Critica Sociale - Anno XXII - n. 3 - 1 febbraio 1912

' 46 CRITICA SOeIALE mezzadri dovevano limitarsi a- quelle sole opera– zioni, per le qùali, essenflo b'asftevole la potenzia-.. lità della rispettiva famiglia, non ao~evano n_è :far uscire altri coloni, nè uscite essi stessi, dai ri– spettivi fondi. Data la forza delle loro organizzazioni, i brac– cianti riuscirono a fai' trionfar~ la loro tesi: in alcun~ località - come nel Oesénatè ed, anni or sono, nel Ravennate - in pieno accordo coi mez– zadri, ai quali, in COIÙperiso, offrirouo il loro . aiuto per un miglioramento aèl patto colonico; in àl tre- località - cbme nell' Ìinol~_se. - co:dtrn i mezzadri stessi. Si può ritenere ch'.e, nè1la mi:tssi~ ma parte della Roin~g?_~,,.i braccian~i abb~ano, ~~à otteuilta tutta l'abohz10ne d,ello scambio cte11e ·d:t/eré compatibili colla forza del loro· nùmero. La clet,t~,ah?li_z~on:e -, in altri termini - è ?omplelta pér_ ~gn1 spec.~e. cl~. lavoro liflll_a_bassa pian~1ra ~ nell'àlto pìario Ràvennate,, Oesepate e Forlivese, appunto perchè là il nUJnei·o de' braccianti di– socèt{pati era ed è tale da o'liq:r~ una forza di la– voro più che sufficiente a sostituire le prestazioni coloniche fuori fondo; invece, nell'alto ,Ceseµa– te, riel Faentino, nell' Imolese, è coµi.pletà per certi lavori, ma parziale per oerti altri, e spe~ ciab.aJ.ente per la .trebbiatura, in quanto il nume– ro dei bracciànti disponibili non bastava, e non basta, a fornire da solo tutto ,il làvoro ·necessario. l 1 'inora gli orgap.izza!tori dei braccianti hanno consiaerata l'abolizion,e, o almeno, la riduzi'One dello scambio delle opere da parte dei mezza– qri, come un progresso indiscutibile in ogni caso. Noi invece crediamo che il problema debba essere discusso con maggiore pondèra2,iòne e sotto tutti i suoi aspetti. · Dal punto di vista dell'interesse tecnico de-~l'a– gricoltura, è innegabile che il mezzadro, che esèe troppo di faequente dal proprio podere per resti– tuite ad altri mezzadri le opere che questi, ab– bandonando alla loro volta il proprio, gli_ présta– I'<mo, viene, durante- tali cambii, a trascufare, per necessità di cose, i lavori sulla terra a,.;.1a quale do– vrebbe restare principalmeute iddetto .. l'erciò --– a pa1•itàdi tu"tte le 1·imanenti condizioni, e sempre· nella ipotesi che le tariffe tlei brac'cianH noti. sia– no proibitive - la produzione· agricola ha tutto da guadagnare, se il m-ezzadro rimane a curare il proprio podere, e se, a tale scopo,, i lavori, per i quali dovrebbe invece lasciarlo, vengono ese- guiti dai mez2,adri. . Dal punto di visita dell'interesse · immediato, d~i braocianti, è pa~·iJl!,enticerto che tutto il niag– g,-..or lavoro, che essi si procurano cdlla abolizione o 9olla riduzione dello scambio delle opere, rap– presenta un lenimento alla loro disoccupazine. Ma, se_si consid~rino le c~use più generali cui po~sono rian!-lodarsi lo scamb10 delle opere da parte ~éi mezzadri, e_,una volta questo abolito o ridotto, 11eone.orso del lavar? .a-yv-entizio; allora i giudizii: che ab~iamo e~pressi più sopra, devono subire, in determmate circostanze, notevoli- modificazioni. La. mezzadria, implicando che la totalità, o quas_1,del lavor? agr1colo sia compiuta da coloro stessi che ~ono mte_re.s_satial prodotto, e cioè dai componenti ,la fa~r~1ia coJonica; presuppone co– Jl!,e ~orma 1 equi1ibno fra la quantità del lavoro rich~es~o dal ~odere e la potenza di lavoro della famiglia c~lom~a._D.ove q',lesto equilibrio, di nor– ma, non esiste, 1v1vien meno una delle condizioni essenziali perchè _la mezzadria dia i suoi risulltati. . Ora, 1~ necess1t~ dell~ sc_ambio delle òpere da p~rte_ dei m~zzadr~ e q111nd1,allorchè tale scam– b10 sia abolito o ridotto, la necessità di ricorrere al lavoro avventizio 1 può essere più o meno fre– quente a seconda: dei casi. , Durante l'anno' esistono alcuni moinehti, in cui l'attività ag-rai-i:i ·raggiu11gè un màssimo, ed in cui, per certe organizzazioni, 'ia potenza di la– voro della famiglia qolonicà - pur i ·isul tandci bastevole nel resto dellian:Ìl.o -- no:;i è s. .u.ft' iciènte. Così limitato, il fatto è inevitabile. 1 • Ma è lecito allora domanclaI~i se l'aboiiiio:ò.e o la riduzione aello scambio delle .òpere passai ~n que_ste.c_o~diziorii; rappres·e~tare. qi~~lc~tsàd~ ,ll\~lt~ desJderaq1le da parte qe1 bracc1a,nt1, Appunltci pe1;è1:iè_ i lav,ori, iri:,c~i possono sostjtuiré ~ mezza– dri, rappresentano, n~l complesso élell'anno, unn. ~CC-E'z:one, i bràccianti trcivano nei lavori medesi– mi un. sollievo troppo scarso alla propria disoccu– pazione. E' soçialmente·utile che tutto un prole– tariato riJ?a~ga .a ~tagnare ed a _P~Sare .sopra. 1!.n d~to ambiente agrwolo, quando 1 lavo1'1 agrat111~ ·che può co~pierv'i, sono cos~ )lca,:si e limitati a periodi eccezionali dell'anno? Evidentemen.te, tali lavori possono rappresentare un transitorio le11i– mento,' non-certo un rimedio congruo, ad unii. di– soccupazione che duri molti mesi. In, siffatte conclizioni, se 'rimane sempre vero che, per gli interéssi esclusivi <lell'agricplt-ura, l',àbo\izione dello scam-bfo delle opèrè .sarebbe utile,. non è men vero che i -braccian:itì cadrebbéro in '\11: graviss~mo error~, qualora credessen_i di po– ter :risolvere 11 loro prmc1pale problema ricorren– do ad un mezzo di così scarsi risultati. Essi de– vo"n-0adottare sistemi ben più congrui, e lasoiare che i mezzadri, nei pochi ed' eccezionali momenti, si scambiino l(iberamente le opere.. · Si può ·t1+ttavià concepirj anché :ùn'altl'a ipo– tesi: e, cioè, che lo 'sca:mbio delle opere fla parte <lei mezza,dri, in vece di limii.tarsi a1 soli momen,ti di µiassima attività agrària ed a particolarissime _operazioni, sia molto più frequente e diffuso. Lo scambio aeile opere, invece di- rappresentaré una eccezione, costituirebbe allora ,la regola: e questa regola starebbe a dimostrare che il sistema agrario sarebb-E\ ·viziato._ La potenza di lavoro de.Ile fallii– glie oolonic'he ris;ulterebbe normalmente inferio– re alla quantità di· lavoro ric-hiesta; e però ver– rebt-6 meno 11uell'tiquilibrio fra l'uno e l'altro ele– mento, che vedemmo formare una dellè condi- zioni essenziali per una sana mezzadria. . Appunto perchè lo scàrnbi,1 dell':) opere &àteb– .be, in ·taì caso .molto frequente e dìffus-o, la sua abolizione, o_,a.imeno, la sua ri<luziònè, 'àp'rirébbll' un largo margine al làvoro ,dèi braccianti é tal> presenterebbe quindi un lenimento veramente sen– sibile alla loro disoccupazione. Ma si presenta allora un a'.lt).--o qu'esito. Vale la pena'. che i btaccianti si a'pfano u~ nuò·-· VI_)_ ~.-ercato di lavoro, in condizioni per le qu~.1 rimarn;bbeto sempre operai avventizi, operai - vale a~dire - disinteressati al prodotto', tecnica.: mente poco sp€cialiiZ'ati e- se~pre incerti· del do– mani? Poichè sarebbe lo stesso ambìente agrariu. che, nella nostra i-potesi, risulterebòè viziato, 1 braccianti dovrebbero mirare ad una soluzione più larga, la quale, mentre trasformerebb.e ed éle– verebbe in maggior misura la loro condizione, costituirebbe un punto di coincidenza del loro in- . teresse di categoria coll'interesse generale della collelttj vità. Una volta che un margine rilevante si può lo– ro_aprire, in quànto la forza di braccia _delle fa. · m,glie coloniche riesce normalmente ìnfèriore alla quantità di lavoro necessario, il meglio è che 1 braccianti tendano a limitare la superficie· occu-

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