Critica Sociale - Anno XVIII - n. 3 - 1 febbraio 1908

CR[T[CA SOCIALE 37 tosi da lui posta, quando, a sostenerla, ammette in subordine che 1 fra "' il caso in cui sinsi ferita una onoratezza illibata.,, o u. il caso in cui siasi detto il vero intorno alla falsa nomea cli persona onesta "' vi ha lla essere diversità nella misurn della pena. A questo tende appunto il prog-etto 1/.erhoglio, che evidentemente, pel secondo cuso, offre In possihilità della prova e dell'nssoluzione e, nella. peµ-giore ipo• tesi. consento di scendere a pene minimissime, rien• tranti nella legge del perdono. I~ gli esempi legislativi, che l'avv. Granata pone innanzi come imita.bili, non portano a di,·ersa con– clusione. li Codice di Zurigo esig-ebensì il mendacio consapevole come estremo di diffamazione punibile, ma ciò noi caso che l'imputazione sia di crimini o di delitti; non diverso, in sostanza, dalla nostrn legge, nella quale l'imputazione di delitti 1 se appena appaia seria: dà. luogo a procedure penali contro l'incolpato, le quali 1 se riescono alla condanna, seri– minano ipso jure il diffamatore querelato. Il Codice austriaco 11011 si contenta della verità del fatto dir– famatorio, per scriminare il querelato, quando si tratti di nccuse concernenti la vita privata. Ma la distinzione è sottile, e, per l'intreccio diflicilmcntc districabile fra ciò che appartiene alla vita prh•ata e alla vita pubblica cli un qualsiasi diffamato, può condurre a difficoltà pratiche infinite e a conseguenze iniquissime. Anche la vita privata del1 1 11omo pub– blico, in certi casi e sotto certi aspetti, dev'essere sindacabile, e può essere rh•elatrice. Solo la ricerca del fine del diffamatore porge un criterio abbastanza semplice e largo, per adattarsi nel modo approssi– mativamente migliore alle esigenze variabilissimo della pluralità dei, casi concreti. No tiamo qui, cli passag~io, come il criterio ciel {i.ne propostosi dal diffamatore sia, per noi, di gran lunga preferibile alla ricerca, che altri suggerisce (fra gli altri il Valdata e l'Associazione della Stampa lombarda) del 1 1 a,itaggio o ciel clanno socialt che pos– sano derivare dal fatto della cliffamazioac impunita o dalla concessa facoltà di esperimentare la exceptio ver-itatis. In materia penale è il fine che conta in– nanzi tutto, e non l'eff"etlo delle azioni, che può es– sere affatto estraneo alla volontà e alla coscienza dell'agente: ciò che è estraneo a questa coscienza e a questa Yolontà non può essere soggetto di pena. S 1 io, fermamente volendo salvarvi dal naufr11gio, mi confondo e vi annego, non perciò sarò reo di omi– cidio, neppure atteuuat0. Non perchè uu omicidio (sarebbe facile configurare degli esempi) possa ric– scire, in dati casi, obiettiYamente vantaggioso alla colletth 1 ità, non per questo sarà scriminato, e nep– pure cotesta utilità, successivamente riconosciuta, lo renderà scusabile, se il colpevole non l'ebbe primrt di mira. Analogamente per quel tentato omicidio morale che è spesirn la diffamazione: in essa, come la legittima difesa di sè stessi o d'altrui ocll'omi– cidio o nella lesione, sarà scriminante la bontà ciel fine, che ò appunto, in sosta.11za 1 la legittimadifesa 1 a favore della società, dalla trufl'u clCI rurfanti che si gabellano per persone dabbene. In nmbo i casi, lo stato di difesa legittima è un fatto di apprezza• mento squisitameute sog-gettjvo. Or, se il fine social– mente utile fu prCYisto e voluto dal difftrnmtorc - - sia pure con errore di a1>prezzamento • eccoci allora rientrati nella ipotesi della legge Zerboglio. La quale, dunque, a noi pare che a. gran torto si appunt.i di timidezza e qunsi d'ipocrisia. Ciò che I~ si imputa come tale, ciò che può pArore un cal– colato opportunismo per far passare il disegno cli legge, non è altro che lo sforzo di approssimarsi alla maggior giustizia possibile, non è altro che il senso esatto e lo scrupolo geloso della multiforme realtà. FILIPPO TURATI. LA CRISI DEL SOCIALISMO MANTOVAN l. Nell"arenn. drllf' tendenze ..Uno sguarrlo rctros11ctth10. Oggi che il vento <lelle tendenze si tace quasi do– vunque, e un'aura. dolce di conciliaziono spira nollo vele dello frazioni o razioni di un tempo 1 o lo spingo a convergere o ad unirsi contro Il pericolo dell' " eterno concorrente ,, o rh·ale, l'anarchismo, cho risorgo sotto le spoglio del rdndacalismo frn.nco•napoletano, non è inutile rivolgersi Indietro a mirar l'onda già. tempeStosa e studiare il fenomeno nelle sue origini, nel suo svol• gersi, nelle sue conseguenze, là dove la lotta di ten– denza, in tutti i suol etadì e le sue gradazioni, ebbe il campo o l'arena in cui infuriò più caratteristica. 'l'a,lo maniera d'indagine locale, fatta pii', sulle cose \'i\'8 cho :tttraverso le pagine dei libri, rientra, so non m'inganno, n~J programma di questa Jthlsta, che ama continuamente innovnrili applicandosi piì, intimamente alla vita e al movimento quotidiano del proletariato. Certo, ali' indagine occorrerebbe miglior acume: non però - almeno nelle intenzioni - maggior sincerità o serenità. Coloro che, conoscendo certo vicende passate del Man– tovano, eospettossoro nei miei giudizi su quella Pro• vincia un po' della p;icologin. d'un roi e,i exile, possono star tranquilli. Il tempo galantuomo e le cose han ratto così ampia ed allegra vendetta per i metodi che io - con o Itri valorosi amici - avevamo sostenuto, che il mio linguaggio, come Il mio apprezzamento, ò spoglio d'ogni pas,ione. Sine i,·a et studio, dunque, ma. con pari franchezza, parliamo un J)OCO cli questa Provincia di Mantova, che, insieme con Reggio e in forma pili clamorosa, è consi• derata come una colla e un altare della religione so– cialista. E parliamone sopratutto in rapporto alle due tendenze, a. questo fenomeno che da sei anni e più riempie e caratterizza la vita del nostro partito e del movimento proletario. Nel Manto"ano nacque ed ha influenza .grandissima - a,·endo\•i quasi la sua scuola o la palestra. - colui che lo tendenze teorizzò e schematizzò facendone due alo, destra e sinistra, dell'esercito socialista. Nel Man– tovano le tendenze scon\'olsero, forse anche più che al• trove, il movimento dei la,•oratr,ri, e si svilupparono e si trasformarono in ,•arie foggio e fino alle conseguenze più estreme. Quivi, successivamente o contemporanea– mente, dal socialismo puro e semplice ,·edommo sorgere il rivoluzionarismo rerriano, verbale ed elettorale, il Labriolismo, rivoluzionario dnpprimB, sindacalista dap– poi, il Dina\ismo, ribelle in politica o in etica pubblica e privata, con suddi,•isioni o sottospecie n seconda degli interproti e chierici minori di questo o quel paese. E ~demmo quindi tutto questo subbuglio di impeti e di propositi bellicosi attenuarsi <, dii1tendersi in quell'inte– gralismo che tutti compreso e tutti fece tacere nell'ob– bligo <lolla reciproca to1leranza 1 tantocbè in quel gene– rale Rilon1.ionuche Il proletariato, stanco di clamori e <li dispute, fii appisolò e minaccia d'addormentarsl dav– vero, in uno di quel suoi sonni di infante gigantesco che durano degli anni. ... Ma anzitutto, que'lte famigerato ~ due tendenze,, che parvero teorizute e inventate quasi, per suo gusto per• sonate, da un uomo, e ohe pur trovarono terreno cosl

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