Critica Sociale - Anno XIX - n. 19 - 1 ottobre 1909

CRITICA SOCIALE 303 unica, e che i centri di energia, da cui ha origine la materia, siano sostanzialmente identici gli uni agli altri. Perchè il monclo, invece, ci &ppare così va.rio e riusciamo a 1iorccpire la successione dei fe. nomeni? Perchè, appunto, ci proiettiamo dentro il nostro io, la nostra coscienza collo sue categorie. Senza questa proiezione, e/te ci dù lct cu1xuitl, di di– slinzione, tutto ci dovrebbe ·apparire come uniforme, e tale uniformità ci impedirebbe di percepire i fatti. Oi1·1~ o rigira, si cade sempre al punto centrale della coscienza colla. sua sintesi a priori. 'l'alchè, in un certo senso, è esittto affermare che la natura uoo risponde a qualcosa di concepibile o esistente fuori o sopra dello spirito (escluso dalhi parola spi1·Uo ogni carattere di trascendentalismo, misticismo o Teligiosità: il pensiero è condizionato dalla Vita, ma penetra e investe perennemente la Hcaltà, tutta. la Heallù, senza alcun rimasuglio trascendentale o in· conosci bi le). 1 1 :cco perchè diciamo elle lo .basi doll'idualismo, colla sua rinnoYatn teoria delhL conoscenza, ci sem– brano solide, e tali, anche, da doverci far supporre, che, sotto una forma o sotto un'altra, esse dovranno entrare a far parte integrante dellu future sintesi filosofiche. Poicltè occorre notare che errerebbe grandemente colui il quale ritenesse come definitiva hl ~intesi del Croce. Nel hreve e denso capitolo cho corona il si– stema crociano si leggono queste parole, gravide di significato filosofico: "' La ,·erità è sempre cinta lii mistero; è un'ascensione ad altezze sempre cresceuti, che non hanno giammai il loro culmine, come non l'ha la Vita ... Come liL filosofia è condizionata dalla Vita, cosi nessun particolare sistema. filosofico può mtd chiudem in s è tutto i l filosGfabile; nessun si– stema filosofico è deflniti.vo , perchè la Vita, essa, non è mai drfiniti'rn. lJn sistem a. filosofico risolve un gruppo di problemi storicamente dati; o prepara le condizioni per la posi.tiono cli altri problemi, e, cioè, di nuovi sistemi. Ogni filosofo, alla. fine di una sua ricerca, intravede lo prime linee di un'altra, che egli medesimo, o chi verrà. <101>0 di lui, eseguirà. ,, Così è: il pensiero, purtropµo, 11011si può mai collocare a riposo, come qualsiasi vecchio fmrnioua– rio i o l'uomo non riuscirà mai ad escogitare alcun sistema in cui adagiare tranquillamente e perpetua• mente il suo spirito irrequieto. La realtà. non è ri• gida. e fissa: essa ò lo sterminato fiume eracliteo in cui, chi si immerg-e, non tocca due volte la stessa. acquft. Softanto i cinrlatani o i fatui credono di possedere la verità definitiva. Chi pensa seriamente prova il morso del dubbio cd è sempre incontcntahile di fronte al risultato n.1ggiunto. A ogni filosofo, corno a ogni poeta, non piacciono davverO, delle proprie opere, se non quelle che egli farà. Carlo Marx, nell'ultimo anno di sua vita, venne richiesto eia un editore so acconsentisse alla pubblicazione completa delle t1uc Opere. - 1t Non posso accontentaL'Vi - rispose il vecchio CO· munista, con un sorri so socra tico che s'andò a sper– dere tru. la folta o bian.ca barba, che gli colava dal monto - i non lo posso peL' In t1emplice ra• giono che io, quello Opere , non le ho ancora scritte. ,, Certo, per la nostra quiete, por la nostra pigrizia, sarebbe molto meglio che ron ci trovassimo avvolti dal flusso perenne della vita. e della rmdtti; noi uon pro• vo1·ommo lo spasimo ciel dubbio o non scntirnmmo la punta lancinante della critica interiore; ma, senza questo flusso, senza questo assillo del duhhio e della critica, noi non avremmo fatto la nostra storia e non ci saremmo mai di molto elc,·ati sopra le altre torme d'animali. che, come noi, rei;;pirano alla. luce del sole. F.TTOJO,: :M,\ HCIIIOLI. FRA LIBRI E lx.lVISTE VmorL10BRocc111: la Gironda, romanzo. - 1irnano1 Fra– telli 'freves 1 editori (L. 3,50). Perchè la Gil'omla? I Girondini nuovi sono i socia– listi riformisti, stretti in mezzo e hattuti fra le impa– zienti turbolente aspirazioni all'avvenire e le cieche, torbide rosistouze ciel passato. L'autore li guarda con simpatia: sono ossi gli eroi (modesti eroi) del suo ro– manzo e del suo cuore, che affrontano con pari coraggio lo Ire bieche dei conservatori e i biechi sospetti del sin– dacalisti, le persecuzioni della polizia e del Governo o le violenze dogli energumeni e della folla, e resistono a queste e a quelle, sorretti, anche pili che dall'amore 1>erun ideale, dalla forza incrollabile di una coscienza sana o pura. J,: allora perchè la Giro11da? Un modio fra gli estremi, fra I Giacobini e la Vandea; ma ò uni~ semplice ana– logia topografica. C 1 ò anche uua unatogla storica, chò Oirondini e Oiacobini uscirono da un medo.i!imobozzolo, come r)formisti e sindacali:Jti; ma ò analogia estrin<iec1L anche questa. L'analogia psicologica, la sola che potesse giustificare verameute il richiamo del nome, questa manca: la Gil·omla non ebbe davvero quolla dirittura o fermezza, quell'onesto sdegno di ogni transazione, che noi romanzo del Brocchi elevano di tanto aOJ)ragli altri Paolo o Vanda Oalru\ o Andrea Cei:rl o qualche altra figura meno importante. E anche per altra ragione non ritengo giustificato il titolo, per una ragiono che concerne la rispondenza atossa dell'opora ali1 intenzione doli' autore. Lasciamo anche andare che gli aspetti spocilici delh~ contesa fr11. sindacalisti e riformisti rispecchiano In misura cos1 scarsa qtiel cbe pur e'ò di immanente in questo cozzare dell'impazienza cou la prudenza, del tumulto della pas– sione con la calma del raziocinio, che certo pagine del romanzo del Brdeehi son già cessate di essere contem– poranee. C'è una questione più fondamentale, che forse uon riguarda neppure Il Brocchi, ma riguarda la ma– teria, sorda ancora a rispondere alle Intenzioni del- 1' arte. Fu rievocata di recente la storia del Primo J/aggio di Edmondo De Amicis, Il quale - dopo teutativi inutili - rinunziò a fare il socialismo e le odierne contese so– ciali soggetto di un romanzo. Il Urocohi non si propose l'intento s tesso da cui furon, più ohe 15 auni addietro, aollooih.ti la monto o il cuore di Edmondo 08 Amicis: ma il tito lo dice che anch'egli volle costruire il suo ro• manzo attorno alla rappresentazione di un moto sociale e di un dibattito di Idee. E non c'è riuscito. Quel parti– colare momento storico e sociale, che Il titolo vuol espri· mere, è contingento alla tela ,,era del romanzo, e si sente assai poco attr1iver!lo Fazione che osso svolge 1 o quasi soltanto attraverso discorsi che son più 8J)8880 pauso che legami fra i vari momenti dell'azlone, e in– gombrano le pagine o affievoliscono l'lntere~se della lettura. ll Brocchi stesso se n'è accorto i dopo 70 od SO sullo 332 pagiue del suo romauzo 1 egli hl\ lasciato uu po' da parte quello disquisizioni inutili o pesanti, ed ha luclato che il romanzo procedesse più spedito verso l'intrecciarsi e il districarsi dei nodi. I~ha scritto pagine veramente belle: ha descritto, con percezione limpida o con mano sicura, scene della na– tura e della vita, le bellezze aspre della montagna e le tempeste degli animi, Il sottile incanto del fiori, il pro– fumo soave della bontà, le insidie sottili della perver– sità umana; ha delineato con perizia figure di uomini e di donne, eroiche e ma!,·agie, temprato come l'acciaio e mobili come le foglie; ha stretto o sciolto i nodi del– l'azione con disinvoltura e con garbo. C'èanche qualche buona di'pintura d'ambiento, come quella dei salotti dove destano scandalo le unioni libero e si stringono vlncoli adulteri 1 dove lo bocche, oho s,i;rrn.nooohiauopa– sticcini, imprecano allo cupidigie Insaziabili del prole• tarlato, oppresso ria.Ila ratica grave o da.Ha rame. li fremito delle folle s'ode di rado: non c'è, come già notò sul Tempo E'ellco Momigliano, la nota epica che squilla nel Germi,wl di Zola; ma qualche episodio dello sciopero del Ferrarese ha un buon rilievo; non c'è la sintesi della piena orcho3tra 1 ma l'anali9i che :1covera gli elementi e cogito Il moto del singolo ncll'ogitaziono

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