Critica Sociale - Anno XVI - n. 18 - 16 settembre 1906

282 CRITICA SOCIALE Piccola propriEtà, vignEto EdEmigrazionE nella questione del latifondo in Sicilia Latifondo e piccola proprietà. - Col cl:'~sarc clellr ma~~crie e con le :,uccessive cri~i delle principali colture, !1ordi11amento agricolo siciliano si è andato polarizzando in latifondismo sterilizzante P in piccola possidenza fallita; e ha dato con ciò al latifondista un maggiore tornaconto. La masseria era una inclul'ltria chr richirclea intelligenza, assistenza, capitali circolanti. Le cose sono ora peggiorate, perchè il latifondo, nella sua. funzione odierna, e colla scomparsa della grande pastorizia di una volta, non richiede più nulla di ciò. La mutua dipendenza trA. latifondo e piccola pro· prietfl. in Sicilia, in modo da formare un o'rganismo unico, ò stata illustrata nei paragrafi precedenti ca– pitando a proposito; o qui non occorre farne che un :,e1nplice accenno per integnae il quadro dei fattori del tornaconto latifondista. La piccola proprietà delle colture asciutte e specializzate non dà al bo,·gese quanto gli occorre. Tn Sicilia non sono che eccezio– nalmente possibili i poderi che riuniscano in non eccessivo spazio le colhtre arboree, le orticole, la seminR C' l1erb11ggio,ne11e rispettive quantità almeno bastevoli Hlla famiglia colonica. e ai suoi animali da lavoro. La piccola proprietà può avere a sufficienza vigna ed alberi da frutto, colture orticole e di giar– dinaggio, leguminose e tessili, ma. avrà sempre di– fetto di terra per la coltura del grano e per il pa– scolo. La piccola proprietà suaccennata non può, ndunque, esistere lungi dal latifondo a semina e a pascolo, perchè da quello trae grani, fieno ed erba. rI bor{Jese 1 per far::ii la mwicia per la famiglia e par gli animali <h~ lavoro, piglia in subaffitto o a colonia parziaria uno o più tratti di terra da semina e da pascolo nei vicini o nei lontani latifondi. Il latifondo 1 in conseguenza, assume una funzione im– portantissima nell'organismo agricolo siciliano ri– spetto alla piccola possidenza coltivatrice. Ogni nuovo tratto, che da latifondo squallido tra– fifonnnsi in luoghi con In.coltura intensh•a - vigna, oliveto, giardino od orto che sia - fa crescere il prezzo elci)(' trrre. 11latit'on<lo restante trac da questo progresso un duplice nuovo tornaconto: quello di servire, come V<'demmo, ad integrare i prodotti bi– Rogncvoli al piccolo possidente borgese a condurre egli le stesse colture intensive; e l'altro di far rial– zare il prezzo rl 1 uso della terra dei latifondi e pre– miare ancora di più l'assenteismo del latifondista. Lo spezzamento, adunque, dei latifondi, convertiti alla coltura intensiva, impedisce un ulteriore spez– zamento, perehè dà ai latifondi restanti un maggiore tornaconto a restare immutati. La piccola proprietà, formatasi, sotto il re1?ime liberale, dallo spezzamento dei latifondi feudali, è la tossina che impedisce ad uu dato punto un ulteriore frazionamento fondiario. Così l'alcool, prodotto dalla fermentazione del glu– cosio nel mosto 1 impedisce la decomposizione di altro glucosio in alcool. La vigna e l'affitto ventennale. - N<'IPora scorso secolo xix, nel mentre declinava la pastorizia:dello nl8S8('1'ic, e i boschi interamente si dissodavano per dar luogo ad una più estesa coltura del frumento, tra le nuovo colture cli grande rnddito, la vignn, piì1 che il i;ommacco e gli agrumi, si dif– fuse con shtncio cccrzionalc in circa 400 mila ettari. La terra i,;acra n. Cerere si sacrava anche a Bacco: il vecchio granaio del popolo romano si trasformava in una. immensa cantina ...., di nessuno. Il granaio era clivenuto insufficiente per gli stessi isolani, e la cantina era soverchia per essi e per l'esportazione. Così, nel problema agrnrio siciliano ridotto a quello solo del pane e del vino, i due prin– cipali prodotti dell'.lsola, per i quali si eran sop– pressi gli altri, generarono un grande squilibrio eco• nomico; la insufficienza del grano e dei prorlotti della zootecnia e la mancanza del legname e d<'I combustibile rendono impotenti al consumo del proprio vino· e la. difficile esportazione enologica rende dif– ficile' la importazione di derrate e di articoli indu– striali m ancanti. Da tale squilibrio sarebbe nato un grn.ve disastro, molto maggiore del malessere econo– mic o e socinle provato, se la rottura delle relazioni commerciali con la Francia nel 1888, la fillossera e la emigrazione, non avessero con altri disastri fre– nato l'eccesso e il disordine nella produzione viticola. Veggasi, a questo proposito, ll problema siciliano e 11ie1·icU011ale dello stesso autore cli questo scritto, nella Biblioteca della Critica Sociale. La produzione del vino si era avvicinata agli otto milioni di ettolitri; ora, dopo la distruzione dei vi– gneti e la progressiva ricostituzione, essa si aggira intorno ai quattro milioni. Non poco vino può sempre esportarsi, ma la produzione tende a superare le richieste. La causa prima di tutto questo disordine è ri~ posta ,~el11alto interesse latifondista contro i diritti del lavoro e del consumo, e nel pessimo ordinamento della piccola possidenza. Il ma,ggior tornaconto viti– colo in rapporto al seminerio è dato da un maggiore impiego di forze di la,·oro in una coltura assai pro– duttiva nel clima e nel suolo di Sicilia. Or in quedto tornaconto il diritto fondiario esercita la maggiore delle camorre: al colono viticoltore resta solo il van– taggio d'impiegare, sia nell'impianto, sia annualmente, un maggior numero di giornate di lavoro di quelle per la semina. Quando la vigna si coltivava solo per 11uso locale, vigeva l'enfiteusi, con cui si poterono convertire in luoghi alcuni feudi; ma con la viti– coltura per speculazione si sostituì all'enfiteusi il lungo affitto. Il laLifondo non si spezzò più ~on la vigna in piccolo e separate proprietà per mezzo delle concessioni enfiteutiche, ma si spezzò solo tempo– raneamente l'igua1·do alla colturn, tanto per la se mina quanto per la vigm1, restando latifondo immu– tato riguardo alla proprietà. La vigna, adunque, dai luoghi si estese nei latifondi della semina e del pa– scolo con l'affitto lungo cli venti anni, dando un nuovo tornaconto al latifondismo e conservando la squallida solitudine delle campagne. La terra, se d8ll'affitto sessennale della semina e ciel pascolo passa a quello ,,entennale per la vigna, aumenta di un subito di prezzo fino a triplicarlo, senza che il proprietario faccia altro che acconsentire ad un più lungo affitto e alla coltivazione della vigna, e ad imporre la r<'stituzione della terra alla fine del contmtto con la vigaa nel suo pieno vig-ore e senza alcuno indennizzo; per cui il colono in tali vigneti non fabbrica alcuna dimora, ma raccoglie l'uva come si raccoglie il grano, trasportandola al– trove. li fenomeno riesce strano ai proprietari stessi 1 che domandano l'aumento per il solo fatto che è offerto dalla gara degli affittuari ventennalisti. Come avviene ciò? - Bisogna ricordare che il prezzo di affitto della terra nuda coincide con la rendita che sulla terra gode il pro(Jrietario, e che la rendita della terra è una forma particolare del profitto capitalistico e no segue Je leggi. Or Marx ha dimostrato che il profitto del capitale è lavoro non pagato. Il lavoratore, sia sotto la forma del sa– lariato, liia sotto quella dell'affitto, lascia. sul prodotto del proprio lavoro il profitto del latifondista e in misura del prodotto stesso. L'affitto o gabella, che corrisponde al cottimo, tende a lasciare al lavoratore quel tanto che questi piglierebbe sotto la forma di salario. Può l'affittuario, per compenso dell'ozio in

RkJQdWJsaXNoZXIy