Critica Sociale - Anno XX - n. 20 - 16 ottobre 1910
CRITICA SOCIALE effettivo hanno le riformo legislative, onde la concla– mata necessità di rinforzare l'aziono trop1lo trascurata della propaganda e della critica; e, infine, dove, dalla stessa tendenza universale, o dello stesso J>roletariato, alle racili transazioni e agli nccomodamontl col pre– sente, desumo l'opportunità di una reazione iotransigcn• temente educati,•a del Partito socialista. Ma, al pari del Della Set.a, esagera e snatura tendenziosamente anche Il Lorda Il significato di taluno dichiarazioni del Turati nel già citato suo discorso contro lo spese militari, quando, 1lalla onestamente confc~sata attuale insuffi– cienza dell'azione rirormistn 1 egli vorreblrn indurre la conclusione che questa - anzichè rafforzarsi sempre più - debba abbandonarsi rial Partito. * .. J Conflitti di categoria, già fugacemente toccati dal Baldiui e <'tal \lflrq"nanini,danno occasione a Pietro Chiesa c<l Alcnandro Schia\'Ì per una ,:rnalisi meglio approron· dita di questo tema, che è fra le preoccupazioni pili otluo/.i e più serie del Partito, il cui idealo viene sere• clihto o mioacciato dal1 1 1nsorgore, per quanto nmana– mento spiega~ile, degli egoismi parlicolari di gruppi o pseudo-gruppi operai, tendenti a costituire ,,oro forme di parassitismo o di monopolio economico, in dauno o della generalità ciel proletariato, o dei senizi pubblici di Stato e municipali, o della stessa cooperazione, nella quale si trincerano adulterandone gli scopi. Contro questo guaio, che ò il prodotto transitorio di un certo grado dì sviluppo insufticieute ed inuguale della organizzazione, e che può osercitarn un'azione dcgene • rativa sulla ))Olitica socialista se questa lo i'CCondi, è già una prima vittoria il francamente denunziarlo, senza timore di rallegrare con ciò gli aHersari i e doHà es– sere rimedio efficace il consapevole sforzo del Partito di alimentare in so stesso e in tutti gli aggregati eco– nomici operai la fiamme.dell 1 idealità socialista (in questo sopratutto il socialismo si differenzia da ciò che sarebbe un scm1,llce II partito elci lavoro ,.), sempre pili orien– tandosi verso gli interessi di quel proletariato piì1 vasto, al quale i benefizi della ro9istenza, della coopcra1.ione, della protezione degli enti pubblici, o ancora non arri– vano, o arrivano in misura molto minore. Certo, \"e9ten• dcrsi della organizzazione e dell'azione del Partilo de,·e alla fine risanare automaticamente queste malattie di crescenza (perciò le dicemmo transitorio), ma la cura di– retta ò appunto necessaria, perchè cotesti tralignammti localizzati non ritardino l'avvento del rimedio deftoitivo. A non diverse conclusioni, in altra breve Relazione sullo stesso tema, giungo Celestino Ratt1 1 che. con molto, forse troppo, ottimismo, prevede la solidarietà proletaria '11ventata ben presto pii1 intensa di quella delle varie frazioni capitalistiche; e dei conflitti di Romagna s! sba– razza imputandoli allo stadio arretrato di quell'economia agricola, o alla condizione ibrida dei mezzadri, che si incuneano, elemento perturbatore ma effimero, fra le due clusicbe classi sociali In contrasto. Finalmente, su l'Adone e legislazione anticlericale giostrano Giovanni Merloni e Francesco Ciccotti in d1:e distintt:! 1 Relazloni; pi1'1 ricca la prima di S\'iluJ)pi,diretti a spiegare i diversi successivi atteggiamenti del socia– lismo italiano di fronte al clericalismo, la pOJiziouo speciali9sima di questo nella terra dei Papi, e la neces– "sità di un'azione oppositrice pili intensa dopo l'esempio di Francia e dopo la riscossa reazionaria del Partito cattolico, seguìta allo sciopero generale del 1904 i più serrata e lesta la seconda, nello sforzo di porre la que• stione sul terreno, anzicbè dell'anticlericalismo, di una politica di semplice laicità ed eguaglianza civile. La di– veraa impostazione formale non toglie però che le due Relazioni giungano a un dipresso alle conclusioni me– desime: aconfessionalità dello Stato, abolizione delle Guarentigie, dl ogni fondo pel culto, delle Congrega- 1,lonl religiose, vigilanza o soppres~ione delle scuole conresslonall, educazione lr.ica, ecc., ecc. Soitanto, Il Merloni - che, a intensificare la spe– ciale propaganda anticlericale soclalista 1 propone la co– stltuz'one di uno speciale Comitato, analogamente a quanto si ò ratto pel suffragio cniver.iale - giustifica o caldeggia l'alleanza io questa lotta cogli istituti anti– clericali borghesi tleggi Massoneria}, cbe 1 viceversa, ò ri• pudiata, per le prevalenti Influenze capitalistiche, dal• l'altro Relatore. E probabilmente sarà au questo punto, che si accenderanno ed acuiranno, nel Congrcs.io, le discu!!sloni e i dissensi. Noi. ' COPHNAGHEN-MAGDBBURG A Copenaghen. 11Congresso di Copenaghen 11011 è stato, a dire il vero, uno dei più grandi e clamorosi Congressi dell'Internazionale socialista. La stampa, gli uomini politici 1 il pubblico gli hanno prestato, sì, la. consueta attenzione, eh<:: è provoCata da qualsiasi avvenimento socialista. Ma notevoli discussioni questo Congresso non ha suscitate: e l'interesse è parso dileguare anzi con una certa rapidità; il che, sia. detto tra parentesi, non può meraYigliare soverchiamente chi segua la vertiginosa corsa del giornalismo moderno dietro il fatto del triorno, e il caleidoscopio ch'esso fa passare dinanzi agli occhi del lettore, spesso più sbalordito ed épaté che persuaso. Ad ogni modo, si ingannereUbe grossolanamente chi pretendesse argomentare eia ciò un tal quale insuc• cesso ùcll'Assise internazionale, a cui furono estranei questa \'Olta llnche i massimi tornei oratorii dei prece– denti Conitrcssi. Per contro 1 lo spettacolo e la prova di forza che h,t fornito l'Internazionale sono inop– pugnabili. Il Congresso fu, senza dubhio, pii, una grande rassegna e una riconferma dei postulati fon– damentali dell'11zionc 1 che l'azione stessa in marcia. Un momento di sosta, in cui i partiti socialisti di tutto il mondo si sono fermati a riguardare il cam– mino percorso, l'opera compiuta, i risultali raggiunti, le energie in moto indomabile; e a dirsi l'un l'altro: Avanti, per lo sviluppo sempre più vasto delle sin– gole collettività socialistc 1 affinchè il loro fascio possa veramente divenire l'auspicata forza interna– zionale di rinnovamento e di redenzione! Eppure, codesto Congresso di Copenaghen, il quale costituisco una tappa importantissima nella stati– stica delle energie o delle organizzazioni socialiste, è altresì e sopratutto degno di rilievo per la tratta• zione che ha fatto della questione dei rapporti tra. cooperazione e partito. Anche l'argomento dell'anti• militarismo e delle spose militari si librò imponente sul Congresso i nrn questo non riusci a farlo appro– dare in un terreno di comune consenso, almeno nella forqia, se non nella sostanza; vice\'ersa, la risolu– zione sulla cooperazione fu univoca e unanime, e della pili grande importanza, così dal 1umto di vista dottrinale, come da quello prntico. Non esitiamo a dire che t11le risoluzione forma una delle conquiste maggiori del pensiero e dell'azione socialista. La lezio"ne dei fatti ha trionfato con una spontaneità cloqucute e mirabile. La cooperazi01ie, osannata e vilipesa nei due IJrimi periodi della vita socialista, ha ripreso, nel terzo periodo, il nostro: pazientemente il suo cammino, con metodo e con tenacia 1 si è fatta largo tra gli spregiatori e i pessimisti, ha creato un piccolo mondo nuovo, con infusa l'irnima delle libe– razioni rivendicatrici supreme, ha trascinato le masse e gli organizzatori, obbediente a sua volta all'im– pulso delle lorn idealità rigeneratrici. E il Congresso dei socialisti di tutto il mondo l'ha 1 dopo tanti anni, riconsacrata solennemente, l'ha incoraggiata per le vie intraprese, e affidatole uno dei còmpiti essenziali della ricostl'llzionc socialista. In altri termini, il Congresso ritenne che la cooperazione merita la fi. ducia e l'appoggio dei lavoratori di tutto il mondo, che, specialmente per quel che riguarda la coope– razione di consumo, essa procura vantaggi materiali immediati ai suoi soci, aumenta la potenza della classe operaia con la soppressione degli intermediari e con la creazioue di servir.i produttivi dipendenti dagli stessi cousumatori organizzati, rnigliom lé con– dizioni dell11 vita operaia, educa i lavoratori alla gestione diretta e indipendente dei 1>ropri affari collettivi, permette infine di preparare la democra-
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