Critica Sociale - Anno XXII - n. 9 - 1 maggio 1912

130 CRITICA SOCIALE parola del c1·edo, senza più intenderla forse, certa– mente senza sentirla? E guanti, nei partiti bor– ghesi - nei partiti che, a dati momenti e per date battaglie, stimammo prossimi al nostro e ci furono sinceri alleati - erano uomini ai quali, senza infingi– mento interiore, sembrò - salvo per le quasi profe– tiche previsioni di un lontano futuro - di essere con noi, e lo furono e duravano ad esserlo, fin che nulla turbasse il. tran-tran delle vicende ordinarie, quanto e più di quegli altri, che stavano ancora ufficialmente nei ruoli ? Allora, nella vita del Partito, nel movimento proletario, ci si contenta un po' tutti dell'immediato, del relativo, dell'ap– prossimativo, di ciò che pare ed appare. All'eser– cito regolare, allora, si mescolano i volontari, i romantici, i simpatizzanti, gli ospiti, i tiwisti, e fan massa, e s'ingrossa e s'ingrassa il caravanser– raglio del Partito. Si sa, si sente, che non è tutto or.o ciò che sfavilla, non tutto è socialismo ciò che va :in.unito di tessera; uno scetticismo indulgente domina gl~ uomini e le cose, sfuma i contorni e i èaratteri, colorisce - b scolorisce - le lotte. È - si- dice -'-- la vita; la vita che è fatta così, che non pu6 nè dev'essere perennemente rigida, o con– vulsa, o coi pugni tesi e serrati. E ciò è esatto - provvisoriamente - e non soltanto in Italia, ma ovunque, tanto più quanto meno è intensa la vita e la lo.tta, e frett olosa la storia - è esatto fino a un dato istan.te : fino a quando §opraggiunge il fatto ris olutivo; fino a quando la storia, in quel gremio di popolo misto, in quell'adunata avventizia, scaglia, all'impensata, una delle sue più formidabili sassate, una pietra che è ii;isieme dello scandalo e di paragone - una insurrezione di popolo; una rivoluzione; una guerra. Una guerra, appunto! Come quella che ha ban– dito l'Italia. una guerra di odiosa conquista, di sfida _spavalda, di temerità impertinente. Una guerra che nulla provocò, che nulla giustifica, che sposta, d'un colpo, l'asse di tutta la politica, di tutta l'economia, di tutta la finanza; che signi– fica abbandono necessario, ripudio irrevocabile, per un tempo indefinito, per una fase della storia, di tutto ciò che poteva, che doveva essere intenso lavorio di redenzione del paese, sviluppo di col– tura e di vita civile, _disasprimento, se non altro, del conflitto immanente fra le classi; che significa . u~ rinnegamento dalla patria., un ritorno a tutte le violenze della barbarie; che, nata dall'inganno, maturata e protratta nell'inganno, scava e appro..– fondisce, sotto le lustre di un effimero consenso, gli abissi· della delusione e della discordia citt.a.– dina. E perciò, prima ancora che la fredda disa– mina obiettiva ne dimostri e ne documenti la fu– nesta insania, aduna, esaspera, solleva, dentro gli animi nostri, tutti i sentimenti più irrefrenabili di ribellione e di protesta. I sentimenti; è la parola. Non temiamo di prof- ferirla. · Abbiamo un bell'essere, e voler essere, ragiona– tori, critici, positivi e positivisti; e temere e spre– giare la taccia di "sentimentali "; e avere sorriso della ,, Sozial(rage, Moral/rage,, dei rugiadosi so– ciologi delle vecchie scuole e, inforcati gli occhiali del più rigidamente cinico materialismo economico, in' esso avere confinato e da esso avere caratte– rizzato e distinto uomini, classi, parti ti, civiltà, religioni, filosofie. Ma l'azione, ossia l'uomo; ma l'azione, ossia la storia; ma l'azione ossia il fatto, tutti i fatti del– l'uomo, e dei partiti, e delle società, cominciano dal sentimento e col sentimento e finiscono in esso. Che non è soltanto un punto di partenza, l'inconsapevole istinto del bambino e del primitivo, e un atavico oscuro legato delle antiche esperienze della stirpe, che la scienza e la ragione illumina e corregge, ma che è anche e di poi, in ogni fase della vita, un acquisto, un resultato, un punto di arrivo; nel quale si proietta e si assomma tutta la ragione, tutta la riflession~, tutta la vita vissuta, tutta l'idealità fortemente sentita; che è il carat– tere dell'uomo, la sua espressione più sintetica e alta e la guida sua più secura; \a sola che nè tradisce, nè si può tradire. Tradisce e si tradisce il ragionamento; della logica il sofisma è il figlio prediletto ; il sentimento resiste e ha ragione della ragione. Le apostasie, le fellonie, le supposte riiserzioni, non sono mai tali, quali appaiono agli occhi. Sono atti di sincerità; sono confessioni; sono maschere che cadono o che si gittano via, che spesso si ignorava di portare, che si erano appiccicate alla nostra guancia nell'illusione bonaria che fossero parte viva e vera di noi: ci saremmo schiettamente ott:esi se altri ne avesse dµbitato. Non ne dt1bi- , tammo noi stessi. ·M!Lquando l'urto.è venuto,J.'ui;to inatteso e formidabile, sono cadute. ·Guardiamoci nello specchio: siamo pur noi; più noi che nol fossimo prima. Vi è qualcosa sotto le dottrine, le parole, le bandiere, sotto le stesse coscienze; più giù, più in fondo. Chi ha letto - per intenderli - gli articoli onde Tullio Colucci fregia queste pagine? Sono ricami di frasi, rabeschi d'imagini, filigrane d'idee; tal volta sembrano un gioco, nel quale una coltura agile, fresca, giovanile, molteplice si piace di una danza assidua, e non soffre che altri l'afferri pel velo e tenti arrestarla. Ma dai rabeschi e dallè carole si sprigiona una linea, emerge dalle idee fuggitive un pensiero saldo e costante, che porta oggi ancora per involucro un vecchio vocabolo consunto, cui nessuna scienza e nessun dizionario moderno ha saputo sostituire: que.;;t'o vocabolo è l'anima. Al disotto dei principii e delle dottrine, delle coscienze e delle incoscienze, delle volontà e degli inganni, al disotto c'è l'anima. Oppure non c'è. Ma allora c'è il nulla. Non s_on fatte d'altra sostanza l'azione, la vita, la storia. La guerra - il fatto della guerra, di questa guerra - ha messo a nudo l'anima del partito socialista; nè di esRo soltanto. Essa doveva saggiarci, misurarci tutti, collocarci ognuno al suo posto, come fa la calamita che, nel mucchio \li arena, scevera ed attira la polvere di ferro e ricusa la silice. La guerra-:- questa guerra ....,.. così .ha sepa– rato, distinto, posto di fronte i partiti, gli uomini, i convincimenti, nella loro pretta realtà, come un r(:!agente chimico che, cadendo in un miscuglio, scompone, ricompone, precipita, inesorabilmeqte, quasi avesse a memoria il formulario cabalistico del laboratorio. La persecuzione di altri tempi contro i socialisti - ottimo reagente ancor essa - ebbe virtù assai minore. L'orgoglio, la fierezza, un'antiveggenza accorta della sua bancarotta vicina, bastavano a deluderla, a vincerla, se anche man– cava o vacillava la fede. Ma nessuna abilità, nessuna f urberia. fu p iù forte del fatto della guerra. Essa smaschera.va il nazionalismo ed il patriottismo, riv elandoli nem ici della nazione, rinnegatori ciel concetto stesso di · patria, che non è se non indipendenza, che non può, senza sarcasmo, significare conquista ed op– pressione di altre genti ; smascherava. il pacifismo, colto in tresca sfacciata colla forma più repugnante di militarismo in azione; smascherava la pietà, la religione, la Chiesa, benedicenti nel nome del CFisto alla rapina e all'assassinio; smascherava la demo– crazia, esalt11.nte o tollerante la negazione di se stessa, la. violenza e la Sl)praffazione. A. coloro che

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