Critica Sociale - Anno XVIII - n. 3 - 1 febbraio 1908

CRITICA SOClALli 41 alla Cqmera di Vienna si è già. le\'ata e si leverà ancora sino a scopo raggiunto. Sicchò il còm1>ito dei socialisti nelle Delegazioni ap1rnrc rhiaro ed eloquente. Opporsi con ogni mezzo alle velleità guerrafondaie, che eventualmente si mani• frstassero per opera delle rappresentanze nazionali di ogni stirpe: proclamare netto e AChietto che il proletariato non vuol guo!'l'e di s01·ta, e guerre non farà per alcuna rngione 1 e conseguentemente opporre un reciso energico rifiuto a quab:;iasi domanda di nuovi ag-grnvi por costruzioni militari o marinare– sche. Cm1ì ancora una volta si rinsalderanno i vincoli di fratellanza internazionale che uniscono i popoli <flo~ni stirpe e favella 1 a dispetto di tutte le velleifa imperif,listico-guerrafondaie di politicnnti e letterati. A~ll!.C'AHE STORCIii. Conclusioni idilliche di unapolemica La importante polemica sulla librrtà del krnmi– raggio accenna a chiudere (esempio rarissimo) in tono cli perfetto idillio, almeno da parte londinese. Angelo Crespi infatti ci comunica quanto segue: lo accetto, e nou da oggi, tutte lo promosse del ragio– namento di Cabiati, da cui ho tanto imparato e di cui lt>ggo sempre tanto volentieri ogni scritto: ma quello, che lo devo stupire anche di pii\ si è il fatto che io sono convinto dì avere sempre accettata anche la sua conclusione. Donde sorso la mia polemica col Marchio li? Oal\a sua affermazione della opportunifa più o meno prOsiima di una legge contro il reato di krumiraggio. A questa io opposi che la utilità. sociale (fii cui ammetto il rnnso dcflolto dal Cabiati) della organizzazione operaia uon è assoluta, ma relativa e misurata dttl suo potere di resi. stenza alle forze con cui si tro\'a a lottare, e che ~ssa può anche avere effetti antisociali, o che una legge come quella proposta dal Yarchioli potrebbe accrescere questa tendenza. Vale a dire, io non feci l'apologia rlella li– bertà. di lavoro o del krumiroggio come la farebbe un forcaiolo qualsiasi. lo sostenni soltanto cho l'attuazione dell'Idea ciel ).larchioli avrebbe per effetto di diminuire quella che Il Cabiatì e il Cossa con altri chiamano co,i• corr,mza 1>ote11ziale di trasformare la organiizazione in una forza antisociale. lo non credo che il Cabiati abbia distrutto un solo iota di questa tesi, ed anzi mi trovo perfettamente d'accordo con lui, sia. su questo, sia sugli altri punti, del permanente distacco, o almeno della non necessaria coincidenza, fra l'interesse individuale e il collettivo, del carattere imperfetto della concorrenza effettiva esistente. Nè fa eccezione l'osservazione cli ratto, che egli reca contro il mio dilemma intorno al valore sociale del kru– miro. 'l'alo osservazione prova non giil che tra krumiri non vi possano, sia pure accidentalmente, essere Jei va– lori sociali, ma soltanto che non ò necessario che essi siano dei valori permanenti e sostituibili agli altri. E poichè, come il Cabiati ammette, tra i disoccupati ab– bonda la mano d'opera di media a.bilità, e quindi sosti– tuibile a. quella. organizzata - sebbene ciò non avvenga ma.i se non in parte - la sua osservazione viene a mo– strare una difficoltà pratica enorme, insuperabile senza ingiustizie, alla apJ)licazione del1 1 ldca del l\larchioli. Su alcuni altri punti ritornerò recensendo la quinta edizione dei Principii del :Marsllall e l'oJ)era <lelFAgnelli sulla dlsoccuJ)azione. Per ora concludo dichiarando di non sentirmi secondo atl alcuno nell'interesse, favore– volmente orientato, verso lo sviluJ)po dell'organizzazione operaia, della legislazione sociale e di una. organizza– zione sociale In cui il caso ò sempre pii1 sostituito dalla coordinazione razionale degli srorzi di tutti. Ad ogni modo, la impossibilità di e\'itaro errori nella. lotta quo - tìdlana e di urtare inopportunamente o ingiustamente i nostri vicini non toglie la necessiti\ o la convenienza di cnlcolarC", fin dove è possibile, tutte le ripercussioni che uua nostra mossa può avere. Letti nello spirito in cui furono scritti, i miei articoli avevano carattere non di rimprovero e di insulto, ma di monito. Anche i più im;rimi11ali rra essi includcnrno il concetto che il socia– lismo, per prevalere, deve aggiungere a ciò che di buono e'è uello stato attuale, e nou togliero; devo essere com– prensivo e non esclusivo; essere una rormazione natu• rnle, che trionfa per la propria superiore ed organica. efficienza e non un prodotto artlflzloRo ed offlmero. Ciò posto, mi 9a dire Cabiati dove s\11.11O i miei so{lsmi eco110111ici o almeno i miei p(iraloyismi? Ciò che io sono dispo<ito nd ammettere ò che egli ho. meglio e pili precisa• mente formulato le mie premesse. ANGELO CKESPI. Senonché l'idillio si guasta .... .... con questa postilla di Ettore Marchioli 1 con la quale, n.vvcnute tutte le spie~azioni e le compensa– zioni possibili, anche in fatto di punzecchiamenti reciproci, ci pare che la polemica possa pel mo– mento dichiararsi chiusa! Non voglio ritorna.re su cose gih dette; ma non posso non rilevare come, allorquando Crespi afferma di ac– cett1,1re tull'! le premesse del ragionamento di Attilio Cabiati (che sono anche le mie), mostri una straordi– na1ia disinvoltura. Tra le premesse del Cabiati mi pare fossero le se– guenti: I' La costituzione economica. moderna, separando gli strumenti di produzione dal produttore, pone in permanente conflitto la produttività di un individuo o di un gruppo colla produt.tivl1à sociale, pone cioè (per usal'O la terminologiu, dell'Effertz, del cui libro « Les antagonisnies économiques » ricordo di avere pa1·lato ~u questo stesse colonne, circa duo anni (a) in continuo attrito lo. Rentab1litiit colla P,·ocLuktiviliil 2" ~et mondo industriale odierno i fdtol'i umani di produzione hanno punti di partenza assai disuguali; le posiz.ioni iniziali dell"imprendilOre e dell'operaio sono diversiosime: l'uno corre sull'automobile, l'altro con– quista terreno arrancando faticosamente sulle grucce. :, 0 È assurdo parlare oggi di libertà. del lavoroj essa ò una co<.iache non ha senso, almeno da. parte del lavoratore. 4° ],'organizzazione operaia ò un tentativo, niente più che un tentath·o, dei salariati per effettua.re le con– d1zioni vere della libertà; essa tende a. limitare il mo– nopolio capitalfat,co, che si serve di tutte le armi poli– tiche o sociali per conservare la propria. posizione di privilegio. 5' Il krumiraggio ha. una. funzione socialmente dannosa: i proletari e i salariati hanno tutto l'interesse a che vtinga eliminata.· quella forma di concorrenza anarchica. ed antisociale che è la cosidetta libertà del lavoro. o 0 Nella costituzione odi&1·na vi è uno squilibrio permanente tra la popolazione e i me:1.zidi sussistenza; tale s(]uilibrio non solo non ò imputabile ai proleta.rì , ma dipende unicamente dai capitalisti di mantenerlo in modo costante; donde trac origine la piaga della di– soccupazione.

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