Critica Sociale - Anno XXII - n. 7 - 1 aprile 1912

98 CRITICA SOCIALE cato gli scongiuri più superstiziosi contro il suo preteso malaugurio. },ra la follia temeraria degli oltranzisti, che vorrebbe ad ogni costo lanciare le nostre armi ai più disperati sbaragli, e la pru– denza, che si rassegna alla così detta " tisi mili– tare "' alla sosta indefinita su quei pochi punti della costa faticosamente e non senza rischio ,te– nuti, e senza verun tangibile o prevedibile pro– fitto; il dilemma, che affatica il Governo, non la– scia intravedere possibilità o speranza di soluzioni ragionevoli ptossime. Ma , quand'anche - come noi auguriamo con tut.to il fervore - prevalga_no i. consigli di una relat iva saggezza - quella maggior saggezza, che è possibile tuttavia nelle distrette in cui siamo-; non perciò sarà a lungo sopportabile, senza aspri ' lamenti, il sacrificio economico e finanziario della · nazione e dello Stato . .J,a situazione internazionale, così poco benigna, che ci siamo')!loi stessi creata - dato pure, come giova sperare, non prorompa in conflagrazioni eu- .ropee, delle quali sarebbe impossibilo misurare -in prevenzione le i·ipercussioni disastrose .::..,; lla:gonta dei traffici, che· già ne consegne; la crisi in4u– striale e dei valori, che più e più si acuisce ine– luttabilmente; non preparano un ambiente favore– vole alla prova delle· urne, quando fosse svampato · questo primo fervore di òiffnsi consensi, che ha · accompagnato gli · iniz'ì della Hpedizi'One. Potrà oggi, e per qu9:lcbc tempo, il provviòo licenzia– mento di una classe di richiamati compensarsi con .accorti dislocamenti del contingente militare nor– male, colla semplice anticipazione di qualche altra chiamata sotto le armi; ma la conf.essata neces– sità della costituzione· di nuovi corpi d'armata e ·di nuovi poderosi apprestamenti guerreschi sul · mare. non si vede come potrebbe sottoporsi a troppo lunghi rinvii, senza esporre a pericoli sempre maggiori le fortune della patria. E se è vero, sempre, di ogni guerra - oggi, più assai che iu passato ·_ l'aforisma famoso che tre cose alla guerra sono indispensabili: denaro, denaro e denaro; se ciò è vero sopratutto per le guerre coloniali •in genere, 'per questa nostra guerra in· ispecie; ancor meno si vede come possa, al di là di un breve periodo, tale esigenza fronteggiarsi cogli ·spedienti di _bilancio cui si è ricorso fin qui. Ed ·ecco. allora all'orizzonte la necessità di provvedi– menti finanziari, alla cui deliberazione nou è certo nè· capace nè disposta _una Camera, che attende, di _giorno in giorno,· il vindice verdetto delle urne. E dunque - a senso nostro - una vera "fa– tal!tà· storica", ben altrimenti imperios a di qu~ Jla_ evocata a propria scusa da Giolitti al baò.ch~ etto di Torino, che preme oggi·· il Governo ad affretr tare, quanto sia materialmente possibile, l'appello al paese. Ogni mese che passa, le sue azioni poli– tiche non possono ·che subire semp're mao-giori trac<)lli nella Borsa del suffragio popolare. "' ·. · Lo stesso articolo di legge. - stralciato dal pro– getto maggiore, e testè presentato al Parlamento per la proroga delle elez1oni amministrative pm.·'. ziali, che dovevano cadere quest'anno - mentre .fn lumeggiato come una conseguenza del fatto dei Comizt politici, a· suffragio allargato, previsti per l'annata ventura - sembra a noi ·non potersi al– trimenti spiegare che· col preordinato proposito ·di anticiparli. Chiaro è infatti che - quando veramente soltanto l'estate o l'autunno del 1913 dovesse rin– novare la Camera - se si vuole ché le elezioni amministrative non cadano nell'anno medesimo ma si facciano, con liste rifatte, nel successivo ~ tale scopo era appunto ottenuto lasciando la rin– novazione parziale e biennale avvenire quest'anno. J• Consigli, parzialmente rinnovati, avrebbe1·0 esan~ i·ito così il loro normale biennio di vita .tran– quilla. La incongruenza nasce invece soltanto nell'ipo– tesi opposta. Solo l'anticipazione, che noi .presu– miamo, dei Comizt ,politici renderebbe veramente superflui il trambusto e la spesa di un rinnova– mento parziale, che, pochi mesi di poi, conver– rebbe rigettare nel nulla. Per tutto ciò, e per quanto da ogni P,arte si insista in divers~ ipotesi, noi propendiamo a ~~p– porre che, dopo il prossimo maggio, la Camera . si separerà per non più riconvocarsi; per essere prima prorogata, quinòi senz'altro disciolta. A distanza di poche settimane da oggi, sarà aperta la successione. E, quand'anche la nostra induzione dovesse ve– nire smentita, non potrebbe, in ·ogni caso, trattarsi che di un differimento a1:1saibreve.· .Ha coscienza adeguata, di questo, il l!.a:rtito'3so– .ci'alista, e in qual modo si. dispone a fronteggiare l'immancabile evento? Non .si tratta, stavolta,· b,ll,diamo,di una elezione generale politica, come la più parte di' quelle che hanno preceduto. Forse neppure le elezioni, seguìte alla riforma elettorale del Ministero Zanardelli, ebbero altrettanta• importanza e altrettanto dt1ci- · siva, per la politica proletaria. · Decisiva sotto triplice aspetto: e per la effettiva ·vastità della riforma in se· stessa; e per le ecce– zionali contingenze in cui vérsa oggi il paese, -in dipendenza dell'impresa di Libia; e, infine, più che tutto, pel troppo debole impulso, che questo allar– gamento del suffragio, a •dispetto ·delle dichiàra• zioni dei nostri Congressl, ha ricevuto da noi; per la scarsa propaganda chè ne ha accompagnato; da parte nostra, la genesi_. '.IL passaggio improvviso dai S agli 8 milioni circa di elettori, fra. i quali così •forte contingente di uomini nuovi, di analfabeti, di assenti da ogni politica, anche dalla nostra, certamente, per ra– gioni· di principio· non solo, ma pei profitti che promette in avvenire alla causa· proletaria, per le nuove vergini forze che richiamerà nell'agone po– litico, merita ogni nostra difesa, ogni nostro en– tusiasmo; ma esso è, come per gli altri partiti, così anche pel nostro, un saltà nel buio, quanto ai risultati immediati. D'altro canto, il fatto, pur troppo oggimai irre– vocabile, della, nuova oxientazione della .politica it11,1iana,òetEl'.rminato dalla conquista militare,· ha sovv~rtito in gran parte e il terueno tradizionl!,le, e le circostanze, su cui e fra cui deve muovetsi, e destreggiarsi, il partito socialista; anzi - più largamente - il movimento proletario italiano. Finalmente, lo scarso interesse con cui la riforma fu secondata e sentita - non diciamo conquistata e voluta - daHe masse, costituisce nno stato di vera impreparazione, i cui danni non saranno sventati, o almeno diminuiti, senza una intensifi– cazione ~ un acceleramento, da parte nostra, di propaganda e di lavoro. Oggi - ,fopo un primo periodo di spiegabili esi– tanze, di apparente torpore - la coscienza prole– taria s'è ridesta, e ha ·preso nettamente posizione di battaglia contro le forze, gli interessi, le illu– sioni e gli ingan:ni che condussero alla 'campagnà africana. Essa ha inteso come q,uesta guerra :sia sopratutto una guerra contro lò sviluppo civile del nostro paese, contro la democrazia e il prole– tariato. Non soltanto le responsabilità sono netta- . mente divise; ma, se l'evento compiuto non si può cancellare, ·un argine, sempre più alto e più fermci

RkJQdWJsaXNoZXIy