Critica Sociale - Anno XVIII - n. 11 - 1 giugno 1908

170 CRITICA SOCIALE !ano alcun particolare motivo perchè non venga clal Co– mune introdotta l'imitazione delle " Rowton-houses ,, in• glesi, di mondiale ram&.per la pulizia, la bellezza ml ìl buon mercato. Sarebbe inoltre importantis~irna opera di preveggenza cercare di agglomerare in zone anche nuove le costru– zioni operaie della periferia, onde attirare nella città. la mano d 1 opera e conseguentemente le industrie, che ten– dono a emigrare, istituendo speciali organismi di coltura e di educazione e speciali Uffici di rivendita ( 1 ). Perchè infatti favorire la trasformazione della nostra città da industriale in commerciale, come pare ambiscano gli am– ministratori attuali? L~ rapidità. o la frequenza delle linee tramviarle fa– ciliterebbe enormemente le comunicazioni tra i varì quartieri. E, invero, a ciò già si pensa sin d'ora con grande vantaggio di tutti in genere, e della Società Edison in ispecie. Ma una riforma pure utilissima e non nuova in Italia sarebbe nel ridurre il prez1.o delle corse ane.he nelle ore serali (11 che purtroppo alla Edison non tornerebbe for.:10eccessivamente gradito). Tutto ciò, come ognun vede, è di immediata attuabilità, non ostandovi alcuna delle nostre complicatissime leggi amministrati\'e o flnan1.iario. Nè dovremmo perciò per– dere anni ed energie nell'attesa di provvedimenti go– vernativi, quali da molti si in\'ocano. Ourno ÙAl,Lf. (1) 'Meriterebbe qualche parola di 11111, se non fosse In sede !nop– portimfl, un JJrOfl'eUodi Istituzione ehe potrebbes\ eh1amare Riv~,1- <H/01·111 Com,maie, Intesa n rorn1re a quel 11roduttorl ohe, pei· la loro estrema poverià, sono vessati In ogni modo dal 1•11•end!torl,un locale mu111011ia1e noi quale portare, per esporre alla vendita, I loro J>ro• ctottl (per i generi dlffiellmentc consenabil!, mentre per I generi conservnbm sar(lbl)cro poS51blll YflStl mngAtz\n! comunali JJCr unfl rivendita diretti\). SI ollmlnercbbero cosi quel rivenduglioli che, lnl– z!ando I loro commerci lu estrema povorti\ 11, scapito dt>lla. bontà e sincerità del J)rodott1, riescono, con enormi soprllvfllutflzlonl e talora 0011la rrode, ad arr1eehtrs1, a1,p!attandosi soprfltutto nel qunrtlcr! operai. SI po1·rà rorsc così la prima pietra di un vasto e solido edificio munte\J)Rle che tolga la co11co1Tenza anm·c//tca, carntterJstlca del pio· colo commcrc!o, ed i mo11opoli di cui godono. a scapito degli altri, certi rortunall rl\'Cn<lltorJ, attenu!tndo e, ronc, con 11ltcrlorl svlluppl, rlsolvcudo l'ardua questione del caro viveri. L·abbondanzq della, materia municipale - imp1·0- rogabile stante fa imm'luenza delle elezioni mUanesi - ci costringe a rimandare ai p,·ossimi 1111meri,: il se• guito del So~ialismo ma.ntova.110 cli G. Zrnonot; una risposta di G. N. al Sucia.lismo e dio di G. R1--:xs1; ed altri articoli e polemiche che ved,·amw iudubbia– mente la luce appena lo consenta la tirannia clello spazio. Ln riforma dEI MinistEro dEll'IstruzionE'') Quand'anche tutto le proposte, che noi ahbiam fatte in questo libro, apparissero inaccettabili, un'idea non può non essere risultata sicura dall'insieme dei nostri studl: che, cioè, la soluzione del problema scolastico non si può spera.re da un unico atto legislativo, ma de\'e essere il prodotto di un insieme assai com- ( 1) .ì-:questo l'uJtlmo capitolo d! un grosso volume lntltohdo: J.« 1·lf<Jl'ma della .scuola media, che I nostri nmlcl, ! 1irorcssorl Alfredo Gnllettl e Oactnno Salvèminl, pnbbllehcrAnno 1n questi glornt, con J\rcfaz1one àl Gerolamo Y!lc\ll, per mezzo dell'eilitoro Snn1ron di Pa– lermo. Gli autori ~tudtano, come ò evidente, 111-riforma del Ministero dal eolo punto d! vista delle necessità <lell'lstruzlonc media; ma I prlno!11i da essi eostenutl lurnno una portata generale o !)OtrclJbero dare l 'lndlrl1.zo a una r!fornrn d! tu\tl I rami doll'ammlni~tr>1zlone. (Nota 1[~1/n CmTIC'A), plesso di provvedimenti di\'ersissimi, quali di effetto immediato, quali di effetto più lontano, graduali e coordinati secondo un geuerale piano regolatore effet• tuabile in uu periodo piuttosto lungo di anni. Ora, è fuori dubhio che quest'enorme complesso di riformo grandi e piccole, che devono investire con– temporaneamente il problema da tutti i lati e in 0iascuna delle zone di assalto esHere logicamente distribuite in più tempi successivi, non può essere sottoposto in tutti i suoi minimi particolari alla di– scussione e all'approvazione parlamentare. [ deputati e i senatori, che, secondo i dottrinari del clidtto costi· tuzionale, dovrebbero decider tutto, saper tutto ed aver tempo per tutto nella loro qualità cli riassunto, simholo e quintessenza delle energie nazionali, in realtà non sono che alcune centinaia di poveri dia– voli, la cui giornata è di 24 ore c·.ome quella degli altri miseri mortali, che devono badare a mille cose insieme e 1i cui alcuni hanno competenza in alcuni prohlemi e ignorano del tutto gli altri, e i più non hanno competenza in nulla e si rimettono al parere di qualche collega della cui competenza credono di potersi fìdal'C, o più spesso seguono senz'altro il pa– rere del Governo. l~ nessuno spettacolo è più umo– ristico e più te1Tifìcante insieme, che la discussione parlamentare di una legge tecnica troppq lunga, e minuta, in cui è troppo evidente, a chi assiste dalle tribune, che ministri, relatori, oratori parlano quasi sempre a vimvera senza sapere un'acca della materia su cui stanno legiferando, e la massa dei legislatori sonnecchia o scrive lettere agli elettori o chiacchiera sottovoce dell'ultima pochade data al Nazionale, e le votazioni si fanno alla carlona, ::;enza nessun ri– guaròo al numero le~ale, senza che sieno 1,rese sul serio, nè da chi vota a favore, nè da chi vota contro, mentre il presidente dichiara sempre con dormi<rJiosa solennità che la formula accettata <lai Govei7'no è stata approvata. 11 Ormai mezzo secolo di esperienza - scrive il Sa– redo - ci ba dimostrato che con l'ordinario procedi– mento difficilmente una legge organica può uscire dai due rami del Parlamento. Se si volle nel 1865 l'unifica– zione dei Codici e l'unificazione amministrativa, si do– vette ricorrere al con Ferimento di un mandato legislativo al Go\'erno del Re. Abbiamo avuti, è vero, due Codici: il Codice di commercio e il Codice penalej ma bisogna ricordare che non giunsero in porto se non in conse– guenza di una deroga espressa al precetto .stabilito dal• l'articolo 55 dello Statuto, il quale prescrive che i disegni di legge .sieno discussi e votati articolo per articolo: per un Codice come per l'altro, il Parlamento si limitò a discutere e a votare solo alcune disposizioni fondamen– tali, e per il resto ha concesso al Governo del Re una vera delegazione legislativa, n (1) Non altrimenti dovrà farsi per la riforma scola– stica: quando si sia costituito nel pae$e 1 int.orno a un programma di riforme seriamente escogitate, un gruppo di persone convint.e e tenaci, e queste per· sone si sicno assicurato nel Parlamento e nella stampa il fayore degli uomini pii1 competenti e più autore– voli, e• sieno riescite a fare accettare il loro pro– gramma da un Ministro a~Ji\o e fortunato, bisognerà che il Govemo chieda al Parlamento, non l'approva• zione della riforma in tutti i minimi particolari, i quali del resto non potrebbero neanche essere for– mulati a p1'ioi-i in una legge; ma faccia discutere e approvare solo una breve serie di articoli som– mari, che contengano i principi fondarnentalissimi della riforma, e chieda, per l 1 attuazione concreta della

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