Critica Sociale - XX - n. 18-19 - 16 set.-1 ott. 1910

27-1 CRITICA SOCIALE a lllHl data ora: furnno costretti, e da ragioni eco– nomiche, e da. motivi politici, in relazione al movi– mento fcmìnista borghese, a, scendere dalle sfere idealistiche di una. emancipazione femminile gene– rica, relegata in un lontano av,•euirc, per ricono– scere - vincendo, anche in se stessi, pregiudizi millcnnari - la nccessità 1 l'urgenza, il dovere dì associare in una stessa azione il lavoratore i;rruttato e l;t lavorntricc doppiamente sfruttata. Scmm dubbio, concorse a dctcrminaneli la corag– giosa e tenace propaganda delle prime pioniere del socialismo internazionale. Fra queste il primato spetta ,t Clara Zctki11 1 eminente scrittrice, oratrice poderosa, anim:L ele,,ata, che, combattendo da oltre vent'anni con passione sempre giovanile e con largo appoggio clel Partito, riescì a creare in Germania un movi– mento femminile socialista così esteso e forte, eia formare - come disse il Si11ger, a nome di tutto il P,utito, nella 1a Uonferenza internazionale femmi– nile (Stuttgart 1 11)07) - l'orgoglio o l'ammirazione del socialismo tedesco. Oiungit dunque a lei la de– vota gratitudine di tutte le donne socialiste, che sanno <l prova quanti sacri.fici e quanta abnegazione sono necessari a vincere le ditlicoltà innumerevoli, elle ostacolano l'opera emancipatrice delle donne del lavoro. E fu ad opera sua che il l" Congresso della rin– novata Internazionale, tenutosi a Parigi nel 1889, proclamò la necessità. ed il dovere di organizzare, accanto alle maschili, le forze proletarie femminili nella lotta contro l'oppressione capitalistica. Da quel Congresso - che rimarrà faro luminoso di solida– rietà prol~taria internazionale, per aver Consacrnto il 1° di maggio alla mobilitazione simultanea dei lavoratori di tutto il mondo - ornnquc, con moto piu o meno accelerato, il numero delle donne socia– liste andò sempre aumentando, fino a costituire - come in Austria e in OernHmia - una delle forze pili notevoli 11clla lotta comune. li. Sul terreno economico. dati numerici del problema. Come in tutti i movimenti sociali, anche in questo movimento •- rra i cocflìcienti molteplici, anello d'in– dole morale, come le ragioni di equità o di giustizia, che concorsero a determinnl'!o, spingendo i partiti socialisti a scuotere l'apatin, la passività e l'inco– scienza delle hworatrici - i motivi prettamente economici, per loro natura i più tirannici, preval– gono di gran lung-a. La vertigìnosit " fcminizzazioue " di tutte, pochis– sime escluse, le ciìlegorie della produzione, .la riper– "nssione, sulla retribuzione, sulla durata e sulle con– dizioni generali del lavoro, delle condizioni speciali fatte a un esercito di salariate, deboli, non organiz– zate. sottomesse: sono i coefficienti pili forti, che inducono il prnletariHto militante ad associare la donna, che con esso di\'idc tutte le fatiche e tutti i dolori, allft sua opera di diresa di classe nei Sin– dacati cli mestiere. Questi fattori economici sono comuni a tutti i paesi, dove la grande industria introdusse, coi suoi henefici, il suo corteo di miserie, l'ivoluzionando l'ambiente storico. i.e statistiche di tutti i paesi industriali prornno come, pul' essendo il numero delle lavoratrici delle industrie inferiore a quello degli uomini, la IH'Opor– zione con cui esse aumentano d'anno in anno è di gran lunga maggiore. Così: in lnghilterra 1 nel cin– quantennio che corro dal 1841 al 1891, i lavoratori della grande industria salgono da 1.030.600 a 1.576.100 - aumento del 53 ¼ -; le lavoratrici 1 da 463.000 a 1.447.500 1 ossia del 221 ¼; e lo stesso fenomeno si riproduce universalmente nel periodo iniziale dello sviluppo delle industrie. [n rtalia, mancando ancora un'esatta statistica degli opifici, che l'Ufficio del lavoro si ripromette di otte– nere dal prossimo censimento, i rilievi sono meno facili. Tuttavia, sulla base del censimento del 1901, che, nella popolazione economicamente attiva 1 divisa in 14 classi d 1 industric, contava I 0.988.462 uomini e 5.284.064 donne, compulsando la monografia 1 ' I.et <lo1111a uell'ùiduslri<t ifalfrma" compilata dall'Ufficio del Lavoro nel 1905, e confrontando le denunzie, fatte nel I902, degli stabilimenti soggetti alla. legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, ci vien fatto di raccogliere i seguenti dati approssimativi: ln tutta Jtalio, le industrie propriamente dette, le industrie agricole complementari, ecc., denunziarono in ·complesso 14.150 aziende, con .Jl4.UI5 uomini e ,J 14.236 donne. Nelle indztstrie agricole complementari, come pro– duzione di scmcbachi, cernita e cura dei tabacchi indigeni, trebbiatura, ecc., delle quali fu possibile il controllo (137 denunzie), su 4725 salarhiti, 3637 erano donne. Nelle industrie proJ)riamente (lette (l 3.'Y!7 denunzie) 1 su 822.714 operai, 410.422 erano donne. Il censi– mento faceva salire questa seconda cifra a 726.!.144. Nelle industrie tessili (3194 denunzie), su un totale di 407.686, le donne erano 321.022. Nelle ù1dusfr-ie del vestforio (677 denunzie), su 32.233 operai, 21. 709 erano donne. Il censimento ne segnalava 266.428. La fabbricazione cU prodotti chimici (494 denunzie) noverava 10.010 donne su 24.585 operai. Le industrie alimenlal'i (1721 denunzie) ci davano, su 57.265 lavoranti, donne 19.391. Nelle altre industrie la proporzione delle· donne era assai minore. Pure, persino nelle metallurgiche e nell'edilizia, esse salivano. in ciascuna, a quasi 6000. Secondo i dati più recenti, fornitimi dalla com– pagna Santa Volonteri 1 Ispettrice del lavoro, la cui opera intelligente e solerte fu largamente encomiata dal direttore dell'Ufficio del lavoro, negli stabilimenti di tutte le industrie soggetto alle leggi sul lavoro delle donne e dei fanciulli e sugli infortuni, limita– tamente alla Liguria, al Piemonte, alla Lombardia ed al Veneto, nel 1907 si contavano 760.L7!l operai, di cui 366.097 uomini e 392.!)82 donne. DtL notare che, negli stabilimenti 1 dove le donne prevalgono, la durata effettiva del lavoro è di 10 'J~-1 I ore. Quanto ai salari 1 l'inchiesta, fatta nel 1!)03 dal– l'Ufficio del lavoro, su 280!) opifici di tutte le in– dustrie, ci offre i dati seguenti: Sopra ll.17.482 operaie: :J.16!J percepivano non ollro L. 0,50 :n.1u2 da 0,50 a L. 0,75 55.230 l:!OAS-1 26.540 !:l.i98 2,069 n o,75 " ,, 1,- 1,-" 1,50 1,50" 2,- )') n 2,- " 2,50 oltre L. 2 1 50. In agricoltura, dove l'indagin6 dei salari è assai più difficile e il primo tentativo venne fatto dall'Uf– ficio del lavoroi nel IU05 1 su 3.200.002 salariate come braccianti ed avventizie nelle quattro seguenti re– gioni, il salario medio, ottenuto dividenrlo il reddito annuo Jlel numero delle giornate lavorative, diede: L. I 1 22 nel Piemon~e ,, 1.1I nel Veneto " 1~20 in 1 Romagna o mono di " 1,- In Lombardia.

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