Critica Sociale - XVII - n. 13-14 - 1-16 luglio 1907

194 CRITICA SOCIALE quel rnodeJ•nisrno clericale, che è il prodotto di un accoppiamento incestuoso fra la scienza e la fede, e che civetta languidamente nelle pallide figure del Santo di Fogazzaro. La paura del movimento socialista lia fatto il resto. Q,uando nel 1894 ]'raucesco Crispi, Fnlt.imo dei politici italiani capaci d'esprimere una volontà ed un pensiero, disse a Napoli che, per resistere ad una "setta infame, che portava scritto sulla sua ban– dirae: nè Dioi nè Capo n, occorreva innalzare il grido: con Dio, col Re, per la patria; parve che la sua parola dovesse rimanere un lamento solitario. Ma su– bito dopo vennero i µregressi del socialismo, sorsero le Leghe operaie, scoppiarono i primi scioperi. La vecchia borghesia reazionaria·si affrettò a riconci– liarsi con dio per paura del diavolo. Il Ministero Zana.rdelli maturò l'alleanza: non riconosceva esso forse il diritto di cittadinanza nello Stato ai socia– listi, e non prometteva di instituire il dlYorzio in Italia? La borghesia reazionaria temette pei suoi profitti, il Vaticano temette per i suoi dogmi; e dai due timori nacque, con tutti i caratteri obbro– briosi dello spa,·euto, l'alleanza dei moderati e dei clericali. Questa alleanza 1 cresimata dallo scio11ero generale, si apprestò a compiere le sue notti ùi S. Bartolomeo, e, dove vide diffondersi l'eresia, ivl portò il ferro e il fuoco della sua repressione: ri– collocò il prete nella scuola, diffuse il figurino del perfetto crumiro, fiaccò le Leghe operaie e attra– versò il passo alla democrazia. Ma oggi - come dicevo al principio - tutto ciò comincia a sfasciarsi. Il proletariato e la borghesia liberale hanno avvertito il pericolo di camminare a ritroso e hanno suonato a stormo perchè s'arre· stasse la marcia. Cammineremo innanzi? Non so. Certo, per queste vaste sollevazioni di popolo, per queste battaglie che raccolgono in una stessa schiera classi, ceti, 1mrtiti diversi, non basta la coincidenza d'interessi immediati. Bisogna che sul 1!omune sforzo .fluttui una grande idealità e una grande tradizione; cioè raccolga, riscaldi, cooperi una di quelle poderose energie sentimentali, che rimangono pur sempre un elemento fattivo della storia. La Francia., per la sua battaglia recente, si ri– chiamò alle trarlizioni della sua rivoluzione; noi (e non fu fortuita· coincidenza di date) ci siamo, nel centenario dalla nascita dell'eroe, richiamati alla tradizione garibaldina. Purtroppo però, se questa nostra tradizione ha la pure:.-:za <.lelle linee ome– riche, non ha le profonde ,radici della tradizione rivoluzionaria francese. La nostra rivoluzione na• zionale non fu dovunque creazione di popolo, ma sforzo eroico dì minoranze. Con tutto ciò l'ele– mento sentimentale indigeno non manca, e spetta alla sottile arte dei politici (la politica è sopra– tutto un'arte, che ha bisogno d'intuizioni e di divi• nazioni) tessere su quello il piauo strategico delle battaglie a venire. . * * Mostrano i politici del socialismo di possedere quest'arte ditficile? In verità la storia del nostro passato prossimo DOll affida. Il socialismo italiano ha, negli anni trascorsi, troppo copiato dal socialismo tedesco per aver tempo di esercitarsi nella valutazione del– l'ambiente proprio. La formula dei paesi luterani, secondo cui ' 1 la religione è cosa privata "' tra– piantata in Italia, senza troppo discernere, ha fatto si che il partito socialist,a non s'avvedesse per molto tempo - e di ciò si doleva Anto~io Labriola, in– superato maestro di marxismo in Italia - della particolare struttura della Chiesa cattolica e ciel suo carattere esseuzialmente politico. Doude - aiutando anche un certo anticlericalismo di parata, rumoroso alla superficie e innocuo nel fondo - il diffondersi di una deplorevole indifferenza per tutti i problemi che non avessero diretta attinenza coi fatti materiali della vita operaia. Senonchè l'invasione del clericalismo da solo o alleato coi moderati, la conquista clericale di molti Comuni, le sconfitte toccate al partito socialista e determinate dall'intervento <lei preti, la mortifica– zione d'ogni spirito di progresso iniziata e con· ùot.ta con metodo nelle scuole, la lotta sorda e tenace fatta dalle Leghe confessionali alle organiz– zazioni operaie, tutto questo, e la minaccia di peggio, hanno snebbiata dal cervello dei soclalisti la. devozione superstiziosa a certe formule e a certe intransig-euze. Così che a Roma - e chi scrive ne s,i qualchecosa per essere stato uno dei più tenaci e convinti propugnatori dell'alleanza - si è potuto costituire il blocco, che è 1 di fronte ai vecchi divieti, un'eresia delle più patenti; e si è potuto costituire sopratutto per volontà delle organizzazioni econo– miche, a cui la minaccia della soffocazione clericale è parsa cosa più urg-eute che non la salvezza di qualche formula tattica. Si ripete insomma in Italia ciò che è avvenuto intoruo al 1900. Anche allora il problema della li– bertà politica pareva un problema insolubile e quindi fuori della nostra possibilità pratica. Non era la borghesia - secondo le formule apprese la vigilia - una massa reazionaria, tanto più pronta all'offesa quanto più il movimento proletario s'an– rlava arrobustendo di nuovi acquisti? E perchè sperdere le forze nelle anfrattuosità del reale, quando occorreva invece tener fisso l'occhio al– l'ideale? Eppure 1 contro tutte le intransigenze e tutti i divieti, il sano istinto delle classi ope– raie impose la conquista di un clima politico più confacente allo sviluppo del movimento prole– tario. Così oggi.' Le necessità dell'ora spingono le classi operaie ad un'alleanza con le frazioni de• mocratiche e anticlericali della borghesia, e l'al– leanza di oggi, come qu,ella del 1900, avrà - se il partito socitl.lista sarà tanto accorto da prose– g·uire l'opera iniziata - un'influenza decisiva sul– l'orientamento dello Stato e sulle vicende prossime della nostra vita politica (1). In un'occasione recente il socialismo italiano ha mostrato di avere la consapevolezza di questa situa– zione nuova e la maturità necessaria a resistere a certe suggestioni rivoluzionarie. La ripulsa, che la proposta di uno sciopero generale di protesta per ( 1 J È singolare come tale sHuazlono e tali esigenze scmùrluo non essere state compreso proprio a l\l!lano - già centro Pl'OJ)UISO\'e dnlla aottrl1w e del metodo K h-anslgente " - dOYC>, 110110 recenti elezioni pro,·lnclnll, 1soe!allstl vollero assolulnmento f(ll't da sècontro turu, JJerdendo vari manàatl e ottenendo uno scarsissimo successo ctl voti, minoro assai c1.e118 loro forze reali, per la re111.lo11e olle una tale \lllCA.di tlOndotlit trovò nelle masse, anche probal)Umonte nelle stesse masse operate, le quali - fl dl~petlo d! ogni etichetta dottrinale - sogliono avere pur sempre un senso e un l11tutto 11.bbastanza pratico e precl8o del momenti polltloi e do! Jlropri speolftel Od!mmecl.tatl lnte• ressi di classe. L'esperimento - avVenuto fortunatamente In un campo nel quale le conseguenze non hanno grande Importanza e determinato dal criteri piuttosto pnrsonall e locali - è sperablle che abbl11.per eff'etto di ricondurre I compagni milanesi a un rie• eame <lella questione, Informato a criteri plÌt coerenti e più larghi.' Sl\rebbe Intatti c1.01orosoed Inesplicabile che, monfro ll b1occo,po<1c– rosamente aff'ermatost persino In quelll, che rurono tempo addietro I più rigidi ridotti dell'Intransigenza, como Roma e Firenze, e mentre le vittorie popolari d1 tutta Ital!a - itegglo Emilia, luminosamente, alla testa - stanno disperdendo le ultime conseguenze reaz101w1·lt dolio sciopero generllle o preparando, i,el futuri Comlzt generali politici, la nuova fase poUUca ohe Illustra Il Bonoml; Milano sola, o 1 vreclsamento I rtrormlstl milanesi, anteslg11anl di cotesto movimento, 1 81 straniassero da osso, 111ossequio lnteooudo a qualche vecchia , for,~uln, un!Yersalmcnte su1,erata. (Nota detla ORITICA).

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