Critica Sociale - Anno XXI - n. 2 - 16 gennaio 1911

18 CRITICA SOCIALE Fra i cittadini non iscritti elettori per i motivi e, à, e sono tutt'altro che scarsi i commercianti, pro– prietari, professionisti, impiegati, ecc. Considerando che a Milano sono ben 30 mila i cittadini delle classi medie e superiori non iscritti elettori, costituendo poco meno di un terzo del gruppo di 100 mila cit– tadini non analfabeti e non elettori, intermedio fra i 60 mila elettori e i 24 mila analfabeti; considerando che in 'l'orino i cittadini delle classi medie non iscritti elettori sono 16 mila e rappresentano un quarto della massa .intermedia; - possiamo affermare senza peri– colo di esagerare, anzi con la certezza di rimanere al disotto della realtà, che un quarto almeno dei due milioni di cittadini non analfabeti e non elettori appartiene alla borghesia. III. - 3 milioni di maggiorenni sono . elettori. Considerando che i cittadini deIJe classi medie e su– periori sono 3 milioni, e ½ milione di costoro non sono elettori, ne consegue che l'attuale corpo elet– torale è formato da 2 ½ milioni di cittadini appar– tenenti alle classi medie e superiori, e mezzo milione di cittadini appartenenti alla vera e propria classe lavoratrice. Insomma, noi abbiamo oggi in Italia: 4 milioni di cittadini della classe ,lavoratrice che non possono diventare elettori perchè non sanno nè leggere nè seri vere; · 1/, milione di cittadini della classe lavoratrice, che non possono diventare elettori perchè sanno so- • lamente leggere ; 1 milione di cittadini deIJa classe lavoratrice, che sanno più o meno leggere e scrivere, ma non solfo iscritti nelle liste elettorali per qualcuno dei motivi b, e, à, e j ½ milione di cittadini delle classi medie o su– periori, che non sono elettori per i motivi c, d, e. ½ milione di cittadini della classe lavoratrice, iscritti elettori : 2 ½ milioni di elettori delle classi medie e supe- riori. , Se, nonostante lo scarsissimo numero di lavoratori elettori, il Partito socialista ha in Italia una non trascurabile influenza politica, questo dipende da tre fatti : 1 ° le organizzazioni economiche comprendono molti non elettori, e questi organizzati non elettori esercitano per mezzo della organizzazione una specie di " a1,ione diretta " nella vita pubblica, a sussidio dell'azione politica regolare esercitata dei lavoratori elettori ; 2° parecchì gruppi delle classi medie e superiori (specialmente gl'impiegati dei più umili gradi, e in qualche provincia un certo numero di piccoli pro– prietari, piccoli esercenti, ecc.), tengono un attegg-ia• mento politico frondista, si alleano o si aggregano senz'altro alle organizzazioni proletarie vere e pro– prie, e danno origine al popolarismo e al blocchismo, mercè cui si aumenta la forza elettorale del Partito socialista, ma a scapito della chiarezza delle idee e, in molti casi, della efficacia dell'azione; 3° i lavoratori elettori non sono distribuiti omo– geneamente per tutta la superficie dello Stato, ma sono concentrati sopratutto in alcune regioni del Nord, anzi talvolta in alcuni quartieri di determinate città (p. e. i ferrovieri a Torino e a Milano); e in grazia del Collegio uninominale possono facilmente conqui– stare un numero di mandati parlamentari assai su– periore a quelli che si otterrebbero se in tutti i Collegi d'Italia si trovasse un elettore lavoratore di fronte a cinque elettori delle classi medie e superiori. Questo concentramento degli elettori lavoratori in zone circoscritte del nostro paese, in alcuni 'casi (come ap1)Unto per i Collegi "ferroviarì" di 'l'orino e Milano, o per il Collegio " operaio " di Vicaria che elegge Ettore Ciccotti) è ,lovuto a peculiarità locali BibliotecaGino Bianco dell'ordinamento del lavoro. La causa generale, però, degli squilibri elettorali fra regione e regione bisogna ricercarla nella diversa intensità dell'analfabetismo. Dato, infatti, che la provincia di Novara ha solo il 15.7 '/o, mentre la provincia di Caltanisetta ha il 70.3 'lo di maggiorenni analfabeti, è evidente che nella provincia di Caltanisetta deve essere esclusa dal diritto elettorale tutta la classe htvoratrice vera e propria e anche un certo numero di piccoli proprietari, fittaioli, ecc.; mentre nelle liste eletto- · rali della provincia di Novara potranno trovarsi di fronte, non 1 lavoratore e 5 cittadini delle classi medie e superiori, come vol'l'ebbe la media generale del Regno, ma 3 lavorntori e 2 cittadini delle classi superiori. Quel che sulla media generale ha perduto la classe lavoratrice di Caltanisetta, è stato guada– gnato dalla classe lavoratrice di Novara. La distribuzione del diritto elettorale risulta all'in– grosso per le varie zone del nostro paese dal seguente specchietto : Masoht Non elettori nrnggloronnl Elottol'i airabeti analfabeti Italia settentr1oua1e 3,860.000 l.6~0.900 1.050.()(10 1.070.000 Italia centrale l.!140.000 480.000 370.000 690.000 Italia merldlon. e 1so10 8.810.0?<) 790,000 460,000 2.000.000 In quella .stessa parte, poi, della classe lavoratrice che gode del diritto elet.torale, le diverse categorie professionali sono diversamente rappresentate. Infatti i 172 mila giovnni della leva di tel'l'a del 1886, assegnati nel 1907 alla 1,• 2• e 3• categoria, hanno dato le seguenti proporzioni in fatto di analfabetismo, cioè di incapacità elettorale : Italia settentr. !talla centrale Italia. merldlo· lllliO O lS'lle' i ! 11~:t I ijjiii ~ i es ~ t ;; ~ :ii ~~e ~ :ii 6 < ... .., < .. I..,;:; • < .. 10.000 47 = 26.000 1=-= 44.(100 9.000 20.4 6.000 70 1,16 10.000 2.800 23126,000 1 12.000 1 46 7.000 800 .. 18.000 6,000 88 29.000 1 20.000167 Queste cifre vogliono dire che oggi, via via che arrivano a 21 anni, i lavorato,•; di città nell'Italia settentrionale possono diventare quasi tutti elettori: nell'Italia centrale quasi un quarto di essi è escluso dal diritto elettorale; nell'Italia meridionale più di un terzo non può aspirare all'elettorato. Dei lavora– to,·i di campagna e dei marinai un quinto è esciuso dal diritto elettorale nell'Italia settentrionale; circa la metà nell'Italia centrale; i due terzi nell'Italia meri dionale. E ques.to avviene per i giovani, che arrivano ora all'età maggiore e che in questi ultimi anni hanno potuto approfittare degli sforzi, che si sono cominciati a fare contro l'analfabetismo. Se risaliamo dai citta– dini, che oggi sono fra i 20 e i 25 anni, a quelli che sono fra i 40 e i 45 anni, cioè a quelli che erano bam– bini una trentina d'anni or sono, quando gli analfa– beti erano un terzo più numerosi che non siano oggi, troviamo che la classe dei contadini e dei ma– rinai ci dà almeno un qnarto di esclusi dal diritto di voto nell'Italia settentrionale; quasi due terzi nel– l'Italia centrale; quasi i novi decimi nell'Italia me– ridionale. Dei lavoratori di città, che sono fra i 40 e i 45 anni, sono privi del diritto elettorale un nono nell'Italia settentrionale, quasi un terzo nell'Italia centrale, più della metà _nell'Italia meridionale. 'l'utto quanto precede - non bisogna dimenticarlo - è ragionato sulle grandi medie.

RkJQdWJsaXNoZXIy