Critica Sociale - Anno XXII - n.18 - 16 settembre 1912

274 CRITICA SOCIALE fuoco di parole, di generosi aneliti sentimentali, e di piccoli onesti interessi cli gruppo, soddisfatti ma sempre in armi per le eventuali difese. Il moto ope– raio, che è come il terreno di coltura pel socialismo, anch'esso sembra intorpidito, come fosse cli « arri– vati», cui basti mantenere alla meglio le posizioni. La Confederazione del Lavoro si guarda le spalle <l;iipochi e disorientati sindacalisti, e la Federazione dei Lavoratori della terra - che fu come la rivela– zione o il presagio d'un'Italia nuova - rimane un fenomeno per quattro quinti bolognese. E il senso di un Partito nazionale, di un movi– mento nazionale - non pretenderemmo cli più, in– ternazionalisti <liscreti come siamo - non vibra, o pare che vibri sempre meno, nell'una schiera e nel– l'altra; e perfino a Montecitorio si rimane, per lo più, emiliani, piemontesi, liguri, toscani, spesso ancor meno: cittadini di una città, deputati di un Collegio. E allora il suffragio universale, se non minaccia un Collegio o non ne dischiude le porte, come· e chi potrel:ibe interessare? Domani dovrà far le sue pro– ve. Non parliamo di programmi, di forti agitazioni di idee. Forse è presto, forse non è l'ora. La guerrq ci ha congelati un po' tutti. Si attende che l'oriz– ·zonte si snebbii. Ma vi è pure, già ora, un lavoro lutto tecnico, meccanico quasi, ma importantissimo: gli elettori da fare; gli elettori da difendere e da salvare. ' Il Governo fa la sua politica. Quella stessa che gli suggerì il suffragio universale decurtato, coi ma– turi in testa e cogli educati in caserma, trattenendo i giovani fuori il più possibile dalle nuove file, quel– la stessa politica la_ porta nel disciplinare la com– pilazione dei nuovi quadri elettorali. Monsù Travet aiutando, maestro in trappole sapienti, una frase clell'on. Giolitti, pronunciata di fuggita e non rile– vata nella discussione alla Camera, detta legge alla legge contro la legge, e il modulo ammaestrato fa il rimanente. Così l'elettore che sa di lettere, che legge i giornali e che conquistò la sua scheda, cede il posto all'i1rnocuo analfabeta stagionato o, nel mi– e:Iior caso, è adegualo a quest'ultimo e sfrattato dai ::,eggi elettorali e dalle Commissioni. Protestano, blandi, qualche Salandra o Barzilai. Una mozione è presentala, che sarà discussa a cose finite. Il Governo nicchia. In quante città si tennero (;omizii di protesta? In quanti Consigli comunali, al– l'att.o di eleggere le nuove Commissioni elettorali, i socialisti almeno si fecero sentire? Dove le nostre Sezioni organizzarono Uffici,. che agevolassero le in– scrizioni, controllassero, istruissero; cl10 sventas– sero o denunciassero le manovre dei camorristi? In Germania, in Francia, in Belgio, in Inghilterra - in qualunque paese insomma che non sia l'Italia - si sarebbero a quest'ora indette cinquecento gran- r~i riunioni, diffusi a milioni di esemplari opuscoli, istmzioni, fogli volanti. Non sarebbe un'aspra cam– pagna. Si tratta di proteggere il diritto acquisito, il pacifico stalu quo, che, se è anche nostro (gli elettori che si mandano al màcero sono sopratutto i nostri, gli inscritti dai nostri Circoli nei momenti rari cli fervore, il lavoro di questi ultimi dieci anni), è un po' di tutti i partiti. Ma, a Milano, ad esempio, con 600 mila abitanti, con 200 mila operai, gli esperi– menti in Pretura, ridotti a una semplice prova cli lettura e scrittura alla buona, ebbero 6 candidali. E, all'aprirsi cli ottobre, si chiudono gli sportelli alle domande cli inscrizione. Chi guarda al calen– dario? * ** Oggi stesso, alla- data che è in fronte a questa Critica, l'Avanti! reca, sperduta fra le rubriche, nuda. d'ogni commento, questa piccola rivela1,ione, che ha per titolo « Un consiglio pralico » e per firma << Un abbonalo ». Alla Posta giacciono il 90 per cento degli avvisi raccomandat.i, diramati ai minac– ciati di livragazione elettorale, giusta l'ultima circo– lare Giolitti. Sono centinaia e centinaia; recano dei nomi senza ricapito; e non saranno consegnati. Chi ricorda? Avevamo inondato una pagina in– t.era cieli' Avanti!, con questa scritt;i in epigrafe : << Avvisat.eli almeno, prima di accopparli!>>. Venne poi Ivanoe Bonomi con una interrogazione. E il Go– verno annuì con insperata lestezza e condiscendenza. Ma ecco con quale procedura. Gli avvisi, fuol·i elci Comune, si spediscono raccomandati·. Al nome, na– turalmente. E che fa la Posta d'arrivo? Compulsa la Guida Monaci,. la Guida Savallo - ogni centro ha una Guida. Nella Guida sono tutti .i ppofessionisti, i pubblici impiegati, i proprietari, i padroni di bot– teghe, i capi di aziende. Tutti gli operai, tutta la gente minuta, tutti quelli insomma per cui il suffra– gio universale dovrebbe esser fatto, queHi non ci sono. Nessuno è incaricato di cercarli all'anagrafe. O son gente, quelli? , Così il nostro ot.timo consiglio diventa, ben mani– polalo per l'attuazione, una magnifica misura di classe: l'avviso recapitato agli abbienti, e spedito agli altri ... per la burletta. E si comincia a capire come fu che il più largo suffragio è potuto passare. Ma non siamo che al principio del chiasso. Le più· gustose - è naturale - sono riserba'te e s'i vedranno più in là. Che fa, di grazia, il Partito socialista italiano? Qua e ,là qualche Comune si è ribellato allo scempio della legge e ciel senso comune. Genova ha dato l'esempio: e il Lavoro, socialista, non ha più stril– lato. A Milano, il Municipio clerico-moderato finì anch'esso, clàlli e dàlli, per accogliere i nostri re– clami. Bcn la Critica Sociale potrebbe smetterla an– ch'essa di seccar la gente. Il socialismo italiano è fatto così. Senza calcolo malvagio, del resto. LA CmncA Soc1ALE. IL CASTIGO DEI DESTRI Fra i danni delfa r-eazione - quelle. governativa, qu,ella delle autorità costituite, quella che fa le vit– time alla cieca, che- manda in galera, che caccia dal poslo, che toglie la libertà, l'impiego, il pane - io ho ,sempre stimato il ·maggiore, per noi, quello della apoteosi, ciecà ed ingiusta del pari, ch'essa appresta ai colpiti. L'offesa al diritto, all'indi.pendenza. del pensiero, al principio astratto di libertà, è g:raviss.ima; l'infamia dei patimenti, iniquamente inflitti e.i per– seguitati e alle loro famiglie, è repugnante; ma, pra– ticamente, il danno al nostro Partito, alla vita pub– blica, veniva, per indiretto, come -conseguenza ulte– riore, ed era in ciò: che la reazione bruta creava dei martiri, poneva in alto dei mediocri, mandava ai pri– mi onori degli inetti, -se non anche talvolta degli in– degni; faceva insomma una selezione anormale, per– ni-ciosa per noi, utile però ai -nostri ,nemici: poichè · la reazione è cieca per modo di dire; per chi lo.· fa, essa ha quasi sempre una istintiva chiaroveggenza. Il decreto d'espulsione, votato dalla maggioranza del Congresso di Reggio Emilia contro i condottieri dei De;;tri, ha avuto appunto questo effetto sopra– tutto dannoso: che, come sempre fa la reazione, ha originafo una selezione artificiale, insi-ncera, nelle file del PQrtito. I Destri, mercè la draconiana sen– tenza che ,li ha colpiti, han visto stringersi intorno

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