Critica Sociale - Anno XVIII - n. 2 - 16 gennaio 1908

18 CRITICA SOCIALE dizio fin troppo radicato, è quello che tende - e non sempre giustamente - a misurare l'autorità e a corrispondere l'osse<1uio in ragione <lello stipendio che altri percepisce. E, µer limitarci alla Camera 1 i ministri - che sono stipendiati - sono forse meno autorevoli dei rleputati? Quanto alla resistenza che il Pa.rlameuto <leve opporre a domande eccessive e<l ioginste (poichè solo per 4_ueste la resistenza è legittima), essa po· trebbe scemare unicamente se eccessi va od ingiusta fosse l'indennità ch'esso attribuisse a se stesso. Anche qui si pretende risolvere la questione colla que• stione. Se 1 viceversa., µe\ difetto <li indennità., il Parlamento funzioui alla peggio, esso a.vrà minor forza in generale, quin<li anche minor l'onm di re– sistenza a quelle ciomand.e, e minore attitudine a valutarne l'ingiustizia e l'eccesso. Queste riflessioni sono intuitive, nè sarebbe serio l'insistervi. L'altro argomento, che domiua tutto l'articolo del nostro collega e ritorna in varia forma nei varii paragrafi, è il timore che, con l'inòennità 1 venga a crearsi una classe pericolosa di politi– canti1 <li "professionali della politica,,. ì\.[a,poichè il concetto non è fon;e abbastanza chiaro per sè, preferiamo citare intero il brano che più special– mente vi si riferisce: Molti desiderano che la massa dei deputati partecipi più attivamente ai lavori pa!'\amentari. L'indennità avrebbe, sopratutto se fosse eleva1a, l'effetto di aumen– tare la frequenza alle sedute e di stimolare e rendere più attiva l'opera delle Commissioni. I deputati, si dicE>, darebbero tutto il loro tempo alla politica. Ora, anche questo è un punto di vista erroneo. L'Italia e l'Inghil– terra non presentano una frequenza alle sedute minore dei paesi che hanno la indennità. In Italia le Relazioni parlamentari sono forse p1ù dettagliate, non oso dire migliori, che in qua:1siasì altro paese. L'idea che i depu– tati diano Lutto 11loro tempo alla politica è, d'altra parte, deplorevole. Ogni assemblea ha un piccolo numero di persone che partecipano attivamente alla lotta; la funzione della più gran parte dei deputati è però, dovunque, molto limitata. Se i deputati dessero tutto il loro tempo alla politica e assistessero a tutte le sedute, la vita parlamentare non sarebbe possibile, Se un'indennità. di 12 mila lire perm1:1ttes.sea un avvocato di abbandonare i tribunali e di dedicarsi esclusiva– mente alla politica, o a un medico di abbandonare i clienti, o a un commerciante di sospendere gli affari, si avrP.bbe per effetto di creare una classe pericolosis– sima di politicanti. Che cosa farebbero se non fossero rieletti? Gli uomini molto intell,genti e molto attivi non abbandoneranno mai i !oro studi e le loro profes– sioni per fare esclusivamente la politica i l'rndenniLà può solo attrarre quegli elementi che bisognerebbe invece metter fuori. Se ci è riuscito tli intendere, il concetto della professiona.lità politica, nella mente del Nitti, è duplice. Per un verso, essa consisterebbe nel partecipare attivamente ai lavori pa.rlameutari 1 nel farne la sola o la principale occupazione durante il man– dato; nel pren<lere, insomma, la deputa.zione sul serio. Questo, che al Nitti non pare, per la mag- 7ioranza degli eletti, nè possibile, nè <lesiilerabi!e, e appunto uno scopo che all'indennità si propoue <lai suoi fautori; benchè il Nitti 1 con audacia con– finante a.Ila temerarietà, contesti che esS<\.questo effetto possa ottenere; e allora mal s'intende perchè egli combatta, in grazia dell'etretto 1 la causa ... che non lo produce. L~ professionalità, per l'altro verso - e solo in questo senso diverrebbe " politicantismo n - sta– rebbe nell'aggrapparsi al mandato come l'ostrica allo scoglio, µer non sapere fa.re altro quando non si fosse rieletti. E, in questo senso - le due cose, come oguun vede, sono molto ùiverse - essa sarebbe vera– mente cosa deplorevole. Senouchèi cotesto atta.c– camento a.I mandato esiste già ora, ed ha mo(io <li effettuarsi precisamente per la mancan:la dell'in• dennità; mancanza che, limitando la scelta degli elettori fra le sole persone, che o hanno la possi– bilità finanziaria di esercitare il manrlato senza compenso di sorta, o sanno tenerlo senza eserci– tarlo di fa,tto o esercitan<lolo male, e cioè ing·an– nando il paese, è favorevolissima a scemare quella concorrenza elettora.le, il timore della quale è, per i " moltissimi ,, di cui Nitti racconta, il vero oc– culto motivo della loro avversione all'imlennità; lo è sopratutto di coloro che (è sempre Nitti che scrive) " non hanno avuto occasione (?) di numi– restare µubblicamente la loro opinione "" Invero, l'avversio1.1e alFindeunità è più facile a.rl aversi che a giustificarsi decentemente. 11 timore che l'indennità debba risolversi in una" partita di giro ,,, iu uu mezzo di corruzione necessario ver conservare la medaglietta, e l'altro, che essa au– menti la concorrenza elettorale, non sono motivi che si possano speudere palesemente sul mercato. Il Nitti, che è persona accorta,' ne ha lasciato la responsabilità a quei u moltissimi ,, colleghi di cui non fa il nome. Ma il loro nome non è un mistero per uessuno. Souo i politicanti da dozzina, sono i ministeriali ad ogni prezzo, i professionali di una politica pet– tegola e vuota, gli inerti, i lazzaroni, gli ascari, i muti, i deputati-telegra.t·o, tutta quella p<2'stedella politica e del Parlamento, della quale l'indennità. avrebbe appunto la missione dl aiutarci a sbaraz– zare il terreno. * * • Come è eh i aro, anche per g-li asserti del nostro contraddittore, la questione dell'indennità ai depu– tati si connette intimamente al concetto, che cia– scuno si fa, di ciò che debba essere il deputato e il sistema parlamentare. Se ci si contenta - come il Nitti mostra di al– legramente contentarsi - di una Camera come l'attuale, in cui pochissimi, quasi tutti lautamente censiti, oppure veri professionali della politicai si interessano della pubblica cosa 1 parte~ipano alle sedute non solo, ma ai lavori degli Uffici e delle Commissioni - nei quali, non stanchiamoci di ri– peterlo, e non già dentrn l'aula, è Fessenza <lei lavoro politico e legislativo - e gli altri, la mag– gioranza, e in essa sopra.tutto gli eletti dei partiti popolari, - che <liregola sono i meno abbienti, come cli ragione - costituiscono una specie di Landicelw, che si precipita a Roma nelle cosidette grandi oc– casioni (nelle quali si mette lo spolverino su ciò che il lavoro quotidiano e meno cla.moroSo ha ineluttabilmente maturato) e vi piombano stanchi, ignari, disorientati, sprovvisti di ogni influenza e incapaci a qualsiasi accorgimento efficace e a qual– siasi ini:liativa feconda - se questo è l'ideale del sistema rappresentativo - nessun dubbio che Pas– senza di ogni inrlennità è fatta apposta per effet– tuarlo nel modo più perfetto possibile. Essa crea di necessità. la rappresentanza ili classe (sottinteso, della sola classe danarosa). e quella, che politica– mente la equivale, ma moralmente è assai più de– leteria., dell'affarismo politico, impersonata in molti dei suddetti professionali e politicanti. Se, al contrario, come uoi pensiamo - e come

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