Critica Sociale - Anno XIX - n. 10 - 16 maggio 1909

CRITICA SOCIALE 149 Io penso ohe, con un :,.aggio ordinamento, noi, re– stando nei limi.ti della nostra potenzialità. finanziaria, potremmo pareggiare le nostre forze militari con quelle del vicino Impero. Ma, se anche non vole~simo arrivare fin là, possiamo ammettere che la nostra forza presente, qualo1·a le si dia ta maggio1· possibile efficienza, 6 già tale da preparare alla nostra alleata pe,· lo meno delle vittorie poco desiderabili e poco convenienti. Perciò tutto il nostro problema militare si fonda sopra un principio solido e concreto: riorganizzare l'esercito per modo da mantenere la forza combt:ittente fissata dai vigenti organici di guerra e, rimanendo, su– pergiù, nei limiti attuali di bilancio, dare a questa forza la maggiore possibile potenzialità . ... :Mantenendo l'esercito com'è oggi, concessi i fondi strnordinari per gli. armamenti, le fortificazioni e gli approvvigionamenti - che dovrebbero esserci e, pur troppo, non ci sono! - noi solleveremmo le condizioni della nostra difesa, allo stesso modo che una iniezione ct·olio canforato o di caffeina può sollevare quella d'un ammalato; ma non passerebbero molti anni, che si tornerebbe, per dura necessitn 1 a ri':lperimentare il si– stema degli storni e dei ripieghi e a. ricadere nelle condizioni d 1 oggi. 'l 1 eniamo presente che il mantenimento dell'esercito diviene costoso ogni anno di più: il maggior Perfezio– namento degli armamenti, la molt.eplicità dei mezzi meccanici e scientifici in continuo aumento ed in con– tinuo progresso, l'aumento costante del prezzo delle materie prime e della mano d'opera, il rincarare delle derrate, devono necessariamente essere tenuti in conto. E, se si mettono in conto, si vede chiaro come gli all• menti proposti oggi al bilancio ordinario della guerra non siano tali da rassicurare per l'avvenire, ma rap– presentino semplicementf' il fabbisogno per Fora pre– sente, Si continua a vivere alla giornata come per lo ad– dietro. Al contrario, una buona orga.uizzazione militare non può vivere giorno per giorno 1 subordinata al prezzo del grano o al prezzo della mano d 1 opera; nel bilancio di un esercito è necessario un margine che lo metta al sicuro dalle fluttuazioni del mercato economico. Gli eserciti non si improvvisano 1 e perciò, se oggi stimiamo di poter andare avanti con una spesa di tanti milioni 1 è bene, nella compilazione dei bilanci, e più ancora nei calcoli per un più lontano avvenire, aumen– tare quei tanti milioni di una quota percentuale, che rappresenti, precisamente, la possibilità di uu aumento di spesa. 'l'anto meglio se questo aumento non ci f.!arà.j i bi– lanci si chiuderanno in economia: ma 1 se per caso riuesto aumento ci fosse, non ci sarà pil1 bii:1ogno 1 come c'è stato finora, di spacciare al colto pubblic'.> lucciole per lanterne, non ci sarà più hisogno di simulare e dissimulare spese e di far vedere che esiste quello che non esiste. 11 dovere di totti i partiti è, secondo me 1 di dar modo al Governo di giungere ad una definitiva siste– mazione delle nostre cose militari. Forse occorreranno dei milioni per riparare i falli e le deficienze del pas– sato: ma sarebbe colpa imperdonabile se la concessione di questi milioni dovesse voler dire addormentarsi in una cieca fiducia. No: tutti i partiti, che vantano un sentimento pa– triottico, siano conservatori 1 siano di idee nvauzatis- sime, hanno un identico dovere: esigere dal Governo la sincerità. Il Paese che ha speso miliardi per la sua difesa può ancora dare, sacrificandosi, dei milioni; ma ha il diritto di volere che da ora in poi non vi siano più sorprese dolorose come quelle che ha avuto negli ultimi anni. Questa ò - secondo il mio mo<le~to parere - la vera piattaforma della questione militare. P. :Xocc1110. ILPARTITO S CIALISTA ALLA PROVA (Seguito della polemica su le spese militari) Decisamènte, IR. nostra tesi della neces~iti~ di opporci recist1.mente ad ogni aumento, comunque larvato, di spese militari, non ha trovato quella, che i francesi chiamano une /Jonne J)J·esse. Non l'abbiamo trovata. - e non ci sorprende, nè ci mortrlica - fra i giornali conservatori. La Pe1·• seve1·anza, in due articoli successivi (4 e 7 con.), ci rimprovera di "invincibile contraddizione 11 , per avere, nel Congresso postelegrafico di Bologna del maggio 1905, sostenuto che, pur ripudia.udo Pher• veismo 1 ci convLene rifiutare ogni aumento di spese "incompatibile colle risorse del paese " e, negli ultimi articoli della Critica, ..... ripetuto esattamente la medesima cosa: è questo, pel magno organo moderato, un ritorno all'antico spirito rivoluzio– nario, un rinnegamento del riformismo, una prova di involuzione senile e \1i camaleontismo. Più guar– dingo, il Con·ie1·e della Se1·a , cui è forse inutile rammentare che la nostra tesi attua.le è. la esatta riproduzione di quello che fu per molti anni il suo assunto - spendere meglio ma non spendere di più - perchè ci opporrebbe che... le condizioni internazionali sono muta.t.e (e per noi, al caso, sono mutate uel senso cli rendere ogni guerra in Europa. <li gran lnnga meno probabile); il C0JTie1·e 1 dice– varno, si limita a accusarci di volere la politica dello struzzo, la quale consi~terebbe, per noi, u nel subordinare la politica estera alla capacità militare, e questa alla potenzialità. economica e finanziariR-, riducendosi magari l'Italia, ore fosse necessa1·io, alla politica del piccolo Belgio, della piccola Olanda, tiella piccola Svizzera TI (4- maggio). Il guaio è che, ove f"ossenecessa1·io, il Corriere dovrebbe essere necessariamente anch'egli d'accordo con noi: perchè, come dice un vecchio adagio, ne• cessità DQn ha legge ..... neppure di maggiori asse– gnaziOui o di eccedenze di impegni. Ma Il Co1•,•fe1·e dimentica che quella ipotesi, come l'inciso in cor– sivo dimostra, era fatta da noi per mero artiticio dialettico, mentrn ammettevamo che non fosse il caso <li venire a così estreme rinunzie. Dicevamo. al contrario, che una politica estera crediamo pos• sibile anche per l'Italia, ma entro misurati e so– pratutto entro fermi coufini. Al che oppone il C01-rie1·e !"impossibilità. per il nostro paese di" fare quella politica. estera, e quindi militare, che pih desidera e mwle TI' E allora non parliamo più <li niisttra: neppure di quella ,nisw·a a cui sembra tenere il Co1Tierc, qua.mio aggiunge di non pre– tendere LI che Pitalia si esaurisca in spese militari sproporziouate, per tener dietro a qnelle che altri paesi, di noi più ricchi e con miraggi più vasti. possano intraprendere e sopportare ,,. N0 si parli di " spe::;e e~~se,i:,iali " <li spese LI di– rette ad un fine di necessità. indeprecabile .,, <lei negare le quali il giornale milanese dichiara dram– maticamente di " lasciare all'ou. 'l'urati 1 a lui solo, la responsabilità TI" Questa <listinzione non può es•

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