Critica Sociale - Anno XVIII - n. 8 - 16 aprile 1908

114 CRITICA SOCIALE delI1attiva partecipazione alla politica positiva del paese, consolidando la libertà col farne buon uso, e inaugurando quel " periodo della conquista prole• taria "' l'inoltrarci nel quale dipendeva ormai, so– pratutto, dal valore, dall'accortezza, dalla sapiente te– nacia del proletariato e del partito. E aggiungevamo ~ fra una diagnosi rJ.ella situa– zione e il programma di un'azione concreta - che era nostro urgente dovere " sbarazzare il partito dalle correnti impulsive che, qua e là, lo pervadono ancora; denudare e snidare gli elementi parassitici che, con astuto mimetismo, si nascondono dentro i meandri dt-Jll'organismo socialista e, per impazienza spavalda, arrischiano, per le fatue apparenze della libertà, di comprometterne la preziosa sostanza. Per gli sbandieramenti pagliacci e senza conclusione (soggiungevamo, e quante volte queste frasi non fun– sero da torsi di cavolo al nostro indirizzo, in mano a tutti gli arfasatti del socialismo!), per il cauto sbarazzino degli inni proibiti, per la retorica alcoo– lizzante, per i tafferugli cretini colla polizia, ci sono gli anarchici, e bastano. ,, Prevedevamo - e i fatti furono anche più pessi– misti delle nostre parole - che gli i1:1tintianarcoidi e l'ineducazione çlella stil'pe, eccellente agar-agar a tutti i batteri piogeni del demagogismo, ci avrebbero sbarrato il cammino; e perciò convocavamo a bat taglia ostinata e concorde tutti gli elementi onesti, intelligenti e coraggiosi del partito. Così avessero risposto davveì'o ! " Per mio conto - così chiude– vamo quello ·scritto - io non ho finito; incomincio. ,, E seguitammo difatti. Tutte le controversie del partito, le polemiche d'indirizzo e di tattica che, a traverso le vicende ben note, sboecarono, al Congresso di Roma, nella transazione integralista, da noi fie• ramente criticata e poi accettata nel voto come ponte di passaggio ad un socialismo evolutivo 1 schietto e coerente; tutte s'imperniarono e volsel'O attorno a quelle idee, da noi formulate, che non erano nostre personali, ma della parte socialista che si stringeva intorno a noi. E se oggi, dopo tante oscitanze, che costarono al partito e al proletariato italiano anni di dolori, di delusioni, di vana fat.ica, se oggi un frammento di quel credo è alla fine confessato e riconosciuto; è possibile, è umano, e sarebbe utile che da noi si rinunziasse a ravvisarvi la vittoria, non senza su· dore mietuta, della nosira predicazione e della no– stra battaglia? * .. Sarebbe utile, forse, la troppo cristiana rinunzia, se la vittoria fosse piena; se tutto il sistema e l'ìn· dirizzo 1 senza possibili ritorni, avesse trionfato. Ma 1wn è: onde più urgente i1 dovere, non di depor le armi, ma di incalzare i tentennanti, che han bale– nato su un punto, perchè, coerenti a se stessi, rom• pano del tutto con l'equivoco che li attanaglia. Invero, sassainole con le guardie e scioperi gene· rali di protesta non sono altro se non un episodio, l'episodio di un metodo; sono in fondo, del catastro– fismo spicciolo, minuto, sporadico - pili idiota quindi di quell'altro - ma sempre del catastrofismo. Sono inoltre il portato naturale, stiamo per dire necessario e giustificato, di un socialismo disoccupato, di una azione proletaria monca ed inconcludente. Dove il movimento è iniziato e non trova la sua via, stagna e ferme~ta nella piazza. I prudenti precetti del Mor– gari - limitati al fenomeno dei conflitti colla pub• blica forza - non diciamo debban essere sterili; sor– gerà qua e Jà più frequente nei tumulti, dopo questa propaganda froebeliana, il socialista coraggioso che disarmi il pugno d'un improvvisato Balilla i e le risse, comunque, sconfessate così, clamorosamente, dal partito, cesseranno di esser risse politiche. Ma è chiaro come tutto ciò non vada oltre l'accidente, non do• mini il fenomeno intiero. La violenza vana, usuraia, che si sconta in rincrudita reazione, non è solo nel• l'urto materiale colla forza, nè soltanto la selce lan• ciata contro gli agenti rimbalza sulla testa dell'ine– sperto fromboliere. L'educazione delle masse, neppure delle masse organizzate (quanti sono operai in Italia che leggano anche solo l'Avanti! e se ne facciano sangue e cer– vello?), non si compie per precetti e per prediche. L'educazione è figlia delJ'azione. Ma il proletariato italiano, inchiodato finora quasi unicamente al gioco semplicista di una resistenza meccanica, prodotto dell'istinto più che del c&.lcoloe ricca di delusioni inevitabili, è disoccupato ed assente nell'arringo po– litico e sociale. Da otto anni, invano, rovesciate le trincee che glie ne sbarravano l'accesso, noi atten– diamo ed invochiamo ch'esso vi si inoltri, che le sue avanguardie lo prendano d'assalto, ch'esso vi rechi i suoi dolori, i suoi programmi, i suoi uomini, che vi si ingegni e vi si provi. Il partito socialista dovea fargli da battistrada. Eppure sarà solo allorquando avrà morso a questo frutto e ne avrà gustato il sapore; sarà solo allor– quando il proletariato avrà compreso come all'opera delle riforme, che Io interessano, esso possa, esso debba recare il presidio delle forze - invincibili, se coscienti e addestrate - che disperde tutta.via nei fatui conati e clamori di un rivoluzionarismo ne– gativo e tutto di parata; sarà allora soltanto che la conquista proletaria si potrà dire inaugurata; ch~'\1 secolo degli operai, vaticinato dal Gladstone, avrà dischiuso i battenti. Allora, allora soltanto, comin– cerà. il socialismo. l"'rattanto non cessano gli sforzi per disviarlo dalla meta. La lettera-articolo Educw·e?, nell'Avanti! del 19, di Ettore Cicootti, è documento sintomatico a questo riguardo. Si poteva supporre che, dopo tante prove infelici e tante delusioni, dopo il testamento di Feni e il suo ritirarsi sotto la tenda, dopo la mossa di Morgarl, il rivolm'iionarismo verbale avesse abdicato. Eccolo più vivo che mai. La successione è aperta e il candidato si affaccia! Si affaccia e domanda, come di ragione, al socia– lismo integralista ch'esso lo accolga nel suo seno capace e lo riconosca. Apre, con un piccolo esordio, che tradisce la canzonatura, ammettendo la utilità della campagna di Morgari contro la violenza; l'e•

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