionee dello stesso Parlamento, ogni me11oma– zione artificiale - oltre i limiti della legge co– mune - la quale venga ·imposta alla critica che muove dall'interno degli Uffici, sarebbe, senz'alcun dubbio, ed è, il maggiore ,di tutti i guai. 'Perciò la vigente legge giolittiana sullo stato giuridico, çon la ini,idia delle sue elastiche for– mule disciplinari e con la mqstruosità giuridica.e morale di quella psemio-magistratura di capi- sei·– vizio, proni al cenno •di ogni Ministro e, diretta- 1µente o inciirettamente, nel maggior numero dei casi', parti nelle cause nelle quali seggono giudici, è un permanente per"tcolo per la giustizia e pel vero interesse dello Stato. Un'altra ossérvazione, nella quale ci lusinghiamo di avere il con.senso del nostro ottimo amico e <:ollaboratore. Egli fa appello alla dignità e al co– raggi9 personale degli imp\egati dello Stato, come a un mezzo necessario e più cbe sufficiente, almeno nei casi- ·ordinari; per guarentire la correttezza amministrativa, a dispetto dei difetti della legge <liscipliuare, e senza correre fl rischio di affidare la discussione di alti e delicati interessi di Stato allo scempio di assemblee passionate, incompetenti, volgari. Confessa egli però in pari tempo che co– testo civile co.raggio non è - e, sembra, non può €ssere - appannaggio• molto comune nel mondo e negli ambienti di cui discorTiamo. Senonchè, il coraggio, che nessuno, se non l'ha, -si µuò dare, come sentenziava Don Abbondio, rie- -scirebbe assai meno difficile al singolo, se anche uou ha tempra d'eroe, quando fosse, all'occorrenza, assistito e francheggiato dalla solidarietà intelli– gente, salda, battaglìera dei compagni rii lavoro, •◄lel ceto, della- classe, sapientemente ùrganizzata. L'organizzazione, che sceverasse le vere e grandi .q nestioni dai pettegolezzi indegni, e spegnesse, nell'imponenza d·i un vivo· e vasto interesse collet.– tivo collimante con quello ancor più vasto;di tutta la nazione, le fatue fiammelle dei piccoli appetiti e rlelle meschine impulsività individuali, sarebbe il miglior correttivo e la più certa guarentigia, atta aci associare e temperare tutti i benefizi della li– bertà, coi freni spontanei di una responsabilità profondamente sentita. ·Pur troppo la organizzazione degli impiegati <lello Stato, nella quale noi stessi che scriviamo sperammo già di vedere svolgersi - e agli inizi lo sembrava promettere - una. forza grandiosa di rinnovamento tecnico e politico dello Stato, subì - almeno in Italia - un arresto di sviluppo; se non auche rivelò qualche sintomo, che auguriamo fal– lace ed effimero, di interna degenerazione. E questo è uno dei problemi che - a senso nostro - do– vrebbero più vivamente preoc·cupare, in quest'ora, le con-enti democratiche e i partiti d'àvvenire del 1Jostro paese. · LA CRITICA. PER L'ONORE DELLE CORTI D'ONORE La delicata •condizione del nostro Direttore, che fu della Corte d'onore nella vertenza Volpi-Musatti, ci vieta di entrare comunque nel " merito ,, del lavoro da essa compiuto e del pronunciato verdetto. Ma non osta - anzi porge occasione -- a qualche forse non inutile rilievo di semplice contorno, a·rettilìca di impressioni qua e là pubblicate sul valore dell'esperimento_ e -sul possibile avvenire dell'istituto. ··Fu ripetuto a sazietà che la prova fatta dal Giurì nella indicata vertenza anti_cipava la parziale applica– zion'e del progetto, pendente avanti la Camera, .del già ministro on. Orlando, per la riforma del Codice penale' in materia di diffamàzione (1), e doveva incoraggiare il· Parlamento a volgerlo in legge. È esatto, se 1:1ibada al nome ed al principio a8tratto; perchè anche nel pro-· getto Orlando una Corte d'o;nore, infatti, è configurata. Ma è proprio il contrario del vero, se si cerchi, fra i due istituti - quello prospettato nel disegno di legge e quello c9e funzionò a Venezia ed a Roma - qualche identità sostanziale e co·ncreta. L'esperimento del Giuri nella 'vertenza Volpi-Musatti è piuttosto la confuta– zione, non iÌ collaudo, dei criteri informativi del di– segno di legge. Anzitutto, se il progetto Orlando fosse già legge, il . Giuri della vertem:a Volpi-Musatti .... non si sarebbe potuto costituire. È intuitivo che non alle comuni e più volgari ver:.. tenze di diffamazione e d'ingiuria si addice H delicato congegno di una Corte d'onore. Per esse - che sono il maggior numero - sara sempre preferibile la proce– dura ordinaria dei Tribunali, che non esige accorrlo fra le parti in conflitto, esclusione del 'pubblico controllo, preventiva rinuncia ad ogni impugnativa della sentenza: sarà anzi la sola possibile nel più dei casi: nè, d'al– tronde, si trovebbero giudici non professionali, e degni tuttavia di tanto· singolàre fidµcia, in numero bastevole sul mercato, e così cronicamente disoccupati, da pre– starsi sovente al fastidiosissimo còmpito di districare e dirimere le pettegolaggiai del vicinato, la volgarità delle quali, per giunta, deprimerebbe e logorerebbe ben presto ogni dignità ed éflìcacia dell'istituto. Ond'è che, ben prima e ben più che la Corte d'onore, converrebbe volgere in legge,· del progetto Orlando, la parte, ben altrimenti importlmte ed urgente, che mirava a rendere più umana, men.o incivile, meno propizia all'immunità dei furfanti ricattatori, la legge che persegue la diffa– mazione avanti i Tribunali. Ma la Camera - chissà,poi perchè ! - sembra, da quest'orecchio, poco ci senta. Ma non è meno intuitivo chenon'v'hanilo, nelle vertenze d'onore, caratteri estrinseci, còstanti, formulabili in un paragrafo di legge, per daterminare, apriori e in astratto, a quali fra esse la Corte d'onore si addica, a quali dis– convenga. E questo è il primo errore, in tale argomento, del progetto pendente avanti la Camera; che già, nel testo del ministro proponente, escludeva dalle Corti d'onore le vertenze per le quali già si fosse sporta querela; e ne esclude, per·gli emendamenti della èom– missione, tutte le vertenze riferentisi ad uomini pubblici (deputati, senatori, funzionari, direttori di banche, so- (1) Progetto presentalo li 1 ° aprile (ahimè!) 1909. La Commissione di 9 membri eletta dagli Ufflol, dalla quale mano mano eso.larono, assunti al Governo, tre Commtssart - Guarraclno, Callssano, Pavia. - presentò tuttavia la Relazione, estensore Stoppalo, 1'8febbrl\lO 1911, Da quel giorno dorme Il sonno del glust.l. ·

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