Critica Sociale - Anno XVI - n. 23 - 1 dicembre 1906

356 CRITICASOCIALE fatte come una novità, per poi venirci a raccontare, poche righe più sotto, colla più olimpica disinvol– tura, che, in sostanza, " sotto altra forma ,, quelle proposte sono già attuate.... per Pavv.enire !! ! E sapete come lo dimostra? - Supponendo che nP.ll'avvenire gli ufficiali possano arrivare a capitano dopo 14 anni di spalline. Chi non crede veda a pa- gina 31, linea sa: - " .... dopo l4- anni, mettiamo, promozione a capitano .... ,, - Eh, sì: mettiamo pure: tanto, si fa per giuoco .... Dopo quello che ne ho detto, per avere un'idea completa dell'opuscolo basta leggere la conclusione: tutto il resto è una limonata molto allungata .... benchè sia ancora molto acida. Trascrivo. Riassumendo: I. Perfezionare l'applicazione del sistema di accer– tamento della idoneità, per l'avanzamento ad anzianità, mediante esami, estendendoli, se occorre, ai subalterni stessi affine di assicurare nel miglior modo in primo luogo la bontà. dei quadri e secondariamente che gli ufficiali non idonei non facciano ma.iillegittimo intoppo alla carriera degli idonei; 2. Istituire la scelta per esami da ca.pita.noa mag– giore; 3. Riconcedere il cavallo ai capitani di fanteria al– l'atto stesso della loro promozione, od almeno quando contino 18 anni di spalline; 4. Attribuire ai marescialli, man mano che se ne avranno, una parte dei servizi che ora gravano sui su– balterni, dispensandone interamente i tenenti con deter– minata anzianità di spalline; 5. Conferire ai subalterni e capitani attuali gli stessi assegni che, in base agli anni di servizio, si prevede avranno gli ufficiali inferiori a carriera sistemata; op– pure conferire ai tenenti con determinata anzianità di spalline uno stipendio medio fra quello di tenente e quello di capitano 1 con equo computo del tempo per il futuro conseguimento dei quinquenni da capitano. Tutto questo sembra (!) ragionevole, e resta sicura– mente nel campo del pratico e del possibile; ma questo è anche, e non meno sicuramente, il fondo del sacco. Viene poi, come coda, una domanda con relativa risposta i qualche cosa tra la minaccia e r1a paura, che meglio sareQbe rimasta nel calamaio. Non ce ne occupiamo. Piuttosto - visto che a una conclusione lo scrit– tore e il suo Ministro sono venuti - ci sia lecita una domanda: - Se questi provvedimenti - che in complesso non sarebbero cattivi - sono, come riconoscete, ra– gionevoli, e se restano sicuramente nel campo del pratico e del possibile, perchè non li avete adottati di vostra volontà, in omaggìo a quel regolamento di disci– plina che fa obbligo ai superiori di avere al disopra di ogni altro pensiero il hene dei loro inferiori, e avete invece aspettato che i vostri subordinati ve li chie– dessero ad alta voce e non più con forme disci– plinate? È una domanda un poco indiscreta, non è vero? Non insistiamo: ma in compenso fateci il favore di non venirci più a raccontare che in quel vostro tisico " riassunto 71 sta tutto il fon<lodel sacco; perchè, per coloro che conoscono l'esercito, la questione dei su– balterni ha anche, e sopra tutto, un lato morale che la vostra miopia non vi lascia scorgere e che ha la sua origine nell'andamento della vita militare e nel– l1intonazione delle relazioni, spesso tutt'altro che affettuose e cordiali, fra superiori e inferiori. ... sempre parlando di ufficia1i. F. questa, più che questione di ufficiali subalterni, I è questione di ufficiali inferiori in generale, e non riguarda solo i pochi di fanteria che hanno alzato la voce, ma tutti quanti e di tutte le armi: anche quelli - ammirevoli - che tacciono ancora. Insomma, che cosa chiedono questi benedetti uffi. ciali? Che i loro superiori si interessino di loro e li trattino colla stessa giustizia, colla stessa premura e collo stesso riguardo che essi usano coi loro soldati. Via non è molto! E non si può neanche permettere a S. E. il Mi– nistro della guerra di fingere di ignorare che esiste una questione morale tra gli ufficiali. Se mai, gli potremmo rammentare quello che accadde al tempo di un suo predecessore - se non erro, era il gene– rele Mocenni - il qua.le ebbe la luminosa idea di ordinare che le note caratteristiche degli ufficiali fossero fatte senza mistero e - favorevoli o no - comunicate integralmente agli interessati. L'esperi– mento fu così disastroso, per il gran numero di re– clami che saltarono fuori contro le Commissioni di avanzamento, da indurre il ministro a rimangiarsi la iniziativa e rimettere il segreto confessionale sulle note caratteristiche. Provvedimento illogico ed ingiusto, ma preso in buona fede, perchè il ministro di quel tempo cre– dette vedere indisciplina dove era invece la prima manifestazione di un grosso guaio: la sfiducia degli inferiori verso i loro superiori. . .. Messa in sodo così la incompetenza del Ministro e dello Stato maggiore sul grave argomento delle riforme militari, riprendiamo la via e vediamo di orientarci per conto nostro. I tedeschi, che sapevano di dover fare guerre a breve scadenza, ordinarono il loro esercito in modo da avere in permanenza tutto pronto; e dopo il '70, finite le guerre, facilitati dalle buone condizioni di finanza e allettati dai risultati ottenuti, non ebbero difficoltà a conservare il loro esercito nella sua pre– cisa forma e organizzazione di guerra anche nei pe– riodi di pace. Noi copiammo; quell'organizzazione di gran lusso, gravosa ma pur sostenibile per la Germania, risultò insostenibile per noi, che siamo di due terzi meno ricchi d'essa ed abbiamo, per contro, un debito pub– blico superiore al suo d'oltre sessanta milioni. Ne ò venuto che dovemmo ridurci presto a vivere alla giornata, contentandoci di un bilancio ordinario in– sufficiente al bisogno di un esercito come il nostro e torturando i contribuenti con richieste continue di assegni. In complesso, spendendo malamente quanto sarebbe bastato per assicurarci una forza difensiva dall'apparenza modesta ma pure validissima, ci siamo fa.tti un esercito dove tutto è fumo e niente arrosto e che manca di tutto: dA.lle provviste dei magaz– zini ai soldati, dalle fortificazioni ai cannoni d'ogni genere! Qual è il rimedio? Dice il Barone: sfrondare. Io sono più radicale: credo che occorrano una buona potatura e vigorosi innesti, e che bisogni cominciar subito a spazzar via tutto quello che c1è in più, tenendo d'occhio non solo le foglie superflue e i piccoli rami inutili tl so– spetti, ma anche l'edera che avvolge, soffoca e intri– stisce tutta la pianta: ovverosia - fuor di meta– fora - il Corpo di Stato maggiore. in dolce amplesso colla sua bene amata burocrazia. Per cominciare, bisogna dal vecchio concetto che l'esercito debba bastare a sè stesso e che tutto debba essere pronto fino dal tempo di pace, passare al– l'altro più moderno e più logico che l'esercito debba fruire dello sviluppo e dei progressi nazionali, prov– vedendo da sè soltanto a ciò che non potrebbe in alcun modo attingere dalla nazione, e che non debba

RkJQdWJsaXNoZXIy