Critica Sociale - Anno XVII - n. 24 - 16 dicembre 1907

376 CRITICA SOCIALE l'aria e squassare il suo tarlato rnannequin vestito nlPultima moda inp:lese; io credo di averne messo a. nudo l'ossatura conservatrice, e perciò in qualche altra occasione non mi riuscirà. difficile smontarne il meccanismo interno e provarne più a fondo non solo l'inconciliabilità col socialismo, sì anche la sostanziale insostenibilità. Per ora faccio punto. Prima però <li terminare, mi corre obbligo di aggiungere che di tutto l'ar– ticolo del Crespi la parte che ho letto con mag– gior soddisfazione è quella nella quale il mio amico fornisce spiegazioni - che, dice beue rrurati, gli fanno onore - intorno ad alcune frasi contenute nella famosa lettera nera st:.am1>al:.a dal Co1·,·tere. E da sperarsi che queste spiegazioni valgano a cancellare, se non in tutto, in parte, il penoso ricordo e Pimpressioue llisastrosa lasciata negli amici di 1\filano e fuori da quello scritto avven– tato. Impressione tanto disastrosa, caro Crespi, che molti soci dell'Università. Popolare milanese vo– gliono boicottarti e impedire che tu tenga il corso di conferenze sull'Iughilterra, fissato per la pro&~ima primavera. 'fu, caro amico, hai la bontà di darmi dei con– sigli. A mia volta permettimi di fornirtene uno. Allorquando dalle rive del Tamigi hai sentore rli un qualche sciopero o di una qualche tumul– tuosa dimostrazione scoppiata in Italia, non cerlere al primo sussulto d'il'a che ti divampa in core, e non trarlnrre imme<liat.amente sulla carta i tuoi s~ntimenti di dispetto verso ques1 i b arbari cli p ro• l~t&ri italiani, i quali il più delle volte scat.t.a.n o µer le bestiali sopraffazioni onde son vittime dall'alto. Piuttosto prendi una doccia fredda, fa una passeg– giata all'aperto o, meglio ancorn., perfezionati nel giuoco del diaboto, cui su poi giornali annunziasti di esserti appassionato. Ciò farà assai bene alla tua salute, abituato come sei alla vita sedentaria. Ma non aver furia di impugnare la penna e di scrivere lettere - ahimè, non amorose! - alla simpatica Neera .... ETTOllE MARCRIOLI. ll.H SCUOl.l.H ll.HIC.H Il. Eliminato dalla scuola laica ogni catechismo e ogni dottrina di Stato, affermata la libertà d' in.~egnamento del maestri e la loro Indipendenza da ogni autorità non tecnica ed extra-scolastica, ne consegue che un sincero funzionamento della scuola laica non sarebbe possibile, se anche il reclutamento degl'insegnanti non avvenisse esclusivamente in seguito a concorsi, decisi con critert esclusivamente tecnici, da Commhlsloni tecniche, nella cui formazione non lnterven~a nessuna autorità politica o religiosa, e che emanino anch'esse dalla libera elezione del corpo insegnante. Ecco uno dei punti, sui quali le mie opinioni sono as– solutamente inconciliabili con quelle di coloro che vor– rebbero interdetta per legge ai preti la partecipazione al concorsi per le pubbliche scuole. Il .Fioravanti, dopo aver chiesto anche lui nella sua Reluione In laicità del personale insegnante, e dopo avere addotti nel suo di– scorso nuovi argomenti a sostegno della sua tesi, ba finito col ritirare la sua proposta e con Invitare il Con– gresso a non prendere nessuna deliberazione. Ora, io non credo che il Congresso possa assecondare questo desi– derio. Certe questlonl 1 proposte, devono essere decise: poco importa se in un senso o in un altro; devono essere decise nettamente e senza equivoci: e ognuno si assuma la sua responsabilità. La scuola laica, quale io la concepisco, come non ac– cetta servilmente nessunk dottrina. ufficiale, cosl non bandisce ufficialmente e tirannicamente nessuna dottrina, neanche quelle del suoi avversarf. La forza della libertà è infinita, e non ha nulla da temere neanche dai suoi peggiori nemici. Chi vuole entrare a insegnare nella nostra scuola non deve presentare nessun certificato di fede e nessuna fattura di sarto; deve solo dimostrare di essere intellettualmente e moralmente superiore a tutti gli altri che aspirano a insegnare a preferenza di lui. Quelle idee, che in un dato periodo della evoluzione intellet– tuale e morale del paese.. banno per sè gl'ingegni e i caratteri mlgllorl 1 quelle hanno il diritto di entrare nella scuola ed occuparla; purehè, beninteso, esse non pre– te11danod'imporsi agli alunni col sussidio di autorità sottratte al sindacato della ragione. La scuola laica è la scuola della libera concorrenza. e del libero scam.bio: vincono in essa I migliori. Quelli, che vogliono escluso il prete dall'iniiegnamento, si costruiscono con la fantasia un prete tipico, legato ciecamente a. un dogma, intollerante di opinioni diverse dalle sue, avvezzo a imporre la sua fede con la prepo– tenza del Sant'Ufflzio; poi affermano che chiunque vesta abito talare realizza in sè pienamente questo tipo; e, giunti a questo punto, hanno buon gioco per chiedere la laicizzazione del corpo insegnante. Cosl il padre Secchi non sarà ammesso a un concorso di matematica! Ora, questo processo raziocinativo è assolutamente sbagliato. Il tipo del prete non sempre sl realizza in chi veste abito talare; e ognuno di noi ba avuto occasione di co– noscere sacerdoti, ohe, per larghezza di idee, profondità di coltura, spirito di tolleranza 1 avevano molto da inse– gnare a moltissimi sedicenti seguaci del libero pensiero. L'abito non fa Il prete, come non fa Il monaco. E, vlco– verea, moltl laici realizzano anche troppo felicemente in sè il tipo suddescritto del prete, o sono inftnitamonte più ciechi e più intolleranti e pili Illiberali di moltissimi preti. E sono questi - vestano o non vestano abito talare - che noi dobbiamo volere esclusi a colpi di staffile da. tutte le scuole. Se noi Cl mettiano sulla via delle esclusioni legali a priol'i, in base a criteri esteriori e arbitrart, nessuno potrà mettere più un limite alle esclusioni; e la. nostra scuola diventerà arena aperta a tutte le intollerauzo e a tutte le iniquità. Escludendo i sacerdoti dall'insegnamento, voi distrug– gete la pfù potente causa di attrazione, che oggi li strappa all'aria chiusa dei seminari o li trascina nelle mura delle nostre Università; voi spezzate improvvida– mente le più larghe e le più sicure vie, per cu i le abi– tudini critiche dello spirito moderno penetra.no in quelle co~cienze e ne sconnettono lentamente la compagine, e preparano nuove forme di equllibrlo. Don Romolo Murrl è stato discepolo di Antonio Labriola. Se voi avete fede nella indomabile capacità espansiva del pensiero, se non credete tutti idioti o corrotti o cle– ricali coloro che giudicano negli esami e nei concor,tl, dovete riconoscere con me cbe un uomo 1 ll quale da voi stessi ha ottenuto Ja licenza liceale, ed è vissuto per quattro anni a contatto coi maestrl delle Università, e da costoro è stato abi l1ta.to all'insegnamento, e nelle prove a,sai difficili dì uu concorso riuscl a battere e a superare tuttl gli altri aspiranti, costui ba. Il diritto di entrare liberamente nella scuola, anche se veste abito talare. E, se non credete tu voi stessl 1 se non credete nella .

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