Critica Sociale - XXII - n. 21-22 - 1-16 novembre 1912
326 CRITICA SOCIALE le leggi, i con~egni ammin\strativi, il funzio~am~nto della società civile. Tutta, rn blocco, rQba diabolica, inimica, vilanda. . Fase primitiva, facile, e -- salvo la reazione pe– riodica - quasi piacevole. Tutti erano d'accordo quando non si trattava che di combattere, nel campo ciel lavoro, incrociando le braccia; nel campo della vita pubblica, dando addosso all'odiata borghesia e'·àll'mfame s.istema capitalistico. . ,.:1Età ero·ica, età d'oro, età dell'amore' fraterno e della conçordia perfetta, che oggi più che mai si sente rievocare e rimpiangere, con acuto senso cli nostalo-ia fra i certamente dolorosi episodi delle loÙe i~le~tine. Io comprendo e rispetto questi rim– pianti nostalgici, ma - oltrechè mi danno noia co– me tutte le cose inutili - essi mi somigliano troppo • a certe balorde invocai.ioni che gli uomini adulti, quando si ·trovano negli impicci, sogliono fare ai « bei tempj » della fanciullezza lontana. La vita è quello che è, con le sue ferree leggi, con le sue insopprimibili fasi, e augurarsi il ritorno ai giorni infantili è negarla, confessarsi incapaci di viverla, mentre sola vera sapienza è serbare in cuore il meglio e il vitale di tutte le fasi trascorse, colti– vare la poesia feconda dei ricordi per alimentare in noi stessi un qualchecosa d~ per:enne giovinezza, non antitesi ma elemento della maturità inevitabile. Poi la realtà, volenti o nolenti, ci afferrò nei suoi ingranaggi. Nel campo economico, le forme semplici della lles1slenza e degli scioperi si svilupparono in azione positiva. Si vide che il mondo borghese non basta negarlo e demolirlo: bisogna sostituirlo. Ecco le Cooperative di lavoro, di consumo, ceco le affit– tanze collettive, col loro natu·rale portato ai contatti, di transazioni, di affari, di vile denaro, di prosa, talvolta di patteggiamenti. Nel campo politico, gli atti puramente negativi della critica e della opposizione dettero luogo alla Case più progredita della conqmsta e del Governo. Dopo avere sfolgorate le Amministrazioni reaziona– rie, bisognò amministrare. Dopo aver detto male dei Sindaci cJ.erico-moderati, bisognò fare il Sindacb. Dopo avere dimostrato, da,i banchi, tonanti come ballerie d'assedio, della minoranza, che i metodi · della maggiorai;iza erano rovinosi e criminali, con– venne dar la prova della propria capacità a sosti- tuirla: prova tecnica, prova morale. . Il bottegaio era un parassita; ma occorreva far funzionare ottimamente la Cooperativa di consumo. L'appaltai.ore era un vampiro; ma era d'uopo con– durre appuntino la Cooperativa di lavoro. . Il grosso affìttuale era un intermediario inutile, e dannoso; ma bisognava guidare a ,esito felice l' Af- fittanza collettiva. · _ Il Sindaco borghese era un inetto o un camorrista;' ma si doveva governare con mano sicura i,l Comune del popolo, dei socialisti. Qui - altro· che quale appare nei libri dei filosofi e nelle disquisizioni dei Congressi! - qui fu il gran– de problema, la vera crisi del .Socialismo e del pro– letariato italiano in questi ultimi anni. Problema di capacità, crisi di crc!;lcenza, squili– brio tra le nuove funzioni, a cui eravamo chiamati, e la preparazione, la competenza, la solidità mo– rale, la coscienza socialista, l'anima di'« uomini nuovi», di uomini del domani, posti a fronte alle cose, buttati nel flutto della vita. Pochi sapevano nuotare, 0 impararono subito, e stettero a galla. Qua_lche altro annegò. La maggior parte « beveltero »; mgozzorono dell'acqua, che in parte era e in parte sembrò loro fangosa e, dibat– tendcfsi, giunsero ad acchiappare la riva alla me– glio. Vi si sed\"ttero ad ;:1sciug;1rsi, e giurano che non torneranno nell'acqua mai più. Sono (nella mag– gior parte, e tralasciando tutto ciò che a far r_iviver.e l'intransigenza fecero - oltre la guerra --_ 1 « De– stri » coi loro eccessi) sono coloro, numerosi e~ oscuri, ·che al Congresso di Heggio si fecero ségu~c1 de,i capi teorici. e antichi della tendenza ~ivciluz10- na·ria. Noi siamo in un momento in cui ti.I Socialismo italiano, dopo essersi accostato e mescolato alla vita, ai suoi meccanismi, tende a ritrarsene perchè, immaturo ancora a dominarla, s'è acco,rto che ri– schiava di lasci,are un braccio, tina gamba, la lesta negli ingranaggi. Preferiremmo ch,e fosse stato meno immaturo: bella scoperta! Ma, tra ,i due guai: tra il pericolo che, seguendo i « Destri», seguitasse a scherzare con congegni tra cui non è ancora idoneo a muo– versi senza suo danno, e il guaio del trarsi indietro iin un po' di Tehaide rivoluzionaria, a fare gli eser– cizi spirituali; preferiamo la Tebaide. Con questo però (tole io vedo la precisa posizione di noi « Si- . .nistri »): che noi non intendiamo affatto di lasciar– v,elo a lungo. Noi dobbiamo guidarlo, con le debite cautele e temperanze e coi mòniti del passato e le recenti esperienze, ad accostarsi ancora alla vita : mostrandogliela sempre più aperta, educandolo a discernere il lecito dall'illecito, a comprendere, con securà consapevolezza, in che consisto il Socialismo, la pratica quotidiana del Socialismo, al duro ci– mento della realtà. Ma quel che più importa è che cessi questo dua– lismo antinomico tra azione ed idea: questo alterna vicenda, che pure sentiamo ammessa e quasi ben– vista da tanti, anche e tanto più in questo momento. Perchè è ;veramente ridièoìo, e mostra tutta la pro– fondità delle radici della consuetudine cattolica, que~ sto sentir dire: - Torniamo alle fonti! Andiamo a far un bagno di idealità nelle sorgenti pure dei principi! C'era bisogno di questo lavacro, ecc., ecc. Quando finiremo noi di esser preti, che pregano un'ora al giorno nel tempio, e poi vivono come uo– mini comuni e peggio che comuni, praticando una morale tutta diversa dalla dottrina? Quando inten– deremo che, come all'uomo veramente· onesto la mo– rale è abito d'ogni ora, è realtà di atti, non ;menzo– gna di preci e di giaculatorie, oosl l'ideale non è nulla, o è fòla o bugia, se esso non s'inc;1:rni nel– l'opera, se non la accompagni, se no,n là francheggi, se non la vivifichi, se non la guidi? Quando capiremo che l'idealità non può ·essere intesa come uno stabilimento balneario·, dove si va a detergere ogni tanto il sudore e la polvere e il , fango del campo, ma deve essa stessa vivere .e com– battere sul campo con noi, non iscomp.agnata ma fusa con l'azione? Dopo il primo pe,riodo delle affeormaz.ioni recise e necessariamente teoriche. - poichè mancava la ma– teria su cui esP-rcit.:irela pratica - il Socialismo ita– liano entrò nell'arena, visse, lavorò, si affezionò alle cose, al concreto, all'immediato; esagerò for&e, at– taccandosi agli interessi vicini, locali, ristretti, e di– menticando quegLi altri interessi più vasti e più re– moti - sempre più vasti, sempre più remoti - che sono, al postutto, gli ideali. Ingolfatosi in questo sentiero• di utilità, di contatti, di contratti, talora magari un poco compromettenti, un bel giorno si trovò, sull'orme dei «Destri», in . un posto dove non sapeva di arrivare, dove non si . era inteso di arrivare, almeno 'cosl presto: niente– meno che alle soglie del Governo e della Heggia. Sentì i pericoli di tale ardimento, provò la .nostal– gia dell'!jrio. .dei campi,. e allora .. : « dietro fronte a sinis-tra! », e si t0rn:,l aUti sorgenti; Altro. pezw. di
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