Critica Sociale - Anno XVII - n. 23 - 1 dicembre 1907

CRITICA SOCIALE 355 cetto ftloeofico, che sembra sapere un tantino di misti– cismo, oppure, come noi preferiamo, dalla preoccup1- zione tutta pratica di evitare conflitti e sperperi di forzo superflui, di obbedire in sostanza alla legge del minimo mezzo, forse che li risultato non b li medesimo? In secondo luogo cl piace che Il Crespi spieghi qui 1 con elevato pensiero, le rrast veramente troppo fortu– nate e pochissimo felici di quella sua li l~ttera a Neera 11, che diede tanta gioia a tutta la coorte del fogli reazio– nari nel giorni dello sciopero generale. Il Crespi am– metle - e cib gll fa onore - di avere errato nella forma (ahimè! come la forma si Immedesimava nella sostanza, In quel momento sopratutto!) e re11pinge1 egli pel primo, le odiose interpretazioni a cui quella rorma sl è pre1Jtata. Slamo lieti di pron<loroo atto, elcuri che Il medesimo non raraono quel rabbiosi di moderazione, nel cui eono egli ebbe li torte, di confldlusl, o che al– lora lo esaltarono come un couvertlto ed un transfuga. Per 1 1 aotlca amicizia e comunione di lavoro che al Creipl cl lega, non aapremruo rlftutargll Il diritto di fornire quesle aplegaz\00! 1 e di fornirlo in quo.:,te co– lonne. All'assieme dell'articolo replloherà, come crede, Ettore Marcbioll. Noi cl llmeteremo a rilevare qualche punto saliente con qualche nota fuga-ltiva. • LA CRITICA Socu.LE. Nell'ultimo numero della Cì'ilica Sociale Ettore Marchioli pretende, in nome ctella utilità sociale dell'orgauizzazioue operaia, confutare alcune idee da me espresse sulla libertà. di lavoro. Dal fatto che l'organizzazione operaia è socialmente utile, egli arguiSCd che la libertà.cli lavoro è socialmente dannosa, e che si dovrebbe inscrivere nel codice il reato di krumirag~io , punenrlo l'industriale che contro gli organizza.ti scaglia i òisorganizzati; e giustifica l 'orlio ili que sti per il kmmiro come con– tro un tlelinqueute qualsiasi. li dilemrna tra utilità sociale clell'orgauizzazione e della libertà di ln.voro iu realtà non sussiste, e solo il pervel'timento logico può crearlo. Noi nou abbiamo nessuna difficoltà. ad ammet– tere che, in generale, l'organizzazione non è me– ramente una Clile proletaria, ma ha valore rap– preseutativo p er tutta la classe operaia, e ne è il cervello; è un org-a.no che si sviluppa. per forma– zione naturale nella fu nzione con cui questa. pro– muove e difende i suoi inter essi. Si bad i che questo (:,ammettere molto: è quasi confina.re con la tesi sindacalista, ed à certa.men te un pre scindere da mille imperfezioni pratiche che in concreto rlefor– mano l'iflealc così definito rte\Jlorganizzazione e dimiuuiscouo tli molto l'utilità. sociale concreta di questa. Noi ammettiamo che essa sia un mero prodotto cli persuasione e non operi che per mezzo della persuasione. Nondimeno da ciò non segue la conclusione di ::Uarchioli. L'organizzazione è uno dei fattori del– l'equilibrio economico, insieme col capitale, la terra, l'abilità. 1mprerntitrice, ecc., e, come ogni fattore di produzione, à soggetto alla legge delle propor– zioni definite i oltre un certo puuto la sua produt– tivi tà marginale è zero. In pratica, corno si viene a conoscere quando questo punto ò raggiunto? Mediante la resistenza degli altl'i fattori di produ– zioue, che po&siamo all'ingrosso assumere rappre– sentati dalle altre classi sociali, e mediante la loro capacità a far senza della mano d'opera organiz– zata. Da quel punto in poi aumenta invece la pro– duttività marginale della libertà. In linguaggio ordinario ciò equivale a dire che il grado di utilit,à sociale dell'organizzazione ope• raia, come di ogni altra, è sempre in questione e nun può dimostrarsi se non per via di uu suo con– tinuo successo nella lott.a. con altri fattori e nel rendere inutile il desidtn-io in chicchessia di far uso della libert.à di lavoro. Se la legge sancisse il reato di krumiraggio, ciò equivarrebbe a codifi– care il monopolio dell'organiz;-..azione e a sancirne l'infallibilit.ò., mentre il solo criterio della sua bontà è il successo nella concorrenza con altri metodi. In al tri termini, non basta proclamare l'utilità. so• eia.le dell'organizzazione operaia per dedurne la danno sità rlella libertà. di lavoro. 'l'ale utilità SO· ciale non deve solo essere proclamata dagli operai, ma anche riconosciuta dalle altre classi di coope- 1-atori nella produr.ione di utilità sociale; non solo, ma bisogna. anzitutto considerare se l'intervento della legge, invece di semplicemente registrare Putilità sociale attuale delle Leghe, non potrebbe essere un fattore di suo possibile decremento. Così stando le cose, libertà <li organizzazione e libertk di lavoro sono entrambe socialmente utili in ragione inversa l'una dell'altra.: l'organizza– zione garantisce una parte della società contro il monopolio capitalistico; la. libertà garantisce un'al– tra parte contro il monopolio proletario e, per abolire la libertà di lavoro e mettere nel codice H reato di krumira.ggio, bisogna. dimostrare non solo che l'organizzazione attualmente - cioè in condi– zioni di relativamente libera concorrenza - è utile, ma. che, e in queste conrlizioni, e sopratutt(! dopo l'intervento legislativo, essa non può mai diventare dannosa od errare i ossia che essa. è in– f&llibile ('). Iusommu., la libertà di lavoro ha i suoi inc~m– venieuti, come la libertà d'organizzazione: la pnma ha per sua. degenerazione certe forme di krumi– raggio; la seconda. certe forme di tirannia <li mi– noranze; nel primo come nel secondo C&S<? questi incon venienti sono inseparabili da.Ha funzione so– cia.le utile di entrambe; sono il prezzo che si deve pagar e per entrambe; sono lo sperpero che accom– pagna ogni esperimento. I capitalisti, in nome rlegli iuconvenienti della libertà di organizzazione, vorr ebbero s opprimerla in ogni caso j i lavoratori orgt\ .nizza.ti vorrebbero sopprimere la libertà. di la– voro in nom e cli inconvenienti cli opposta natura; il problema. nou v~rte tuttavia. sulla realtà di questi inconvenienti, ma è piutt osto q uesto: se in tal guisa non si verrebbero a crea.re, in due opposte direzioni, inconvenienti so ciali di gran lunga, su– periori ai primi. Ovunque le varie classi sociali, con la discus- (') I.asciamo ad t;Uore Marcblolt - come 11làdicemmo - di repli• care adell'uatamente all'Insieme di que■to artloolo, Xa qui non pos– siamo 1enerc1 di ■crnalare, di pa11at11, la e,tdente arttllclosltà di que■ta arromenlHtone, che cl pare tondame111a1e nello scritto del Crespi. Il Crespi dà per dlmoatrato - ed è Il ,uo punio di partenza - l'equlYalente utilità sociale deU-organlnaztone operata da un lato I! della llberlà di la,.oro dall'altro. Xa queato è ciò, per l'11ppun10, che 11 )larebloll oontea1a...-ae che tutto n 1oclal\1n10 neaa. Per noi J'organlnazlone operata, ,1a come dtfeaa da 1opraffatlonl del pre• sen1e, ala come germe di una futura formazione 1oclal~, più rispon– dente alla ctvlllà, ra1>11re&enta un principio di gran lunga superiore. l'arlmentl Il "monopolio capll&IISIIOO,.e Il "monof}OIIOproletario.,{?) aono oollooatl dal Crespi su un modc1tmo plano, come duo forze equi– valenti, Ma la verttA evidente quolldhrna srnent11ee questa strana tpotee1. O meglio questa Ipotesi ottiene uu prlnotplo, niente più che un l)rlnc!plo, tll olfoHuaztono, u111011rnonto mercò IO B\'llt1ppo dell'or– gimli:·~aztone operitlfl, t'lnchò (1uos1u.manchi, Il 1010 monopolio CI\Pl– tl\ll~tlco cal,te torrlb11mente, pereJ1ò Il detentore del mozzi di produ• zlone l)UÒ affamare 1•un1,er10 a 1ua 1io11tle Il 11ro1etar1atonon pos– atetle veruna dltoaa. Solo <1uant10 1•orr14nlzzaztone proletaria tosse comp\elll e perfetta 11 1>0lrebbe p1ulare di un auro monopolio, del monopolio del lavoro. Ma per questo è 11eee11arlo, appunto, che 1·e1emento perturbalore, che ha nome krumlrarr10, 11a eUmlnato dal con.timo. (Noto ct,uo CRITica.).

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