Critica Sociale - Anno XVIII - n. 3 - 1 febbraio 1908

46 CRITICA SOCIALE da' prepotenti, dissimulando le SO\'ercbierie passeggiere o capriccioso, corrispondendo con sommissione a quelle cho venissero da una intenzione più seri:\ e più medi– tata, costringendo a forza d'inchini e di rispetto gio– viale anche i più burberi e sdegnosi a fargli un sor– ri~o quando li incontrava per la. strada (1), era riuscito a passare i sessant'anni senza gran burrasche (2); che, tra un messa e l'altra, prestava dei denari alle sue pe– corelle prendendo in pegno delle collane d'oro, e che di prestiti e di restituzioni teneva iu regola una perfetta contabilità; quel contadino 1 quel Renzo che, con discreta furberia, riesce a cavar dalla bocca cli don Abbon1lio il nome di don Rodrigo quale mandante dei bravi e quale unico ostacolatore del suo matrimonio con Lucia, e che 1 dopo tutto, non si sbilancia in promesse nò in assicura– zioni vane di segretezza, limitandosi - di fronte alle insistenze di don Abbondio che lo invitava a giurar di mantenere il silenzio su la confessione fattagli - a dire: 11 posso a\'er fallato ,, ( 3 ), e nulla più; quel Renzo che, di tanto in tnnto 1 e con maggiore intensit.?L ogni Vùlta che si trova in perkolo, in confusioni, si rammenta di dio, d1:,lla madonna e dei santi, che conserva con tanta cura i cinquanta acudi in\'iatlgli da Agnese "e mai in - taccati 71 (~) e de' quali non aveva fatto parola nè pure - si noti - con Bortolo; e quell'istesso Bortolo che va in cerca del cugino perchè gli voleva bene, ma, più ancora, perchè 1 conoscendolo di talento e abile nel me– stiere, giudicava che gli sarebbe stato nella fabbrica di grande aiuto senza poter mai aspirar a soppiantarlo " per quella benedetta disgrazia dl non saper tener la penna in mano,, C); e quell'oste, dove càpitano Renzo, 'l'onio e Gervaso ln. sera istessa della famosa spedizione in casa di don Abbondio, che afferma esser prima re– gola del mestiere" non doma'1dare i ratti degli altri ,, ( 6 ); e che esce in dichiarazioni come queste: " l'uomo si conosce alle azioni: quelli che bevono il vino senza cri– ticarlo, che pagano il conto senza tirare, che non metton su lite con gli altri avventori, e, se hanno una coltellata da consegnare a uno, lo vanno ad aspettare fuori e lon– tano dall'osteria, tanto che il povero oste non ne vada dì mezzo, quelli sono i g1:1.lantuomini 11 (')j e quel can– dore, quella nitidezza della casetta di Lucia, quel 11 letto fatto e spianato con la rimboccatura arrovesciata e com– posta. sul capezzale ,, (*); tutto questo, o altro ancora, tutti questi tipi, questi particolari, uniti, messi accanto, messi a raffronto con altri particolari, non dichiaran suhito, così> a prima vista, così, all'ingrosso, che la scena, che il palcoscenico dove si svolge il dramma ò lom– bardo e che lombardo è, indubOiamente, l'autore? C'è un talo sapor locale, c'è un tale cumulo di note carat– teristiche: per lo quali o_g-Dunvede come lo scrittore ci abbia pòrto il quadro dì quanto può succedere, di quanto può scorgersi, non in questa o quella regione, ma nella sua regione. ll candore dei lenzuoli, la pulilezza delle stanze, Poste con la sua morale, potranno, davvero> ritrovarsi anche fuori di Lombardia, ma, se non quel candore, se non quella pulitezza, se non q"uella morale, al sicuro quel curato, quel Renzo, quel cugino sono lombardi della più bell'acqua 1 o, nella migliore delle circostanze, sono lom• (I) Ca11. I, poi:. IG. {~) Ù!ll1- I, pog. IG. l') Ca11. Il, Jlllg. :!S. (4) Cap. XXXIII, llag. tOt. 1") C1111.:o:xu1, pag. iu~. \o) Cl\j). \'Il, pag. 88. (l) Cnp. YII, Pili,:'- 89. {8) Ca11.nu, 1mg, n. bardi non •esclusivamente,, ma lombardi specialissima– mente, Un prete guaio ò don Abbondio, in realttà, pauroso ma egoista, modesto ma affarista, non è il ritratto dei preti di ogni parte d 1 Italia 1 ma di una regiono in parti– colare. Con don Abbondio, con questo impasto di bene e di malo, di religioso e di usuriere, che mette il nero sul bianco da.Ila parte del debito quando presta n 'l'onio le venticinque berlinghe - salvo, s'intende, prendere in pegno la collana della Tecla - ma. che, poi, dice essere il mondo diventato sospettoso quando 'l'onio gli chiede uua ricevuta comprovante la avvenuta restitu– zione del denaro, noi vediamo sfilarci dinanzi una folla di religiosi - preti e frati - di Lombardia, intelligenti, moderni, ma mestatori, brigatori, appassionati del cielo ma non dimentichi oè incuranti delte rose cbe possono spuntare fra le spine di questa u valle di lacrime 11 ! Così Renzo: un contadino astuto è facile trovarlo, chi lo ignora? Ma un contadino cbe non si tradisce neanche nell'ira suscitatagli dalla scoperta del vero impedimento alle suo nozze; che consena la calma, che ba, anzi, quasi uno sdoppiamento del suo io quando, volendo con– vincere Lucia a andar con lui, di notte, dal curato, per celebrar di sorpresa il matrimonio, ingigantisce la sua collera cercando di trar profitto dall'impressione· che le parole potevan fare su l'animo di lei; un contadino che 110n intacca i cinquanta scudi inviatigli da Agnese e che di tanto tesoro non fa parola con nessuno 1 nemmeno con Bortolo presso il quale dimora e dal quale, pure, è stato ospitalmente accolto e soccorso in momenti difficili; un contadiuo siffatto sarà riscontrabile, qualche volta, anche in 'l'oscana, anche nel Veneto, anche nell'Emilia .... ma non mal con tanta frequenza come in Lombardia, non mai con tanta. facilità cbe la sua riproduzione possa elevarsi a siml.iolo 1 a tipo dei contadini della regione. Non altrimenti è di quel Bortoloi amico del cugino, ma che nell'amicizia, nel soccorso che gli dà non si di– mentica, per un istante, del suo interease, del vantaggio che gli deriva dall'esser Renzo analfabeta, e, quindi, nella impossibilità di fargli concorrenza entro il filatoio. Un prete preoccupato mediocremente delle cose divine e assai delle cose terrene; un couta.dino furbo e un mezzo contadino iuteressato, sono, dunque, propri di ogni tempo e di ogni luogo, ma un prete affari3ta fino a quel punto - chò la questione nostra sta nella dose, nella quantifa della doto, vizio o p1·egio che sia - un contadino, o più contadini 1 fino a quel punto astuti, accorti, riflessivi, non in ogni tempo, nè in ogni luogo è dato di ritrovare ; dou A~bondio, lterizo, Bortolo nou sono di tutta ltalia; essi sono i chiari rappresentanti della Lombardia, sono gli specchi cli parte della popolazione dei piccoli paesi lombardi, industre 1 laboriosa, benestante, ma elle è in• dustre, laboriosa o benestante, se non unicamente, gran– demente di certo, per il suo attaccamento al denaro, per la sua taccagneria in molte cose, per il suo affarismo, per una. smania incessante di lavoro e di lucro. E è uaturale: ogni artista. - e, per ciò, anche il ì\Ian– zonl - nel descriYere delle scene, nel tratteggiare àei personaggi, nel nat·rare degli avvenimenti, molte ,,oJto riproduce, soltanto con lievi ritocchi, scene, personaggi, avvenimenti da lui già \'isti, già conosciuti, già presen– :dati; incoscientemente, egli dà nell'opera ì suoi episodi, lo sue vedute e ben poco di più ('). ( 1) !SI lcgg11no attenfnmenle le ~eguenll parole clel D',\nco1111, ~ I personaggi [del P. S.] si m110\·01wcomo nolln Ylta rol\lo, e /\!<'uni son diventali tra· \)11l 1101)0\arl ohe vanU In nostra lotterntum, 11orclltl studiati eul vero della natura umana, che l'cmlo,·e, del resto, ,·itroera

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