Critica Sociale - Anno XVI - n. 19 - 1 ottobre 1906

300 CRITICA SOCIALE R) È innegabile ed utile la tendenza verso il decen– tramento politico ed amminist:ativo. Solo che questa tendenza deve essere contenuta entro certi limiti se non si vuole dar origine a nuovi inconvenienti e parassitismi. Il sindacalismo, colla sua progettata polverizzazione dell'autorità sociale, pene quasi una goffa caricatura del feudalismo, in cui il potere pubblico era estremamente suddiviso. Alcuni scrittori di scienze politiche (tra i quali il prof. l\losca di 'l'orino) hanno cercato di dimostrare il carattere renzionarìo del sindacalismo provando come questo sia un grottesco o inconsapevole ritorno al Ri– stema feudale. C) Tl Panunzio può risparmiarsi la sua meraviglia, poicbè non è affatto vero che io non mi sia accorto che il suo organismo federale sociale-economico avrei.li.iopo– tuto contestualmente essere anche uu ente fornito di funzioni politiche e giuridiche. In questa ipotesi però io posso sempre obbiettare che questo organismo, quale e11te generalizzatore dei redditi monopolistici e risolu– tore degli eventuali conflitti politiri tra i vari gruppi sociali, non differirebbe gran che dallo Stato democra– tico cui noi riformisti vogliamo gradualmente dar vita. 'futta la questione si riduce a stabilire se sia pratico e positivo, se sop,·atutto richieda minore dispersione di energia, distruggere per creare ex novo, on•ero trasfor– mare gradatamente lo Stnto attuale in modo da renderlo un vero Slato popolare liel diritto (Nenger) anzichè mw Stato ù1dividualistico della forza, come in gran 1mrte è oggi. Per noi riformisti è e,·idente come la luce meri– diana che le classi lavoratrici hanno estremo bisogno di un'opera positiva di rinnornmento e non di un'opera negativa o distruttiva; ma ò destino che cotesto rinno– vamento ci sia conteso e reso più difficile non dalle sole classi conservatrici o privilegiate, ma dagli anarchici, rivo!uzionari-anarcoidì 1 socialisti-anarchici, sindacali– sli, ecc. D) Lasciando da parte tutta la fallacia dell'idea che lo Stato sia un organo non economico, è chiaro come, a malgrado delle capziose negazioni tentate sul prin– cipio dell'articolo (vedi Critica del 1° settembre passato), rispunti qui il pregiudizio del liberismo antiinterven• zionistico, che, col pretesto di non turbare il ritmo del fatto economico, può sempre opporsi all'attuazione della legislazione sociale, la quale ha inevitabili e rilevanti 1·ipel'cussioni nel campo dell'economia. Cotesto antiinterveuzionismo liberistico relativamente alla legislazione operaia (che viene equiparata a tutti gli altri protezioni:imi sociali) è esplicitamente confer– mato anche nella recente Relazione sindacalista al prossimo Congre!ò!sosocialista. (Vedi Divenire Sociale del 16 settembre 1906). (La quale Relazione, fatica particolare di .Antonio La– briola, si aggira tutta su questo mirabile sillogismo ca– priolino: pei sindacalisti non deve esistere che la lotta incessante e spietata dei la\'Oratori salariati Contro i capitalisti salariatori; ma (attenti bene alla deduzione!), come il Sindacato non si sviluppa elle in epoca di grande prosperità. economica, i sindacali~ti non devono contenere lo .slancio del capitale, nè i:ogliono impovel'ire le pe1:sonedei capitalisti o rattenere lo sviluppo delle in– dustrie ( 1 ). Dato pertanto che la rivoluzione socialibta non sarà possibile che in epoca di grande rigoglio in– dustriale, nel frattempo il partito socialista deve tenere il proletariato in uno stato di continua suggestione oon l'idea dello sciopero generale," formula abbreviativa. della rivoluzione sociale ,,, " buon mezzo per far crescere la temperatura rivoluzionaria del proletariato ed educarne il sentimento eroico del sagriflcio , 11 1e simbolo della ca• ta~rf r;o~:; ~~~~~l~s~~faiod:l~~t~:r~;e 8 r 0 oci;~~;;:1~c-~:!~ di un mito. Dal mito al culto è breve il tratto. Se Comte pensò di fondare la religione del Positivismo, non po– trebbero i sindacalisti tentare la creazione di un nuovo culto rivoluzionario dello u. Sciopero Generale,, con a capo il Gran Prete Sorel? Vista ~a banc_ar?tta sul terreno della pratica, chissà. non abbiano m1~hor fortuna su quello del superstizioso misticismo. Il sindacalismo mistico, ecco almeno una novità!). (lJ Allegri ad~nque, capltn\1stl l r slm.hloallstl vi promettono una, lotta che vi rara grau1, rutltoondl o ro11011 • E) Tra le molte cose inutili od erronee 1 il Panunzio aveva più su affermato una verità: che, cioè, l'attività pratica umana forma un complesso inscindibile e che le singole manifestazioni economiche, politiche 1 ecc. hanno caratteri speciflci propri, solo logicamente sepa,·a• bili e determinaOili. Ora, asserendo che i Sindacati eser• citano le loro funzioni nel circoscritto campo politico e giuridico senza intervento nel campo dell'economia, viene a creare distinzioni artificiose e impossibili sul terreno dell'azione e della pratica che qui solo è r-ilevante. Data l'inscindibilità della totale attività pratica umana, come tracciare i confini tra tutti questi campi politici, giuri– dici, economici, che sono separabili soltanto concettual• mente per comodità di investigazione teorica? E, d'altra parte, come non pensare che i Sindacati sono composti di lavoratori, i quali devono continuamente sottosta.re a 11onne gi1,ridiche di gruppo, senza le quali il Sinda· cato stesso si sfascerebbe? Come non vedere l'alterna subordinazione ed interforenza tra l'economia ed il dfritto sindacale? So il Paounzio avesse tenuto presente tutto ciò e ne avesse tratto le pìù ovvie conseguenze 1 avrebbe achivato la fatica di seri vere buona parte del suo articolo e non sarebbe caduto in tante sconclusionatezze. .li') Sai-ebbe più conforme al vero il dire cl~o i sinda– calisti, eccezion fatta por la partecipazione alle lotte elettorali (oh, santa medaglietta deputatizia !), ai com– portano al presente come gH anarchici, salvo essere in futuro iperstatali, almeno secondo la concezione dì Panunzio, il quale ai picccli staterelli sindacali sovrap– pone - ed è a.stretto a. farlo per dare una tal quale consistenza al suo maccheronico sindacalismo - un ente pubblico centrale-foderale sotto le spoglie del più volte nominato organismo sociale-economico. G) Veramente non si sa da quale fonte misteriosa sgorgheranno tutte queste forzo sociali di simpatia, si– nergia, socievolezza, ecc. (più addietro il llanunzio am– mette senz'altro come un fatto la libel'a e(l armonica coesistenza dei gruppi sindacali\ quando ai rifletta che il sindacalismo vuole la più sfrehata libera concorrenza, la quale ò e rimarrà uno <lei princi11ali coefficienti di ogni attrito e conflitto. vaf/ J~l r~~{e~i!i°!~t:n~~~ 1!~~::~~~ ~~~!1! 0 c:~f c~s!e;~ ora incorporata nello Stato attuale; ma ai lettori bal– zerà certo all'occhio tutta. l'esagerazione dell'afferma– zione che la Legge (senza. distinzioni, nè importa da quale potere legislativo 11romani) sia l'esclusiva e ti– rannica imposizione della classe rlominante. Simili concetti appartengono all'età della pietra del materialismo storico. E. M. Associazioni professionali Sarebbe desiderabile che un attento osservatore delle organizzazioni professionali si fosse prefisso di seguirne le tracce a traverso i numerosi Congressi di impiegati, che di recente si ~ono tenuti e si vanno adunando tuttora a Milano; forse gliene potrebbe scaturire qual– che luce a rischiarare la via alcun poco incerta, che i dirigenti delle organizzazioni debbono aprire in un ter– reno non prima esplorato. Benchè non sempre ce ne rendiamo conto, è pur vero che noi facciamo della storia, che è qualche cosa di meglio della prosa inconscia del signor Jourdain; e che, introducendo nella vita sociale nuovi attori, ci assumiamo una tal quale responsabilità di farli agir bene, Ma i limiti e i caratteri degli ordinamenti pro– fessionali. occorre trovarli nella confusa e amorfa com– pagine della vita, come Michelangelo rinveniva le linee delle figure immaginate entro il marmo che le nascon– deva. Cioè bisogna in sostanza che li creiamo, che li tracciamo noi stes"si.

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