Critica Sociale - Anno XX - n. 8 - 16 aprile 1910

CRITICA SOCIALE UNA MINACCIA? rn questa intercapedine rra 1ft costituzione del Mi· nistcro e il suo programma, aucornavvolto nell'ombra, non giova a1·zigogolarc o fant::h1ticarc. Attendiamo lo promesso vicine, e, dopo le prumcssc, il principio dei ratti. Ma v'è un punto su cui da troppe parti s'insiste: la annunciata possihilità che si pensi a riformare e a... riugiornnirc il Senato 1 introcluccndoYi, non fosso che in parte, 1'clcmcnto clotth•o. E qualche giornale, dall'etichetta democratica, hn l'aria di pigliare l'annunzio come una buona nornlla. Conviene dunque intenderci suhito e parlar molto chiaro. li partito socialista - d'accordo col partito repuh• blicano e, vogliamo crederlo almeno, colla parte pii'1 giov,mo o vivn dei radicali - ha affacciato, per ra• ~ioui cho dovrebbero essere seriamente \'aiutate anche dai conservatori intelligenti, In. ri\•enclicazione del suffragio universale. E va facendo sempre più strada - un po' in tutti i partiti - il convincimento della necessitit di un rinno,·amento, cli un ringiovanimento, in senso più largo - sah•o fissarne la misura - delle fonti onde origina in rtalia il 1>oterc leg-islativo. li Senato di nomina regia, ossil, di elezione mini– steriale - che si risolve, a un di1>resso, malgrado lo pnstoie limitatrici dell'art. 83 dello Statuto, in unn. specie di elezione indiretto. di terzo grado, pro– mnrn111dodal Gabinetto, che ò, in qualche modo, l'e· letto e sta sotto il sindacato perm1tnente della Ca– mera - non si presentò, fino nel oggi, in nessun caso ~rave - al puri dt!l i\Conarcato - come 1111 ostt,colo insuperabile all'e,•oluzionc democratica delle istituzioni. Perciò, a chi non sii, formalista, esso ap• 1>are come una specie di Corte di revisione, che col– lnbora colla. Camera elettiva, e può - qualche,Tolta utilmente - temperarne e dilazionarne le delibera– zioni. i\la un Senato, che dovesse scnturire direttamente da una fonte elettiva sua propria- non cerio identica a quella della Camera - non potrebho che rappresentare forze e interessi più angusti e 1>rivilogiati 1 e acqui– sterebbe un vigore, che il Senato odierno non pos– siede, nel senso di ostacolare la libera volontà delle masse; preparerebbe quei conflitti, per disi!t11>egnarsi dai quali il Ooveruo inl?lesc 1>0110 oggi il prohlcma costituzionale; ed equi\'arrebbe n una vera restrizione della so\'J'anità popolare e del diritto di voto. Peggio: mentre il suffrngio ristretto 1 il ,•oto lllu– rimo, o altri simili congegni reazionari, hanno, nella loro stessa evidente assurdità, dal punto di \'Ìsta demoomtlco, qualche corretti\'O nel senso che, poi· SlhJsistcrc, debbono concedere, fino a un certo segno, agli interessi che non sono o sono inegualmente rappresentati nel voto; un Sennto elettivo, il cui ca– rattere aristocratico ed oligarchico si dissimulerebbe probilbilmcnte sotto il pretesto e la maschera di spe– ciali competenze e di raggruppamenti speciali di interessi legittimi: attingerebbe in questa fallace apparenza democratica e tecnica, e nel fatto della sua no, 1 ità, energie di resistenza e di 1>redominio som– mamente pericolose, tanto piil se, per mutar di vi– cende, trovasse nel principato o nella casta mili– tare appoggi e complicità, che la s111tesistenza me– desima potrebbe suscitare. A quella falsa democrazia, cho earozr.asse disegni di questo genere, è dunque necessario - se esiste - lanciar subito la sfido. dei duelli supremi j ram– mentando che, se lo Statuto del Regno può evolvere verso inteq>rctazioni sempre più larghe, giusta le esigenze dei tempi, senza tradire la ragione delle sue origini - e in questo senso il Parlamento ba carattere perenne di Costituente - esso è veramente dn ritenersi intangibile per chi ne meditasse l'invo– luzione regressiva. A cosiffatti propositi - che celerebbero l'anima dell'alto tradimento - 11011 crediamo che l'Italia proletaria si acconcerebbe. M, i11 ol,(ni caso, peruie– rebbc cui spetta a suscitarne lo resistenze pugnaci. r~ACR1,.,cAsoc1A1.R. Lilmancata conquista nglese d llil 5iciliil E ù'UNlTÀ O'lTAllIA (1>el ci11q11n11tenario ,lelln sve,li;:ionc dei 1liille) La commomoraziono cinqunutonnarln della spedizione dei Milio, cho festeggiasi spocialmonto in Sicilia 1 reetn limitata (nè potrobbo ossero diversnmento) al ricordo dogll nnonimonti meravigliosi oho si svolsero nel breve ))eriodo dall'aJ)rile all'ottobre del 1860. Consirterando la rivoluzione del 1 ,1s come 1:mergico ma eemplice scuoti– mento dolio popolazioni italiane, che ancora per risorgere a nuova \'Ìtn nazionale non hanno trovato l'ubi consistam, In rivoluziono unitaria del 'GO, nolla sua pratica attua– zione, piglia origino dalla bombn di Felice Orsini, di questo grandissimo trn i martiri italiani, il cui geeto, ancora malo apprezzato, sorvl a provocare l'intononto rranceso nella liberazione della. l.ombardln, senza di cho il rosta dolla rivoluziono itnlinnn non snrebho stato possibile. Il \'Olgo siciliano, uel suo vi,•issimo intuito, scol11l li rapporto tra le due rlvolu:r.ioni in questo motto: '' al quarantotto si sentl Il botto, nl sessanta tutto Il mondo canta 1 .. Por valutare tutta In importanu che la spedizione dei .Milleebbe sulle sorti italiane o su quello del mondo, dobbiamo per poco supporre che la Sicilia non rosse allora egovernatn dal Borbone di Napoli, ma rosse invece, come so n'era ratto il tentativo, passata sotto il dominio della JJ08sonte lnghillcrra, e tenuta cosl fuori della pos• eibllltà e della convenienza di muO\'Orsi per l'unitìl d'ltalln. SI è scritta In storia ciel rattori positivi della rivoluzione italiana, senza mettere noi do\·uto rilie\·O quelli negativi 1 ossia gli anonimenti mancati, che anol:• bero impedito per sempre l'unlflcnzione. I/ Italia fu ratta anche doi suol nemici. Ironia della storia! Il Papato che, cacciatosi come un cuneo nel cuore d'llalla, no fu il più mortaio nemlco 1 salvanrto Roma dalla scomparsa che probabilmente essa a.\'rebbc subito como altre antiche città, conservò la capitalo trnlurale, o con ciò rese possibile l'unlflcflzlone alle popolazioni 1talinne; ugualmente, il renr.ionario Congresso di Vienna, dissipato lo mire inglesi sulla Sicilia e mantenuta questa noi dominio napolitnno, conservava all'Jsola fatalo la potenza fattrice dei destini d 1 ltnlla, e con\'erth·a 1 senza volerlo, una espressione geogrnflca In valida espressione politica, che dovri\ nuo,·amente pesare sul destini del mondo. ... Por le guerre scatenRtesl In Europa in seguito alla rivoluziono francese dell'S9 e per lo susseguenti guerre napoleoniche, il Borbone di .Napoli strinse alleanza col Oovorno britannico. La Corte borbonica, cacciata due volte da Napoli, crasi rifugiata In Sicllln, che si man– tenne roclele al nerasto Borbone por la fatua lusinga di nvere un reuccio proprio a Palermo ecl appagare lo !!J)irlto spagnolesco con la coreografia cli una Corto regia. Ma non tutti erano coutenti del vecchio regime. Le nuove Idee erano penetrate In Sicilia. Lo sptrito di rl•

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