Critica Sociale - Anno XXI - n. 17 - 1 settembre 1911

Critica Sociale RIVIST.fi QULVDICIAWLE DEL SOCIMISMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 — All'Estero: Anno L. 10 - Semestre L. 5,50 Lettere e vaglia all'Ufficio di CRITICA SOCIALE - MILANO: Portici Galleria V. E., 23 Anno XXI - N. 17 Hen ai vende a numeri separati Milano, 10 settembre 1911 SONINI.A.R.10 Politica ed Attualità. I:Azione Dalla « crisi socialista » al Congresso di Modena (LA CRI- TICA SOCIALE). Idealismo e SOctalisnio (AI,. ETTORE MARCIUOLI). Studi economici e sociologici Criminalità e lottet di classe : I.,s delinglienza dei braccianti onittlanl e t« loro partecipazione alte lotte econennizhe e politiche (Dott. ALES.. SANDRO SCHIAVI). Termina la politica dei trasporti ferroviarti L 'V (tino) IL decalogo delle riforme (LUSSI Z00001). Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. Per un'inchiesta operaia Un questiónarto di Carlo Mann (.r.), L'AZIONE Dalla "crisi socialista" M Congresso di Modena Conviene, dunque, proseguire... Tanto più, dacché alla polemica astratta — sulla crisi del partito — si aggiunge, glossa eloquente, la polemica concreta sul Congresso vicino. Pompeo Ciotti, interprete della Direzione, del partito, com- pleta la filosofia malinconica di Tullio Colucci. Si sorreggono e si spiegano a vicenda, forse senza so- spettarlo. Onesto abraeadabra apparirà chiaro al termine della quarta colonna? .** Che è dunque — ci han chiesto a più voci — questo:. portentoso specifico, questa vostra ischiro- gena « azione », che dovrebbe surrogare l'ideale... infranto, la idea-forza §,vigorita, il mito o il mirag- gicrdisperso, e sanare, come l'acqua d'una Lourdes sovversiva, le piaghe e le flaccidezze del nostro par- lito ? Divelta da ogni concetto direttivo, da ogni lu- minosa idealità, da ogni fede profonda; resa ignu- da empirica e cieca; ridotta — questa azione — a una « agenzia di affari » per l'effimero e imme- diato profitto di classi o di gruppi; non più avvinta al vecchio buon socialismo, se non da ricordi che evaporano, da formule svuotate, da etichette e tra- dizioni insecchite e quasi consiinte; perchè, non spastoiarla dall'entrave che l'inceppa e non fare, apertamente, coraggiosamente, il « partito del lavoro » — il « partito proletario delle riforme » — il partito (Si diceva un tempo) « possibilista» ? Nulla più facile — sul terreno dialettico — che rispondere a questi interrogativi. Basterebbe osti- mare i canoni primi, coi quali e sui quali, sono venti anni, il partito, in Italia, fissava i propri lineamenti, nettamente separandosi, a un tempo, e dall'anarchismo negativo e violento, e dal rivolu- zionarismo rumoroso e vacue, e dal democratismo vaporoso ed equivoco, e da quel miope e gretto cor- porativismo, ripullulato e ridecorato più tardi ne- gli esotici ghingheri sindacalisti. E sono, tutte que- ste, per noi della vecchia guardia, questioni così irrevocabilmente superate, che il tornarvi ci fastidi- sce e, un poco, ci umilia. Perocchè è puro sofisma scambiare il miraggio, il mito, la fede (questa sì, in quel significato, vera- mente -cieca, e cieca per 'definizione), scambiare, .diciamo, queste cose con « l'ideale »! L'ideale è proprio ad ogni azione cosciente, né l'azione degli uomini, delle classi, dai partiti può, senza violenza voluta, supporsi acefala e spoglia di pensiero e di meta. L'ideale è la visione di un possibile, che sta, come un modello più perfetto, non in contrasto, ma sopra a un dato reale; ed è insieme convinci- mento ragionevole e bussola d'orientazione e forza propulsiva; e interessa in pari grado l'intelletto e il sentimento, la ragione e la volontà; nè si sfata graduali successive effettuazioni, anzi in esse pi riconforta, e da esse vieppiù si allarga e si eleva, in virtù dell'insaziabile elevarsi e proliferare dei bisogni umani. Ond'é che appare artificioso cotesto dilemma, ri- prodotto implicitamente nell'attuale dibattito, e pel quale il socialismo o si libra nelle nubi dell'impos- sibile, o, se mai atterra..., non è, non può esser più lui; e dev'essere o tutto utopia, o tutto imminente realtà; tutto oggi o tutto domani, quel domani delle nostre osterie di campagna, nel quale ti si farà credenza », simile al fascellino di fieno, pendulo avanti gli occhi del leggendario somaro per inci- tarlo alla corsa. E dovremmo_prima sospirarlo con ardore, poi singhiozzare amaramente se ne tocchia- mo un frammento. Fra i termini di questo irreale e arbitrario dilemma, che oppone le riforme alla ri- voluzione, la via alla meta, e ricorda il fatuo dna-. lismo dei teologi fra cielo e terra, fra ragione e fede, fra spirito e corpo, e sospinge l'uomo alle sterili Tebaidi o alla più volgare brutalità, e, in ambo i casi, lo dimezza e lo uccide; fra i termini di siffatto dilemma, che dimezza e uccide il sociali- smo, vi è pure l'equilibrio e l'armonia della vita; vi è (ecco, comincia a spuntare...) la complessa e pensosa azione dell'uomo. Dell'uomo, delle razze, delle classi, e anche dei partiti. Sovratutto dei partiti. Perchè, se, fra gli individui e le classi, i partiti hanno una funzione — essi, che non sono aggruppa- mento di soli interessi materiali, ma, su base di convergenti interessi economici, sono altresì con- senso di sentimenti e di idee — la funzione loro è ben queste: di temperare gli egoismi e renderli insieme lungoveggenti e concordi; di illuminare e razionalizzare, al lume di più larghe esperienze, gli istintivi impulsi delle folle, e di richiamare alla realtà castigata e paziente i voli solitari dei poeti, gli esclusivismi furibondi dei settari e le aberranti divagazioni dei.., troppo filosbfi. Contro l'accade- mia, contro il sogno, contro la setta, e contro la corporazione. Ecco il partito! Perciò all'amico Colucci e ai preposteri teoriz-

RkJQdWJsaXNoZXIy