Critica Sociale - Anno XVII - n. 24 - 16 dicembre 1907

CRITICA SOCIALE 379 vere di educar bene i miei figli, se io voglio servirmi delle sue scuole; non ha il diritto <ti impormi le sue scuote, anche se in esse i miei figli saranno educati male. E non è proprio l'ora, in cui più sincera. e più aspra, e io direi anche più ecce!lsiva, è la critica che noi stessi facciamo dello nostre scuole, non è proprio questa l'ora. pili adatta a chiedere la soppressione delle scuole private. Le quali, certo, in Italia vanno quasi tutte malis!limo; e non sono, come ba ùetto il Lombardo-Radice, che brutte copie delle scuole pubbliche; e le scuole private laiche zoppicano assai più delle scuole private clericali. .Ma, invece di gridar tanto al fuoco in casa altrui, pro– curiamo di Rpegner bene il fuoco in casa nostra. i\H– glioriamo la nocitra scuola 1 facciamone un centro d'at– trazione irreiistibile per tutti i e lasciamo che le scuole private vi-vano come meglio o come peggio possono e sanno. Solamente, a queste scuole private i pubblici poteri non devono concedere sussidl o protezioni di sorta i non devono largire sedi di esami o pareggiamenti. Le sole scuole pubbliche devono concedere certificati di studio aventi valore legale; e gli e.5ami J)er l'acquisto di questi cerlifl.cati devono essere ordibati in modo, che i giova– netti non rimangano, come avviene oggi, p. es., durante tutti i cinque anni del ginnasio 1 affidati senza controllo alla scnola privata, senza che le famiglie abbiano alcuna maniera di saggiare Popera della scuola, e, allorchè si avvedono dei cattivi resultati di questa 1 non sono più a tempo per riparare. Quest'obbligo di frequenti esami nelle scuole pubbliche è la sola efficace sorveglianza possibile sulle scuole private; ed è la sola legittima, oltre quella igienica e morale, a cui nessuna comunità pubblica o privata può rifiutarsi. E quando noi, istituendo quest'obbligo, avremo messo le famiglie in grado di distinguere dagli effetti le souole buone dalle scuole cattive, queste in breve falliranno, e quelle fioriranno ; e sarà. un bene per tutti che fiori– scano. E di esse lo Stato non donà occuparsi, che per Imitarle; e deve pienamente rispettare nel suo stesso interesse la loro libertà d'insegnamento. E il solo vin– colo, che, a mio vedere, lo Stato abbia la facoltà di imporre ad esse, è che il personale direttivo e inse– gnante sia regolarmente abilitato dalle autorità scola– stiche dello Stato; perchè, se per avere la patente di cocchiere è necessario fare un pubblico esame, se non si può essere nò medico, nè ingegnere, nè chauffeut· di automobili senza un'abilitazione legale, sarebbe strano ohe sfuggissero a quest'obbligo proprio c'oloro che si vogliono dedicare alla più delicata e alla più difficile delle funzioni sociali. In fondo lo non propongo al Congresso in questo campo se non la conferma dei principi liberalissimi sanciti dalla legge Casati: principi che purtroppo non sono stati mai rispettaU, con danno della scuola pub– blica e con la ignominiosa corruzione della scuola privata. . ·•• Definito nettamente il concetto della scuola laica ed enumerate le condizioni di essa, sarà tac.ile determinare il metodo, che la .Pederazione deve seguire per conqui• stare la laicità dove non esiste, per difenderla e svilup– parla dove non esiste. E il metodo si può riassumere in poche parole: la Federazione deve dare opera perchè siano eliminale tutte le condizioni contrarie alla laicità della scuola pubblica, e perchè sieno create e favorite tutte le condizioni necessarie o solamente utili al sin– cero ed efficace funzionamento della scuola etessa. E una condizione dobbiamo noi promuovere sopra tutte le altre, come quella che riassume in sè tutte le altre, e senza la quale non sarebbero nè largamente, nè sicuramente posslbili le altre: noi dobbiamo volere che prevalgano nella nostra vita pubblica quei soli gruppi politici, che nella scuola - quale noi l'intendiamo - trovano il migliore presidio e il più efficace aiuto, e perciò soli possono di essa sinceramente desiderare ed attivamente volere lo sviluppo J)lÙ largo e pili vigoroso. Bd eccoci cosl portati in piena questione politica. Nè potrebb'essere altrimenti, perchè non esiste ne'lsuna que– stione scolastica, che non sia questione politica; e 1 di tutte le questioni scolastiche, quella della laicità è senza dubbio la più profondamente politica. La scuolti. pubblica laica, quale noi la pensiamo o la vogliamo, non può non essere direttamente combattut!l o indirett amento minata dal partito clericale. La ge– rarchia cattolica ba il suo programma scolastico netta– mente precisato. Per essa una sola è la verità, uno solo è il bene. Chi non è con lei ò contro di lei. Niente li– bertà cli pensiero 1 niente liber1à di stampa, niente libertà. d'insegnamento - ha eletto esplicit.amente Leone XIH nella ED ciclica L-ilei tas òel 20 giugno 1888, e non ba fatto se non ripetere fedelmente le dottrine dei suoi pre– decessori, ed esporre quelle che i suoi successori fedel– mente seguiranno. Dove le condizioni sieno sfavorevoli a noi - dice il Papa - noi possiamo entro certi limiti tollerare la libertà altrui, purchè non venga manomessa la libertà. nostra; ma non appena 1 coi mezzi consen– titici dalla nequizia dei tempi, noi acquisteremo una influenza maggiore di quella che abbiamo, sarà sempre dovere nostro adoperare le nostre forze 1>ercombattere la libertà. del male 1 per avviare l1umanità verso il nostro ideale supremo: una sola fede, un solo pastore, una sola legge. La politica scolastica del partito clericale non può essere, quindi, in Italia che una sola: deprimere la scuola pubblica 1 non far nulla per migliorarla e più largamente dotarla, favorire le scuole private confessionali con sus– sidi pubblici, con sedi d'esami, con pareggiamenti; raf. forzata a poco a poco la scuola privala confessionale e disorguizzata la scuola pubblica 1 sopprimere al mo– mento opportuno questa e presentare come unica sal– vatrice della gioventù quella. Programma terribilmente pericoloso, pericoloso perchò non richiede nessuno sforzo di lotta aperta e attiva, ma solo una tranquilla costante inerzia, troppo comoda per i nostri burocratici e per i nostri politicanti, troppo facile per la oligarchia oppor– tuuista 'e vile che da quarant'anni ci corrompe e ci sgo• verna. Al partito clericale, dunque, noi dobbiamo opporci; e col partito clericale dobbiamo combattere tutti quegli altri gruppi politici conservatori, che dell'appoggio cle– ricale han bisogno per mantenere il loro attuale predo• minio, e, in ricambio di quest'appoggio, debbono sacri– ficare con la loro inerzia al partito clericale la scuola nostra . Così noi siamo portati, per necessità di cose, un'altra volta dopo il Congressh di Roma - e ora nessuno più ci dirà. che lo facciamo per questione di quattrini! - siamo portati a proclamare a fronte aperta l'orienta– mento democratico della nostra organizzazione .... ÙAF.TANO SALVÈMINI. Ai prossimi numeri: "Il completo ,, : n 11ro1,osito tlella crisi dei domestici, del prnf. ALESSANDRO LE,'I.

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