Critica Sociale - Anno XVII - n. 4 - 16 febbraio 1907

56 CR['l'ICA SOCI AJ.ll per tutelare le leggi 1 e infine ancora per faro l_a~uerrn. A parte la questione politica (chè ben misero do+ vrebb'essere quel rl'rono, o quella qualsiasi ~orma.di Governo, che dovesse ccrcnre !I suo appog~10. sulla punta delle haionctte anziche nella conv111z1one 11ell'affetto del popolo), meritrl d'essere rilevato come il legislatore milihire dì 35 a1111i fa in<licasse come nltimo còrnpito dell'esercito la guerra, e non asse• :-:-nasse all'esercito nessutni funzione mornle e civile, i-e 11011 indirettrmrnnte o come cosa di det.ttaglio e se• condaria. )lo!ti, che si nmtano di modernità di illcc, non gli attribuiscono Altro scopo che la difesa. del .Paese. J\d ogni modo, sempre la guerra: per lit grn,n gc- 1ieralità l'esercito è, o dovrehbc essere, uno strumento dì forzn brutiile, un arnese di guerra: e, nel caso dell'Ltalifl 1 una semplice armatura difensivfl. Per me questa concezione non è giusta nè moderna. Se io dovessi definire l'esercito, cli1·ei pii.1 compren– J'livameute che esso u dev'essere uno strumento di 1·iYìltà :1· E, come tnle, dov1:cbbe difendere le fron– tiere della patria, perchò non può essere sviluppo di civiltà dove non sia rispettata, e garantita la libertà tenitoriale; senza di che non può Yerilmentc sussi– stere neanche la libertà. - vera libertà - personnl<-; educare i cittadini ad ugunglianza, a virtù é a.di :;ci– pliua civile, a sentimenti di reprocità di amon" e di rispetto; concorrere alle opere e ai h1Yori utili e feco,Hli della. pace. Un esercito, che sappia soddisfare a questi tre cùm– pili, :wrà raggiunto il culmine della forza. e d~lln con- 1:1istcnza morale. i\[a. a tale altezza non potrà mai giun– gei-e, se non n. patto di sapersi elevare e mantenere al disopra delle competizioni dei partiti politici e delle lotte economiche; per modo che ogni cithulìno 1 quali che siano la sua fede politica e le sue nsplrn– ,dolli economiche, possa. entrare, quando ne abhia il dovere, nelle file dell'esernito senza. diffidenza e senza dis<ig-io,snpcndo che il dovere di sotd,lto non lo porrà 1rnli in contrasto colle sue convinzioni e colla sua f'crle rli uomo libero e di libero cittadino. A quE>ste, e solo a queste condizioni, sarll possibile h~ vera democratizzazione dell 1 esercito ed il suo av– viamento verso la effettuazione del sogno dei tempi moderni: la Nnzione Armata. La quale - è bene di• chiararloaperto e forte - non può essere, come semhra si illudano molti 1 il semplice prodotto di una ma.te – riu!e trasforma-;,;ione di ordinamenti militari, ma deve essere invece il risultato di un grande perfeziona• mento di educazione civile. Se noi, per esempio, guardassimo alle sole appa– renze, potremmo dire che il nostro sistema organico sia molto vicino alla vera e propria nazione armata: mo, S9 scendiamo acl analizzare la. sosh-1,11-;,;a e il fon· da.mento morale delle nostre istituzioni militari, ve– diamo 111. enorme distanz,t che ancora ne lo separa. JI concetto di un esercito moderno, e più special• mente di una nazione armata, implica, come ho detto, il concorso leale, intero e volonteroso di tutti i cit– tadini, senza riguar(lo a principii ed opinioni politi– clic e a teorie e scuole economiche. Il clericale, il socialist~-, il monn.rchico, il repubblicano debbono poter vivere nelle stesse file in buona unione di fra– tellanza civile, conservando nel proprio cuore e nella. propria coscienza il culto delle convinzioni e dei sen• timenti personali, ma obbedendo al sentimento, che de,•e essere comune a tutti, di affetto e devozione :dia Patria. Ma, per incamminarci a trasformare in realtà que– sb~ generosa aspirazione., bisogna cominciare dal to– g·lierc all'esercito la funzione, ormai abituale, di stru– mento di polizia. L'esercito, elle scende in piazz1t per una lotta po– litien od economica, non può, se non a costo di com– ,pleta inazione, conservare ve,ramente la neutralità: per poco che debba agire in tali circostanze, l'eser– cito, per ferrea necessità. delle cose, è tratto a. soste• nere lo idee e Pinteredse del Governo, il quale 1 per onesto e leflle che sin, è però sempre l'esponente d'un partito JlOlitico o d'un principio economico. Ed ecco, in tal caso, i! soldato('), che nor1 creda in quel par– tito o in quel principio, in lotta tra il dovere mili– tare e la sua. coscienza civile: ecco l'origine e la giu• stificazione di 1oiolesche restrizioni mentali nel giu• ramento; ecco la spinta a tartufeschi accomodamenti di coscienza., che certo non concorrono a elevare mo• ralmente. Questa è anche una delle cause del disagio morale del personale; è naturale che quest'esercito, rivestito quasi quotidianamente cli fuu;,;ioni poliziesche, venga a perdere la. cordialità di rapporti che dovrebbero unirlo al resto della nazione, per raccogliere, al con• trnrio, pnrte de!Pantipatia - sia pure spesso ingiusta - che fattalmente, e non solo da noi, il popolo ha innata per i corpi e pel' i funzion.al 'i della pubblica ~ic11rezza. Da tutto ciò mi sembra risulti evident_e il vantaggio ,grandissimo, che verrebbe all'esercito e al paese da una 11ettasepar,uioue delle funzioni militari da quelle di polizia. Separa-;,;ione, che potremmo compiere age• volmente, ra.tforzando il Corpo dei Carabinieri - ora che le migliorate condizioni economiche ne fàcilite, ranno il reclutamento - e togliendolo dai quadri dell'e~ercito (dove sj tro,•a più per forza di trttdizioni che per necessith di funzione)) per farne un col"po dì polizia pura e semplice. .Non si recherebbe danno all'esercito) il quale anzi ne guadagnerebbe un tanto in forza e in h1truzione; 1ie1·chèadesso, un poco :rnr la solidarietà doverosa tra corpi militari e più per aiutare il bilancio della guerra 1 il servizio normale di ordine pubblico, arfi– Jato ai ('itrabinieri) viene a gravare in gran parte sulle armi di linea e specialmente sulla fantetia, la quale, oltre doversi contenture dell'elemento che non piace o non serve alle altre armi, de\'e poi cedere ,\Ila benemerita. sorella - sotto il titolo di Carabi• nieri aggiunti - il meglio dei suoi graduati e soldati. Se vogliamo passare dai discorsi ai fatti, comln.• ciamo cJ;tl restituire l'esercito tilla sua vera funzione e rnu11iamolo di una buona schiera di ufficiitli colti e operosi e di buoni sottufficiali. soddisfatti gli uni e gli altri della loro condizione morale. La soddisfacente condizione morale dei quadri non riposa s0lo sulla misura dello stipendio e sulla ra– pidità della carriera 1 come sembra abbiano sempre creduto i Ministri della guerra; ma si fonda in gran parte nella buona armonia e nel ricambio di defe– renza, di fiducia e di stima tra superiori e inferiori. Oggi, fra tanti mali, c'è anche questo: che i grossi i;alloui non mostrano di tenere i piccoli nel conto che dovrebbero; e i piccoli hanno poca fiducia nel cervello, nella scienza e nella giustizin. dei grossi. Perniò, n.nzichè in una collahorazione volonterosa e cordiale, le forze si logorano iu una lotta aspra, con– tinua o non sempre lettle, che lascia strascichi di in• di-sciplina e di rnucori, i quali, spesso, traboccando dalle caserme, si trascinano in pettegolezzi sui gior– nali o in ricorsi al Consiglio di Stato. Intanto - poichè bisogna contentarsi di vivere di desiderii e di speranze - auguriamo all'esercito che, _in un futuro prossimo, un successore del genernle Viganò sappia fornire rimedi adeguati ai mali e in• fondere nell'esercito e nel Paese fondate speranze per l'ayvenire. P. NOCCHIO_. ( 1) In questi ulttml tempi SI ò raua molta confusione tra Nazione Arnuita col t;serclto volontarlo. l'i"oparlerò più mlrrnt!\mente 111un J)rosslrno articolo:; Intanto racclo norn.re che Il sistema di !\'azione Arrnata sl fonda sul servizio rnlllturo obbllgato1•Jo per tutti.

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