Critica Sociale - Anno XVII - n. 1 - 1 gennaio 1907

CRITICA SOCIALE e la politica democratica hanno penetrato la vitn dei popoli. L'ammissione dei maestri nelle Università di molti Stati cli Euro1,n. e d 1 America non è soltanto un av,•euimento pedagogico; è un fatto politico della pii1 altf~ importanza; mpprcsentn una conquista de– mocratica e civile. Lo Stato moderno h\ico e demo– cratico sente il bisogno di prepararsi un esercito insegnante, 1>er cui l'urflcio cducati\'O sia mili_zia, scienza e ln·te. La Chiesa ritira i chierici dalle Uni– versità; lo Stato vi ammette i maestri. Le cure dello Stato, peL' ciò che all'istruzione si attiene, per lun:za serie di anni furono volte esclu– sivamente all'Università, che era la scuola dei pri– vilegiati; poi si aggiunsero le scuole classiche e successivamente le tecniche, destinate specialmente alla borghesia, Ultimo vennero lo scuole elementari pel proletariato. E il trattamento, sia pedagogico, sia economico, che lo Stato offro a ciascuna di questo rre cate~orie di insegnamenti, a.ncora troppo risente il reta,!.rgio di idee d'altri tempi. Mi si consenta. di finire con un ricordo personale. In una Bclazione, presentata nel 1902, a nome della Giunta, al Consiglio comunale di Pa,·ia, io dicevo: "Nella fantasia di un nuovo assetto sociale noi " amiamo figurarci gl'insegnanti d'ogni grado, elc– ,: mentari, med'ì, universitari, come egualmente va• " lenti, come disposti su un unico piano di estimazione " pubblica e di posizione economica. Vopera degli " uni non sarà, certo, socialmente meno utile di quella "degli altri. n Ripeto, oggi, l'augurio con fede più vivace. Per l'ftalia ò un'esigenza pedagogica, sociale e politica di primif!simo ordine questri: offrire A.imaestri larghi mezzi di perfezionare la propria coltura; formare una forte schiera cli direttori didattici, migliorare e raddoppiure il numero degli ispettori primari, pareg– giando la loro posizione morale ed economica a quella dei professori medt La Scuola pedal,(ogica 1 istituita ormai presso tutte le Università del Regno con insegnamenti speciali letterari) storici, filosofici, giuridici e scientifici, è un atto cli solidarietà: pel rag-giungirqento di questo fine comune, tra professori delle quattro Facoltà 1 fin qui divise da barriere medioevali ; ma essa è pure un atto di solidarietà trn l'Università e la scuola elo· montare, tra la scienza e il la\'oro, tra le classi di• riganti e lo lavoratrici. Ai professori, che di questa evoluzione pedagogico• sociale dogli antichi Atenei vivamente si compiac• quero j alle maestro e ai maestri, che salutarono con gioia la conquista della cittadinanza accademica, in· comhe una grande responsabilità: dimostrare alla prova che la riforma era matura e che fu desiderata pel bene e µcl progresso della nostra Italia. LUIOI ÙIU:DARO. Politica Jinan3iaria Le linee direttive diunindirizzo democratico L'J:,'ronomislct li 'F'irenze, che in altre occasioni non lesinò il plauso alle iniziath•e del pa1·tito socialista per la riforma dei trihuti, constata ora. melanconi• camente come, non solo i socinlisti, ma tutta. l'Estre– ma. Sini:-1trn (salvo qualche rara occcz.ione incliYi– duale), siano rimasti l•stranci alla recente discussione finanziaria, quasi che l'argomento non avesse alcuna importanza politica. Il rimprovero è meritato e, sebbene chi scrivo conosca dell'asscnz1L dell'Estrema tutte le ragioni complesse e non facilmente sopprimibili, va subito rilevato. Non da oggi soltanto i partiti democratici, e fra essi il socialista, paiono dimenticare che la materia onde sono fatti i due terzi della politicR. cli un paese è essc11zinlmente finanziaria. 'l'ranne, in• fatti, i problemi della politica interna (i quali, in un paese di libertà rilssodatc, nou dovrebbero più assorbire tutta l'attività dei partiti), e tranne i pro· blemi che hanno attinenza coll'indirizzo laico dello Stato o che si riferiscono a.i nostri rapporti con l'estero, si può dire che tutte le altro infinite funzioni collot– ti\'C, nello quali si riassume l'attività statale, hanno attinenza con la politica finanziaria o, meglio, sono regolate da essa. Problemi scolastici, problemi ri• guardanti l'emigrazione, la colonizzazione, i servi:r.i' pubblici, hl condizione economica degli impiegati, la coltura tecnica e professionale, la difesa militare, l'igiene, le assicurazioni operaie, ecc., ccc., rientrano tutti nel vasto quadro della politica finanziaria, I!\ quale non deve soltanto aver di mira i tributi, il loro grttito e il loro ordinrunento, ma <le"e, direi quasi, tracciare il piano rcgoln.tore della città futura, entro cui ciascun ramo dell'amministrazione pub• blica eleverà 1>oi,nelle prestabilite proporzioni, il su.o pArticolare quartiere. Ora, circa questo piano regolatore dell'attività sta• tale, quale è il pensiero della rl.emocrazia? E quali sono i suoi punti fissi, che essa non ha illustrati alla Camera, ma che ha il dovere cli dichiarare pubbli· camente? Mentre si attendono voci piìt autorizzate della mia, credo non inutile tracciare a grandi linee il disegno che io reputo pii1 rispondente alle possibilità del– l'ora e alle necessità. dell'avvenire. . .. Una questione preliminare "a anzitutto risolta. Deve lo Stato impegnarsi in nuove spese, o deve piuttosto contenere le spese nei limiti attuali per potere così procedere a grossi sgravi cl'imposte? Su ciò i partiti democratici, e lo stesso partito socialista, sono ancora molto oscillanti. Tanto che, mentre un giorno chiedono lo sgravio dello quote minime, l'abolizione del lotto, la diminuzione dol prezzo del sale, la riduzione del dazio d'entrata sul grano, sullo zucchero, sul caffè e sul petrolio - un complesso di sgravi che diminuirebbe le entrate di molte centinaia di milioni -; un altro giorno chic• dono la colonizzazione interna, l'istruzione elemen• tare accresciuta, l'incremento dei lavori pubblici, l'aumento degli sti1rnndì agli impiegati, cioè una ascensione vertiginosa delle spese. Un tempo la democrazia almeno si illude\'a cli poter pescare il rimedio alla sua evidente contrad– cliziono nel pozzo di S. Patrizio delle spese militari e degli interessi del debito pubblico. Ara oggi, ope· rata la couversione della rendita e riconosciuto im• possibile, nelle presenti condizioni d'Itnlia e d'Europa, ridurre di molto lo spese militari (lo stesso l!"'erri sostiene ora questo programma minimo: non spen• dere di più e spendere meglio), è ormai necessario decidersi fra nuove speae e grossi sgravì. Posto questo dilemma, è evidente la scelta. I pa,•. titi che rappresentano le grandi masse popolat·i, cioè le masse che me/lo trasse,·o p,·ofitto dall'attività statale e che quindi ha11110 maggior-i diritti e maggiori bisog,ii, 11011 posso110 rinuncicu·e a una politic<t che dia soddisfazione <i questi bisogni, cioè ad una poli– tica di nuove spese. Donde, come corollr..rio cli questo principio, che ha, troppo l'evidenza di un assioma per dover essere illustrato, discende quest'altra. proposizione: 1 par• fili democ,·atici 11011 possono, nelle attuali condi– zioni del vaese e della fi11a,11z<, pubblica, assentire a grossi sgravt, i quali indebolissero perma11enteme11te il bila11cio dello Sfato.

RkJQdWJsaXNoZXIy