Critica Sociale - Anno XVII - n. 23 - 1 dicembre 1907

362 CRITICA SOCIALE dirà sì, e un altro insegnante dirà no, e gli alunni di– ranno 11i 1 cioò impareranno negli attriti fra i diversi insegnanti a burlarsi di ogni cosa, cominciando dagl'in– seguanti stessi, a barcamenarsi dando ragione a tutti, a non prendere sul serio nè In verità nò l'errore? L'esperienza ci dimostra ogni giorno che quest'ultimo ò un timore infondato. Nel campo strettamente scienti· fico della r!cer.:a ilei fatti o delle leggi, stabilire il me– todo do\ lavoro signiflc.:1. fissare implicitamente il 90 ¼ dei resultati. E Yi ò sempre un immenso campo, quello dei fatti sciontiflcamente accertati, su cui tutti i mae– stri, di qualunque opinione, si in0òntrano concordi, e tutti gli alunni si trovano soggetti alla Influenza mede– sima, quale che sia lo studio e quale che sia l'insegnante. E, se iutorno al grosso e solido nucleo dei ratti scienti– ficamente accertati, c'è il vasto alone delle idee filoso+ fiche e religiose e politiche, che precedono e seguono i fatti, e li investono, e li tirano ciascuna secondo una sua direzione, non è un male, ma è un bene che già nella scuola gli alunni abbiano una conoscenza \'ivcnte dei contrasti, nei quali saranno travolti non appena en– treranno Della vita; che un bene è di questi dissidi, che han sempre tormentato e tormentano l'anima umana, essi abbiano la prima notizia da uomini d'ingegno e di cultura o non dal primo imbecille in cui s'imbatteranno a un comizio o leggendo un primo libello fazioso cho capiterà loro fra le mani. 1l massimo vantaggio, anzi 1 della nostra scuola è appunto questo scontro cortese e sereno di pensieri diversi, a cui essa fa. assistere gli alunni via via che procedono negli stucHe si moltiplica il numero dei loro insegnanti e in cui più facilmente gli alunni smettono i pregiudizi e le intolleranze infilo• tili e si avvezzano ad aver fiducia in se soli e ad usare io piena autonomia le forze vive della loro ragione. E, se il maestro, per errore di mente o per corruzione di cuore, sconfina dai suoi cliritt! 1 e trasforma la scuola da palestra di \"erità. in fucina di spropositi, da strumento di educazione e di liberazione intellettuale io campo scandaloso di diatribe volgari, ctieccentricità squilibrate, d'intolleranti imposizioni, nessuno di noi pretende che egli sia irresponsabile del male che fa. Ma dell'opera propria deve render conto non ad autorità politiche - liberali ieri, clericali oggi, socialiste domani, incompe– tenti e partigiane sempre - ma ad autorità tecniche, alle quali i poteri disciplinari de,,ono essere affidati dalla· elezione di tutti gl'insegnanti, e che rappresentino la opinione media, lentamente ma perennemente rinnovan– tesi, della classe intera. Da questa suprema autorità disciplinare, tutrice degl'insegnanti di fronte ai poteri religiosi e politici, e nello stesso tempo punitrice di co– loro che per errore o per colpa sviassero la scuola dal suo flue, nessuno di noi può sperare cho non commetta mai errori. E alcune atir1acie essa dichiarerà illecite oggi, che considererà degno di premio fra dieci anni. ì\la nessuna istituzione umana sarà. mai esente dal pe– ricolo di errare; e la prudenza, il tatto, l'equilibrio, il senso della mb:iura e dell'opportunità, sono bene ol>bli– ghi fondamentali dei maestri consapevoli della dignità e della responsabilità del loro ufficio; ed è ben giusto cho·sia ·punito chi a questi obligbi si sottrae, urtando con violenza le opinioni della maggioranza del suoi stessi colleghi o danneggiando, di fronte agli alunni e alle famiglie, la capacità di attrazione della scuola. È la esistenza di questa suprema autorità disciplinare, indi1>endentementoda ogni autorità politica e religioso, una delle condizioni indispensabili alla sincera laicità della scuola. Ed essa ha cominciato ad esistere con la leg1?e imllo stato giuridico nella Giunta del Consiglio Superiore per la lstruzione Media 1 la cui autorità noi dobbiamo rafforzare contro quella del Ministero e della Burocrnzia, e dalla cui formazione dobbiamo volere esclusa ogni ingerenza ministeriale, (La fl11e al prossimo 11111m1·0). GAETA:-.·o S..i.1,vì::ms1. CONSUMO :rn CONSUMATORI Premetto che ò un cervello molto teoricoi anche perchè ritengo che la teoria sia. indispensabile per la buona pratica. Amo ricorda.re a questo propo– sito, con una certa intima soddisfazione, che nno dei più illustri scrittori italiani, nemico dichiarato clelle astrazioni, dei " filosofi e teologi e tutti gli altri che scrivono le cose che non si veggono ,.,.il Gnic– ciardini, si contraddisse solennemente, giacchè uno fra i più notevoli e originali dei suoi scritti, i Ricm·di politici e civili, non sono che una. raccolta di massime, di regole, di esempì) òei quali alcuni dettati e cita.ti per dimostmre (vedi snprema ironia!) che " è grande errore parlar~ delle cose del mourl.o iudistiutamente e assolutamente, e, per dir co:o:ì, per regola ,, e che u. è fallacissimo il giudicare per gl'esemµli ;,• · Ciò posto 1 mi scusi Meuccio Ruini se, dopo aver b,ittagliato con lui 01·almeute sulle sue recenti idee intorno al consumo, ai consumatori, al caro vi– vere, ecc, per cl imostrargli che tali idee sono teo– ricamente male impostate e quindi non possono avere nemmeno in pratica tutto il risultato che il mio amico se ne ripromette, sèguito ora a temw– nnre per iscritto sullo stesso argomento onde sfo– gare, se uou altro, il mio cerebro, saturo di astra• zioni e di formalismi. Quello che, snl principio, più mi stupì in Ruiui fu il rnnprovero da lui mosso al riformismo di" a.vere conservato l'impostazione dell'a□titesi tra capitalisti e lavoratori~' senza sapersi liberare da codesto gJ·os– solano claUonism,o rnw·[l'ista per verlere Ja più va.sta, '' la più fonclarne11tale delle· contrapposizioni d'interesse: quella tra produttori e consumatori ,, ; ~raud\oso fenomeno questo, avvertito solo di re– cente, in seguito ai moti vinicoli della Francia meridionale e a quello per il rincaro dei viveri nel– l'Umbria; 0 1 almeno, fenomeno non ancora acqui– sito al pensie;•o socialista e che non sipuò a/Tatto spiega1·e con le teoriche socialiste (vecti• Critica Sociale del 1-16 luglio e Tem,po del 10 luglio p. p.). .Ma. come - mi chiesi io - se il socialismo, com– preso quello marxista e scientifico, è nato dalla constatazione di tale contrasto e d.allo stuctio òelle cause che lo determinano, prime, fra tutte, la li– bera concorre□za e l'anarchia del mondo economico borghese? E tale contrasto - come riconobbe anche il Bissolati dopo un primo movimento d 1 esitt1.zione e come à sostenuto ultimamente il Longobardi - non si riRolve 1 in fondo, in quell'altro più grande tra procluttori veri, cioè lavoratori, e detentori dei mezzi <li produzione, e non sara eliminato con la sparizione delle classi sociali e la fusione di tutti gli interessi, proclamata e voluta dai socialisti? Ed avnlsa da tale cardine, dove mai trovare una vera lotta, un vero attrito, o antagonismo che dir si voglia, tra produttori e consumn.tori, auzi dove trovar~ i consumatori e i produttori? Gli spiriti pratici à.nno tanto criticato i teorici dell'economia per la creazione dell'twmo ceconomicus, che i se– con(li potrebbero be!! ridere ora alle spalle dei primi, di fronte a questo uomo-consunwto1·e, che non solo non esiste iu pratica, ma che è anche de-

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