Critica Sociale - Anno XVIII - n. 9 - 1 maggio 1908

136 CRITICASOCIALE E così gli individualisti, avversari delle organiz– zazioni di classe, sono pure, per loi:ticaconsegucnzn, g-li avversari di quelle conquiste a cui tendono quo1:1to organizzazioni, avversari ~ ed eccoci in argomento - di quella lo~islazione protettiva del lavoro, che si riassume, sotto vari aspetti, in una difesa dei la– voratori più umili. Il riposo settimanale obbligatorio, il divieto del lavoro notturno nell'industria della panificazione, rappresentano per essi una diminuzione o, meglio ancorn, una violazione della libertà individuale, e contro le leggi che sanzionano tali principì si schie– rano oggi 1 come si schiereranno domani contro qual– siasi progetto di determinazione oraria della giornata di lavoro. E il loro ragionamento può sembrare, a prima vista, non privo di un certo filo di logica. - Voi andato, essi dicono, contro il concetto della libertà individuale, voi cost.ringcto ogni individuo in un letto di Procuste e, mentre proteggete l'individuo più debole, tarpate le ali al pii1 forte, a cui sarebbe concesso di assurgere a condizione più elevata. 1 fatti di ogni giorno dimostrano come, anche dalle piì1 umili condizioni, individui, non forniti di alcun privilegio di censo o di educazione, possano salire alle più alte sfere sociali. Voi andate contro alle leggi naturali opponendovi a questa differenziazione degli individui, ostacolando, iu prò dei più deboli, gli individui pit1 forti ai quali la natura vorrebbe concedere il sopravvento. In realtà. tutto ciò non ò che sofisma. Nessuno 1>uòmettere in dubbio l'esistenza di classi sociali, nelle quali gli individui sono in ~enere dotati di così scarse armi di difesa, da renderli individuulml?nte soccombenti nella lotta per }a vita. Sono questi umili che costituiscono la grande massa amorfa. della popolazione, il substrato fondamentale della società, la immensa plebe dei poveri; sono essi che si affa– ticano nei più umili Javori, essi che attendono alle opere più gravose, essi che dissodano i campi, che rompono le pietre. che apprestano i metalli, essi che forniscono alimento e materif1, uon solo a sè, ma alle classi più evolute o piit colte. fl bagaglio di cognizioni, che è loro possibile acquistare, il corredo della loro mente, sono troppo èsigua cosa perchò essi possano mai ardire di entrare da soli e Yittoriosamente nella lotta per la vita, colla speranza di un cammino più florido di quello per– corso dai loro compagni; e, se qualche eccezione vi è, frutto di sforzi sovrumani o conseguenza di stra– ordinario privilegio di natura, essa dimostra ancora meglio quanto t1ia per essi improba impresa uscire dalla cerchia che li costringe. Orbene, tutta questa folla non può essere tenuta in disdegno, come vorrebbe qualche individualista a cui la fortuna permise di apprestarsi alla lotta per la vita colle armi più sicure. Questa folla, che non ha nome, che non ha speranza, macho pure è tanta parte della società e che, non solo nei suoi impeti, ma sempre, in ogni manifestazione sociale, ,·iene a pesare sui destini dei popoli) deve essere protetta 1 deve essere difesa. I~ opera buona e ch•ile insegnare a questa folla il segreto della organizzazione e della lotta collet• tiva, perchè da queste essa può trarre forza e vigoria, ed opporsi validamente allo sfruttamento da parte di altre classi sociali. Il miglioramento, la reden– zione degli umili deve essere conseguenza della loro organizzazione; ed è dal miglioramento di questa nrnssa cli umili che prende nome e luce la civiltà. Quu.nte volte noi abbiamo sentito ripetere che le antiche civiltà non possono essere considerate come inferiori alla nostra, e quante volte, davanti alle opere sublimi dei Greci e dei Romani, noi siamo stati tentati di crederlo. ~ppure ciò è sostanziai- mente falso: la civiltà di un popolo non può essero valutata solo alla stregua della perfezione delle pitt elevate classi socinli 1 ma tenendo conto altrcsì dclht condizione delle grandi masse che costituiscono il substrato della società. Partendo da quosto 1 ci a1>pare evidente li.\ diffe– renza deiln civiltà nostra da quella degli antichi Greci e Romani: poichè, al disotto delle più e,•olute manifestazioni dell'arte e della scienza greco-latina 1 noi scorgiamo l'immensa ignominia della schiavitlt, che ci mostra in quali tristissime condizioni, ben peggiori delle nostre, versasse allora la grande massa informe della popolazione. La civiltà cammina di pari passo colla elevazione degli strati sociali più umili. J~rrano quindi, e si oppongono alla evoluzione civile, gli individualisti che ostacolano l'organizzazione delle masse e le conquiste che dalla organizzazione derivano. Il se– greto della potenza delle nazioui pili evolute consiste appunto nella protezione dei propri pii1 umili lavo– ratori; e la Germania, che vanta oggi la pilt com– pleta legislazione protettiva del lavoro, deve certa– mente a questa la posizione che essa tiene fra le nazioni civili. Combattiamo gli individualisti, quando a questo si opp ongono, perchè essi sono in errore, cd angu– ria.mo anche al11 Italia un migliore sistema protettivo delle c lassi lavoratrici inferiori. Dott. BAJl,A. La Critica, Socit~lc e il 1'01111>0: per l'Italia, mmo L. 22, semestre L. 12. METODI NUOVI nella ,·alutazione eeouomie..1.dell'alimentazione Già nel 1906 ho riassunto nella Cdtica i dati di talune constatazioni, raccolte molto di recente in Francìa 1 at– torno al bilancio alimentare cli alcuni gruppi operai. Le constatazioni confermavano, imprimendogli il carnUero di cosa provata, quanto da tempo o.ncbe i più modesti osservatori avevano con~tatato: che, cioè, in taluni gruppi di lavoratori 1 anche in paesi a salarì relotha– mente elevat1 1 come appunto iu Franclh, il bilancio ali– mentare può essere deflc!ente e non presentare l'equi– librio fisiologico; Inoltre, diceva che ancor più frequen– temente il bilancio alimentare operaio è irrazionale, ecelto con criteri di prodigalità, senza una direttiva che risponda ai dati di osservazione. Perchè i positivisti, quando attraverso alla questione economica considerano aucbe la questione di stomaco, non possono non fare un rilievo: l'aumento del salari, l'innalzamento economico del proletariato, miglioreranno il bilancio alimentare assai meglio di qualunque disqui– sizione teorica di fisiologi o di igienisti, ma non c'ò da credere che anche i più inopinati aumenti nei salari ri• voluzionino il problema alimentare, percbè è naturale che 1 se il valore unitario della mano d'opera cresce, cresce - sia pure non secondo un rapporto diretto - il valore unitario dell'unità di albumina e di grasso. Quindi Il problema della ricerca dello buone sostanze azotate, del buoni grassi, degli idrati di carbonio bene assimilabili, ò 6empre aperto: e, quando riusciremo a far comprendere che taluni cibi valgono poco pel corpo e costano molto per la borsa, avremo fa.Uoopera social– mente utile. In tale materia, il tecnicismo non ò una parata di lusso da parte degli individui che, vivendo nei labora-

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