Critica Sociale - XIX - n. 14-15 - 16 lug.-1 ago. 1909

CRITICA SOCIALE 285 gruppi sindacali. Al termine del primo anno di fonda• zione comprendeva 9400 membri, 16.700 nel 1904, 85.027 nel I\306. Mirabile progresso in così breve tempo. D!lV\'ero che, festeggiando il loro decimo anniversario, i compagni di Finlandia possono riguardare il cammino percorso con alta e fiera compiacenza. L'ORGANIZZAZIONE E L'AZIONE DEL PROLETARIATO. Glialbori del proletariato socialista in Turchia. Jl movimento rivoluzionario della Giovane 'furchia è stato, essenzialmente, un movimento borghese. ì\Ja 1 come in tutte le rivoluzioni, l'elemento popolare vi ba avnto la sua parte 1 e, come all'indomani di ogni rivoluzione, anche in Turchia si sono manifestati i primi segni della organizzazione di classe. Quivi però le condizioni pare• vano meno propizie allo svolgersi di una vera e propria azione proletaria, a cagione, principalmente, degli odi di classe che ,•i soffiano passionali e furiosi: meno di quello che in realtà siamo lieti di poter constatare. In– fatti H movimento proletario è già più che iniziale in 'J'urchia; e, fatto degno di nota, esso ò meglio svilup– pato nella regione, la Macedonia, che maggiormente fu straziata dalle competizioni di nazionalità e di religione. Ecco dunque un nuovo fattore della futura politica ottomana. La classe operaia si è destata; e, a mano a mano, conquisterà i diritti, dei quali è ancora priva, per rafforzare la sua. organizzazione e la sua battaglia, a somiglianza di ciò che hanno saputo fare le sue consorelle maggiori delle altre nazioni. J~ sarà, in pari tempo, l'elemento e lo strumento più efficace per l'eliminazione delle attuali lotte, spesso cruente e sempre sterili, tra popolo e popolo 1 tra confessione e confessione dell'Im– pero, a cui si verranno gradualmente sostituendo, con lo sviluppo progressivo della economia capitalista turca, le competizioni moderne e civili della lotta di classe sul terreno economico e politico. N&.turalmente gli inizi del movimento proletario, aspri e tragici dappertutto, non s'annunziano rosei del tutto in Turchia. La borghesia ottomana, che sospinta dalla sua stessa espansione, i cui propulsori più importanti furono senza dllbbio le idee e i capitali europei, ba. potuto compiere col favore dell'esercito o <lei popolo la sua rivoluzione, vorrebbe ora cbiudero la porta del di– ritto comune in faccia a quest'ultimo. Non più tardi di una seltimana fa, la Camera turca accoglieva, tra le proteste dei dep_utati armeni dimostranti tutta la loro simpatia per il socialismo, una mozione contrarla al diritto di coalizione per gli operai, il quale, a giudizio dei proponenti, sarebbe di ostacolo (sic) allo sviluppo economico del paese. Ma codesta barriera, che ostentatamente si vuole tener su in odio al movimento dei lavoratori, non fa. che suscitare più viva in essi la coscienza di classe o accendere l'ardore della lotta. Cosl possiamo registrare una prima grande riunione avvenuta recentemente a Salonicco, in Macedonia, nella quale erano rappresentato tutte le nazionalità ottomane, e ben ventitrò organizza zioni professionaii e politiche. A Salonicco vi sono or– ganizzaz_ioni operaie di tutte le specie e di tutte le con– fessioni religiose .. Ebbene, esse si raccolsero insieme, senza più badare a queste loro differenze secondarie, sen• tendosi interamente e reciprocamente legate dalla fon– damentale e comune condizione di dipendenza dal ca– pitalismo, nel nome e negli ideali del socialismo. Fu emanato un proclama in turco, greco, bulgaro, francese ed ebraico, invitante la popolazione a difendere i diritti proclamati dalla rivoluzione: prima manHestazione, CO· desta, di operai di tutte le razze e di tutte le religioni, intesa ad affermare i diritti misconosciuti e minacciati del proletariato. Nei discorsi di tutti gli oratori vibrò alta la nota del diritto di associazione, contro il tenta– tivo reazionario di Ferid pascià e la tendenza esclusi· vista della maggioranza parlamentare. I voti di questo Congresso furono rivolti a dichiarare l'organizzazione eseere l'unico mezzo di difesa e di lotta, capace di sollevare il proletariato turco dalle distretttl attuali, e a chiedere il riconoscimento per legge delle organizzazioni medesime, e il principio di una legisla– zione sociale, Non ò davvero senza significazione profonda, che è buon auspicio per l'avvenire, il fatto che il socialismo, l'antidoto maggiore contro le lotte nazionaliste, abbia messo cosi promettenti radici proprio in :Macedonia, la quale di tali lotte fu sinora la terra più classica tra le classiche dell'Impero ottomano. Verso il più 9r;:indesciopero minerario. Chi pnta le riforme. L'Inghilterra è minacciata dall'eventualità. di uno scio– pero colossale, appetto a cui quelli che abbiamo visto in Italia, in Francia e in tanti altri paesi appaionogiuochi di fanciulli. Sì tratta di un esercito di, nientemeno, 800 mila minatori, che forse si deciderà come un sol uomo a deporre gli strumenti del lavoro per contrastare i pro– positi del capitalismo britannico. E 1 se l'evento si com– pirà, la produzione del carbon fossile, di cui le sole industrie inglesi assorbono qualcosa corno cento milioni di tonnellate all'anno, e cb,e alimenta tanta parte del– l'industria degli altri paesi, rischia di essere completa– mente arrestata. Quali le cause dello sciopero, rimasto tuttora allo stato di minaccia in attesa delle risposte definitive dei pa– droni? Queste, anzi quest'unica: la domanda dei mina· tori della Scozia (la disputa odierna riquarda essi sol– tanto) di un aumento di 60 cent. al salario giornaliero. Ma se, nella lotta attuale, sono impeguati soltanto i minatori scozzesi, questi hanno tuttavia l'appoggio com– pleto e incondizionato dei minatori del paese di Galles e dell'loghilterra. propriamente <letta. I primi· profitta– rono, or non ò molto, di un appoggio analogo, e n'ebbero benofict, i secondi si dispongono a profittarne in un av– venire non molto lontauo. Le condizioni, nelle quali le ostilità si sono aperte, si riassumono 1 in breve, così. I proprietari di miniere scozzesi hanno dichiarato un bel giorno di voler ridurre i salari da sei scellini a cinque scellini e mezzo al giorno (da L. 7,50 a 6,90), pretestando il rinvilio del carbone, la legge sugli infortuni, e la fissazione legale della gior– nata di lavoro di otto ore. Si sono perciò rivolti, come d'obbligo, all'Ufficio misto, che, in virtù dì un accordo stipulato nel 1904.,regola il taaso dei salari nelle mi– niere di Scozia. In tale Ufficio siedono delegati operai e rappresentanti dei padroni, che possono aggregarsi un presidente " neutro 11 • Questi arbitri hanno la facoltà di modificare i salari a seconda delle fluttuazioni del prezzo del carbone, a patto di tenersi tra un massimo di otto scellini e un minimo di cinque e mezzo. Senonchè i de• legati operai si sono questa vottn giustamente ritenuti legati da un voto ultimo della loro l~oderazione, Il quale reclama un salario minimo di sei scellini, daochè gli elementi del costo della vita Hono mutati notevolmente anche nei paesi dolla Gran Bretagna.

RkJQdWJsaXNoZXIy