Critica Sociale - Anno XIX - n. 7 - 1 aprile 1909

ns CHl'.l'ICA SOCIALR ~a di contrnrlrlizione: bisogna mostrare di essere atti al Governo, mentre al Governo 110n si può e 11011 ~i nwle andare. Tn 'lHef-ltO seuso tocca alla l~strema tiu·e da. Opposizione di fata Maestà, sel.lza ripiegare la propria bandiera. Ed allora i cento non souo troppi. Sapete che cosa vuol 1lire p,·eparw·e le {Jl'l'Sl/Oni, partecipare alle Commi~:-.ioui, dibattere, emendare, rifare i di– segni di leg-g"e? Organizzatori di masse, bisogna che organizziate YOi stes:,,i. Sq_uilla. il mònito di Filippo rrnrati al suo Grnppo, che, per Yerit;\, ha ftltto dei buoni acquisti. Hap– presenUmti g-enuini e seri degli operai; studiosi di agriroltura; R.lacri menti a1,erte al seuso delle cose. Manca. purtroppo, ancora il finanziere della compagnia; e la mancanza s't\ ~entita nella 11iscus– sioue sul grano, così a<latta a far balzare, da un particolare problema <li consumi, tutto il sisterna democrntico della riforma tributaria. All'Estrema ci vorre l>be u u posto per Bonom i. li buono, ad ogni modo, v'è. 'l'ntto sta - calmati gli spiriti bollenti ed arrnchite le dilettazioni ,·er– bati di qualcuno -- nel tener insieme, inchiodato al bnon la, oro, questo sciame di uomini che deb– bono pensare a guadagnarsi la vita. L'in<lenniti1. ai deputati divfnta una condizione di buon fun– '.idonamento ed un chiodo da battere con teuacia. Converrebbe, <lopo Pasqua) picchiar subito il mar– tello. Beninteso che la mancanza odierna <l'indennità non <loYrebbe essere un alibi per l'assenteismo, che 1 fin dalla prima quindiciua, e nei voti più importanti, tenne lontano un terzo di deputati d'Estrema (pur piovuti a prendere la tessera, di– sparendo vin. ratti). Fin <la adesso ci vorrebbe uu po' più di spirito di ~acrificio e <li diligenza. Qnf\.lche ragione il "Saraceno,, ce l'ha, a sostenere che, quando non si può adempiere un mau<lato, lo si ricusa. Badate; anche quando l'indennità fosse un fatto compiuto, non occorrerebbe, meno di og.,ri, l'abnegazione personale a fare i rappresentanti del popolo. L1iodennità dà modo agli operai di man– dare alla Camera operai, risparmiando le diarie meschioette, onde alimentano 1 oggi, con mille stenti. la lorn permanenza a Roma. Ma Pindennità non risolve la. questione finanziarin. dei deputati appartenenti ai ceti medi, e 1 specialmente 1 ai pro– fe~sionist1, a meno di non salire, nella cifra, al di sn <lellP C>OOO lire che son le coloune d 1 Ercole dei progetti italiani, al di su dei 26 franchi al giorno di Ba.udin, al di su degli aumenti che testè si son votali i rappresentanti fraucefl'i, facen<lo aniccinre qualche na'io. li professionifita, clte ha un tenor <li vita pìutto!ò!to nito, uon può chiudere st.udio, 'lUa.ndo acciuffa la medaglietta, perchè reciderebbe le fonti continue <lei guadagno suo e per la. fa– miglia. Le cose starebbero, snpergiù, come oggi; col gua.<lagno che si pot rebbero sfon<lare i Collegi 1 e darli, occorrendo, a.cl operai. Ma, in ogni modo, la nota dell'nltn. coltunt, della cqmpetenza 11.n1mi– niRtrativa, del meccanismo legislativo, non potrebbe mancare. Eci allora occorrerÀ. Aempre il sacrificio. Perchè nou cominciar subito, og~i? Miei signori. la meòaglietta vate sempre qualcosa. Tranne pei meòici (i meclici che si i:;on dati a.Ila politica in– tensa han do" uto cambiar mestiere, perchè con la salute non si scherza) 1 qualche vantaggio c'è pure per gli avvocati, gli ingeg·neri, i pubblicisti a met– tere Pori. a.vanti il nome. La professione, le spe– cifiche, renclono di più, anche se si dà loro minor tempo. Dun'lua il compenso c'è>)anche <lal più gret,to <\.ngolo visuale, a restar alla. Camera quanrlo è aperta. a. lavorare negli Uffici, ad es~ere veramente depntati. ~[eschi □o considerazioni queste mie; ed indegne di apparire qui, in un'ora tumultuosa di idee. Ma i risultati graudi e grossi sono spesso radicati sulle bHzzecole volgaruccie, oud'è intessuta la vita. :!Bsa– gererò; ma tiro le orecchie 1 convinto di far belle. Insistiamo, senza requie, per la. indennità, faccia– mone uu caposalrlo d'azione parlamentare i ma, intanto, esigiamo la frequenza almeno da chi può darla. Per fortuDa, l'appartenere ai partiti cl1avanguardia è aucora, no sacrificio. Senza assiduità. e fervore <li studio ai problemi parlamentari (l'ogni giorno, l'Estrema sarà co-.tretta a mancare al suo còmpito. Deve dare un rendi– mento mag-gfore di qualche acciabattamento di leggi sociali, come talvolta avvenne nel passato. Tecnicizzarsi alle funzioni parlamentari, rinnovan– dole. lfic labor. Certo, è più facile un gesto gladiatorio dalla scaletta affollata d'Estrema. J\fa come diverse, le ingiuriette grassoccie <l'ogg-i, rlal significativo atto che, con piena coscienza e con polso securo, com– pierono Prampolioi e l\forgari, gittando g-iù le urne, o Bissolati, grirlando "abbasso il Re! ,,. Era, i □ ri.uei momenti, un simbolo che si spezzava; e c'era la proporzione giusta nll'on\ ed alle cose. Stii bene anco la violenza, come urto risolutivo d'una si tnazione st.orica. l\[a lo spo1·t rlella violen:;;a parolaia, quotidiana, è il miglior servizio a messer Giolitti per tenergli insieme gli ascari alla Camera ed i cosidetti ben– pensanti fuori. È proprio il mezzo di sviare l'opera tenace e continua, che incombe di più alPEstrema 1 quanto le è maggiore dintorno - a Montecitorio - il deserto: rovesciare il dittatore. CHAN'l'ECLER. ORA O NON MAI! I Pareva che dormisse l'Italia, ed era desta . .Pa– . reva che oon avesse più fede nella politica, nella I ideai che si fosse assopita e corrotta sotto Il-\ do– I minazione dell'affarismo volgare e retrivo, che ' ogni sua energia fosse perduta. nella ricerca di un j interesse meschino e ristretto; lo scetticismo e l'egoismo sembravano dominare le moltitudi ni, la meschinità ed il misoneismo erano insedia.ti al po– tere, e il .Parlamento, la granrie fu c ina della vita naziouale 1 era seuza pensiero, nou risolveva ne affrontava i grandi problemi del momento, ma li negava o soffocava. :Nessuna rispondenza vi era più fra il paese e il suo organismo amministrativo e direttivo, e questo pareva creato per soffocare ogni energia di quello, per distrarne ogni tendenza, per sperperarne ogni ricchezza e spegnerne ogni luce. Era un lungo periodo <li trausizione e di prepa– razione quello che noi attraversavamo: l'Jtalia nuova, tutta la popolazione che lavora, che pensa, che prod nce 1 che ha bisogno <li I i bertà e di benes– sere, si trovava ancora sopraffatta <lagli avanzi di un mondo sociale che non è speuto 1 che non vuole arrendersi. che discende dall'assolutismo politico, da.Ila prepotenza aristocratica, dall'economia feu– dale e dalla tirannia religiosa. 'l'utte le energie nuove si venivano disciplinando: operai, impiegati, profe1'sionisti, si erano raccolti eò. avevano avan– zata una domaurla e formulato un problema, ma sembrava che al loro movimento mancasse una fiamma vivificatrice, che 111.Inro attività, disperi:-a nelle cento organizzazioni particolari, non sapesse assurgere e fonclersi in nna iclea generale che ri– guardasse l'Italia, la vita civile, il divenire umano.

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