Critica Sociale - Anno XIX - n. 9 - 1 maggio 1909

CRITICA SOCIALE detto cbe costi meno di nu esercito al servizio della classe dirigente, pol;rebbe anzi costare di più. E, ad ogni modo, se l'esercito è necessnrio alla difesa esterna, abolirlo o indebolirlo perchè i nemici interni (invertiamo il senso consueto della frase!) lo adoperano a Joro profitto, significa desi- 1ierare di aver sul co\10 1 oltre i padroni indigeni, anche i padroni stranieri: il che non agevolerebbe l'impresa di liberarci dai primi. * * Ma l'argomento più formidabile, e insieme µiù trito, usato dai militaristi, e che troppi a.miei nostri hanno il torto di.. voler confutare, è quello che si fonda sulle 11eces8ità tecniche della difesa: al quale si connettono considerazioni (sempre e a disegno mantenute nel vago) di politica estera. Si dice: si può discutere di tutto 1 tranne di una cosa: delle necessità della difesa. Il vivere, l'esi– stere (s'inten<le, come nazione indipen<lente) è la condizione di ogni altro bene. Quando per reggersi in piedi occorre uu chilogrammo di pane, è pue– rile, sotto pretesto di economia, ridurre la razione a mezzo chilo: l'inanizione ò sempre più costosa, perchè costa la vita. Se, per proteggerci dai la- 1 droni, è necessaria una inferriata del tal peso e 1 della tale misura, diminuirne la misura e il peso signifìca 1 non già economizzare, ma sciupare quat– trini: i ladroni penetrano lo stesso, auzi, tanto più facilmente, in grazia della fallace sicurezza in cui ci siamo cullati. A questo bel ragionamento molti dei nostri ri– spondono: che è provato, per ammissione di tec– nici (e qui sfilano i soliti Ricotti) ecc.), che, anche con minore spesa dell'attuale, si potrebbe essere sufficientemente difesi: per es., diminuendo il nu• mero dei corpi d'armata, e rendendoli invece più complessi e più saldi, oppure, come vorrebbe Bis– solati, diminuendo gli effettivi. Sylva Viviani tem• pesta che dobbiamo contentarci della difensiva. L'altro dì un collaboratore del 'J'empo sentenziava che gioverebbe abbandonare i dreadnoughts, che sono sterili come tutti i giganti, e i grossi cannoni e i grossi forti di sbarramento, sostituendovi in– crociatori, e cannoni di piccolo calibro a tiro ra– pirio, e piccole fortezze improvvisate, che costano assai meno e sono più efficaci, date le condizioni della balistica moderna. Tutte cose che saranno vere, ma che sono autorevolmente contraddette, e che potrebbero essere false. Perchè, infatti, v,è chi pensa, viceversa) che la fortuna delle guerre <lipencle oggi essenzialmente, e assai più. che un tempo, clal numero dei soldati che si possono opporre al nemico; che la pluralità e la elasticità <lei quadri, magri iu tempi di pace, da riempirsi e gonfiarsi in tempo di guerra, meglio si avvicina al tipo <lella uazioue armata, che noi vagheggiamo; che, nella mischia, Foffeusiva, ossia. il cazzottare l'avversario, può essere spesso il miglior modo di non pigliarle, ed anche il più spiccio ed economico; che, se fosse vero che le navi piccole, i forti piccoli, i cannoni piccoli e meno costosi valessero meg·\io dei grossi, anche gli avversari vi avrebbero ricorso ecc ecc 'l 1 utte cose che saranno false, ma che' potr~bbero· anche essere vere. E, ad ogni modo, in una dispnta di questo .Je– nere, ciascuno ili noi) se è erudito nella materia e se è un poco omeno d'arme, potrà avere e 'soste– nere una sua opinione individuale: ma noi, come partito, ma il proletariato, come tale, non ne pos– siamo e non ne può a,·e1·e nessuna. E ciascun di noi, se ne ha t'!'na. dovrà anche 1 se è un galan– tuomo, essere disposto a mutarla quando dai corn– peteuti gli fosse ciimostrato che versa io errore. Per me, invece, l'errore ..... sta nel modo in cui è posta la questione. . ** Che cosa significa u necessità della difesa,,? Di- fesa Ja che cosa? Contro quali nemici? Che limiti sono posti, perchè non si tratti di un'equazione ad altrettante incognite quanti ne sono i termini, ossia di una burletta, pur troppo, tutt'altro che innocente? È evidente che, se noi dovessimo domani avere di fronte la Germania e l'Austria, e noi essere isolati, le buscheremmo; qualunque spesa avessimo fatta; lo stesso se ci trovassimo di fronte Francia ed Inghilterra ..... o magari una sola di queste forti nazioni. I limiti della "necessaria difesa,, non possono essere segnati, e la frase è p1·iva di ogni senso, fin che non si configuri esattamente quali nemici eventuali avremo di contro e da quali amici saremo assistiti. Or eccoci, in pieno, nel. dominio della politica estera, delle alleanze, dei trattati e della ..... astro• logia diplomatica. Al quale proposito ecco far ca. polino, ad opera di qualche nostro amico, un altro sofisma: sofisma (intendiamoci bene) in rapporto alla questione precisa Che ci preoccupa. Che, cioè, oggi la politica estera non la fa il popolo: la fanno i re e i diplomaticij e, finchè non sarà il popolo a decidere, esso deve rifiutare i mezzi di fare una politica estera magari a suo danno. Anche qui l'argomento proverebbe contro tutte le spese militari. Potrebbe opporsi che il popolo non fa politica estera perchè non la sa o non la vuol fare, che nessun re sarà così idiota da gio– carsi lo scettro preparando o indicendo una guerra che il Parlamento non vuole. Preferisco ammettere che sarebbe bene se popolo e Parlamento si occu– passero più attivamente ed efficacemente di affari internazionali. Ma osservo che anche questa è un'alt1·a questione. Educhiamo il popolo a capire e a volere molte cose che oggi non capisce o non vuole. Un dì o l'altro arriveremo anche a questo. Ma intanto - ri– manendo nell'oggi - se pericoli vi s0110 1 uua di– fesa è necessaria .. E sarebbe curiosa che lasciassimo bruciare la nostra casa per vendicarci: .. del nostro procuratore, che non ci informò abbastanza dei pe– ricoli di. incendio e dei provvedimenti preventivi che ha preso! Intanto si continua a ripetere che nessuna poli– tica estera forte e dignitosa è possibile se non si è capaci di appoggiarla a una sufficiente forza di armi. Il Tittoni non ha mai detto altro ne' suoi discorsi. :Ma dir questo è esattamente dir nulla, finchè non sia precisato quale politica estera voglia farsi e a quali pericoli debba misurarsi la "sufficiente,, difesa. Ripeto quel che scrissi altra volta: se si parte dal concetto che l'Italia, rimanendo queta ne' suoi confini, non pretC\ndendo di giocare •alla grande potenza, non mescolandosi ad intrighi di conquiste per sè nè per altri, rinunciando (per quanto dolore le costi) all'irredentismo, facendo insomma - sis– signori, se è necessario! - la politica estera del piccolo Belgio, della piccola Svizzera, della piccola Olanda, ossia non facendone a un dipresso nessuna, come consigliava, dopo il terremoto, e per un certo periodo di tempo, Luigi Luzzatti, ciononostante possa venire invasa, fatta a brani, ridotta dallo straniero a nuova servitù, senza cbe bastino a di– fenderla le armi che oggi possiede, gli interessi che in Europa congiurauo per la nostra esistenza òi nazione e contro l'eventuale brigantaggio di uno Stato vicino, e infine la sicura e disperata rivolta

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