Critica Sociale - Anno XXI - n. 5 - 1 marzo 1911

72 ùRTTICA SbC1ALl!1 a disposizione dell'edilizia popolare sono, per ora, suffi– cienti, ma solo in ash·atto. Le varie forme di pubblicho imprese psr case popolari hanno as3orbito finora solo una parte del denaro che, dalla legge, è messo a loro disposizione. Ma, nella pratica, non è facile ottenere il (lenaro, anche se la garanzia sia quale dalla legge è determinata. Sarà quindi necessario che lo Stato pensi ad interve– nire e:olla creazione di un Istituto di credito, apel'to ai bisogni dell'edilizia popolare. Del resto, se ne ba già il germe nel progetto di legge sulla Banca della coopera– zione e del lavoro. F, C03Ì abbiamo anche accennato ad una idealità più larga, ver.:io la quale dobbiamo orientare il nostro pen– siero. Se il nostro paese vorrà portare a compimento l'opera iniiiata di rigenerazione della ca'ia, dovrà creare un grande Istituto che a questa funzione provveda, conce– dendo il denaro a prezzo di costo, accresciuto solo dalla tenue quota di spese generali contenute nel limite della più stretta parsimonia. Lo Stato itiliano, che assorbe ogni nono tanta copiosa messe di rispa,rmio popolare, corrispondendo ad es3o un interesse che non è certo elevato, ha il dovere di con– vogliare una parte di questo vero fiume d 1 oro verso la casa delle classi più umili. E questo impiego sarà d'un alto rendimento, non solo dal lato materiale, ma dal lato morale, perchè elevazione della casa significa ele– vazione della dignità stessa della vita sociale. Gwr.10 CASALIN"L Per difetto di spctzio, ,·inviamo al prossimo fasci - colo il séguilo dello studio di ANTo~ro GnAZIADRr s1t l[e;r,zadrin e bni.cciantnto in Romagna. SUL CONCETTO DI "CLASSE,, 1~ un po' consuetudine di molti trasportare le ipo– tesi irreali e gli schemi astratti dell'Economia pura nella compagine concreta della vita vissuta, e risol– vere problemi. pratici e complessi mediante simboli, formule, teoremi psicologico-matematici. Ed è anche un po 1 la loro sfortuna, perchè, se riescono spesso a costruire un ragionamento con impeccabile rigore dialettico, debbono, spesso ancora, avvedersi, se non confessare, di averlo innalzato sul vuoto, o, per lo meno, su materia mobile e ribelle quanto lo arene del deserto. E, infatti, chi appena abbia riflettuto sulle origini e sulla natura delle ipotesi economiche, s'accorgerà facilmente che queste non hanno una funzione pu– ramente teorica, come quelle di matematica e di meccanica, e non possono perciò, nella multiforme ed inviluppata realtà, trovare alcun riscontro, che non sia pallido e lontanissinlo. Eppure gli error-i e le confusioni. sono, in questo campo, frequenti, e insieme ricchi di elementi per svariate con$idera - zioni. La sorte toccata all'homo mconomicus è, forse, Ja più in.teressante ed istruttiva, perchè sta a dimo– strare come un semplice strumento teorico di di– chiarazione economica, ch'è l'homo su lodato, possa falsare tutta una serie di ricerche e ridun·e la realtà ad uno schema arido, tisico ed evanescente: ad una figura, insomma, veramente .... economica. Trasformare la realtà in irrealtà è stata sinora l'esplicazione più frequente di quel postulato teorico. L'homo mcono– micus - ch'è senza dubbio il prodotto scientifico della più sviluppata Economia individualistica - ha BibliotecaGino Bianco creduto di rinvenire quasi il proprio involucro natu- 1 raie, evidente, comodissimo, nell'individuo fisico, sen– sibile, pensante, volente ed operante. E vi si è sll.bito rifugiato, eleggendovi il proprio regno e proclaman– dovi Ja propria dittatura. Anzi, è andato tant'oltre, tanto di sè ha penetrato il suo terrestre alter-ego, da immedesimarsi ed identificarsi con esso, in una concorde unità di appetiti e d'intenti. L'individuo è perciò cliventat.o) non uno de' tanti, ma il solo, l'unico honwceconomicus, monopoJizzando per sè, in tal modo, nn dato teorico essenziale, a tutto danno di chi in– dividuo non è, di chi non riveste, insomma, gli at– tributi intrinseci della persona fisica. Nell'individuo, unica realtà dell'economia, s 1 è veclut9 esaurirsi ogni processo economico: ciò, che individuo non è, è astra~ zione, mito, artificio precario, fragile costruzione del pensiero o del sentimento. L'homo mconomicus è il dio dell'economia: e l'individuo fisico il. suo profeta. Ebbene, uno studio più accurato della rea!Là so– ciale rivela cltc l'homo cecouoniicus non ha una sola, ma infinite incarnazioni; come infinito può essere, ed è, il numero degli agenti economici, di cui l'in– dividuo fisico è appena il minimo, il primordiale, e, diciamo pure, il sostanziale; mentre il massimo ha confini indeterminabili, poichè tende di continuo a di– latarsi ed a coincidere con l'umanità intera. La con– fusione invero tra homo ceconomicus ed indi-viduo, cioè tra individuo economico e individuo fisico, è derivata, oltre che dalla esteriore ambiguità della ter– miaologia, dal fatto che, in realtà, la società umana si risolve in individui: i soli esseri capaci di bisogno e suscettivi di soddisfazioni; i quali, perciò, sono la molla prima e l'ultimo riposo d'ogni processo econo– mico. Bisogni collettivi, infatti, e soddisfazioni col– lettive non esistono, a rigore, che di nome. Perchè nei primi urp:ono gli stessi bisogni individuali: se– nonchè questi - e qui è iJ punto - in tanto pos– sono raggiungere il proprio appagamento, jn quanto, e solo in quanto, sono diffusi in una. somma d'indi– vidui necessaria e sufficiente a porre in atto mezzi adeguati al fine. Orbene, questa somma <..t1individ•ui, necessitati da bisogni nff.ìni, simili, convergenti, dal momento in cui esiste consapevolmente ed ha, co– munque, Ja possibiliti, di dar moto a certe attività per la conquista d'un determinato utile ai propri componenti, diventa, per ciò appunto, un homo mco– nomicus, nettamente distinto dai singoli. Potrebbe quasi dirsi che gli edonismi individuali scelgano, per istrumento di successo, la propria associazione, e che questa, a sua volta, quasi risultato della traslasione e trasfusione di quelli, géneri in se stessa ed ésplichi, dal momento che esiste, un edonismo tutto proprio, che formalmente non ha alcun rapporto con quello' de' singoli, ma che, in definitiva., _si risolve in appa– gamento cli esso. Ogni associaz"ione d'individui è, dunque, strumento dell'edonismo de' propri componenti, ed è, nelJo stesso tempo, agente economico autonomo, in quanto e nei limiti in cui vi partecipa, vi è presente, vi palpita, vi insiste l'interesse di ciascuno in sè e di tutti in– sieme presi. In questo modo, e noh altrimenti, l'edo– nismo individuale, pur senza venie meno, anzi solo in quanto non vien meno 1 dà origine alFedonismo collettivo. * * * La " classe , 1 è un homoceconomicus: uno de' tanti 1 ma de' più interessanti e fecondi. In essa vivono, fremono, lottano innumerevoli individualità, accomu– nate dalJo stesso destino economico; fatte simili da uniformi condizioni d'esistenza, quali scaturiscono da tutto il processo economico connaturato alJ'appro– priazione privata de' mezzi di produzione; livellate dal giuoco meccanico delle forze e degli eventi so– ciali: liberi e schiavi, patrizì e plebei, baroni e servi

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