Critica Sociale - Anno XVI - n. 17 - 1 settembre 1906

264 CRITICA SOCIALE rh•olta, non meditata, ò d'ordinario tutt'altro che l'al– leata del socialismo, e la storia più recente del socia– lismo e delle suo rusi può valoro di rtocumonto. ,, (1). 20. Un altro esempio tipico lo abbiamo, in tutti i paesi, confrontando i lavoratori dell'industria con quelli dei oampì. li contadino si agita meno o ra meno della po· litica, pur avenclo dalle leggi la stessa facoltà e libertà d'azione, perchò egli, per quanto J)O\'ero, ò più <'ontonto del suo stato che non l'operaio. Il contadino, anzitutto, in mozzo alla pace della natura o lontano dalla corrente vortico~a della civiltà., concepisco pochi desideri, ha un patrimonio molto esiguo di dolori e di piaceri, ba della ,,ita un'idea molto ristretta e ben determinata. 11 con– tadino inoltre, se non amerà il padrone, amerà il campo su cui ha sparso tanli sudori. La terra esercita su di lui un'attrazione che le pareti imhiancate della fabbrica non possono esercitare sull'operaio. Dì qui la facilità con cui un operaio lascia qualunque padrone e qua– lunque lavoro per un salario maggiore. Il contadino in– vece par legato alla terra, nè l'abbandona se non quando essa non gli dà più da mantiarc. Sta.In questi vincoli tenaci la ragion~ dei bassi salari del lavoratore russo. JI lavora• toro russo, mezzo operaio e mezzo contadino, va alla fnb• brica. quando vo lo spinge la fame, e l'abbandona tutte le stagioni e tutti gli anni in cui la terra gli dà. qualche• cosa. E se, una volta nella fabbrica 1 il padrone lo paga a fatica e gli falcidia il salario a forza di multe, sembra non addarsene; egli sogna rorse i suoi campi, e non ra. del salario che un mezzo transitorio e secondario della sua esistenza. La stessa ragione rende una gran parte dei lavoratori russi indifferenti alln politica. "Il popolino russo - scriveva sull'Avanti! uno stu– dente di quell'Infelice nazione - ha ben altre gatto da pelare, anzichè farsi giudice tra Governo e liberali: pensa alla fame che per esso ò diventata un male cro– nico; nQn pensa alla politica, non 11n che voglia dire Parlnmento o Costituzione. H i libe1·ali russi ben co110- scono questa rnsser111azione,questa i11dif!'erenza, questa inei·zia di wi popolo che tanto s'è abituato a soffrire cl<, considerare ormai la sofferenza come wi elemento della vita umana, ,iecessario e 11aturale come il ,·espirare. , 1 Simile fenomeno, del resto 1 senza nnc1aro in nussia, si trova in tutti i paesi. Quanta fa.tica hanno impiegato i socialisti per smuovere i contadini I E non sempre con frutto. "Se i contadini non vogliono lasciarsi convincere - esclama,·a Il Uobel nel 1894 al Cong1·osso di h'rancoforto - noi non ci occuperemo di loro. I loro pregiudizt, la loro ignoranza, la piccineria della loro mente non do– vono fc1rciabbandonare in parto i nostri principi. n }~anche in I tali a non sono mancati attriti e lotte fra gli irrequieti opera.i clelle città e i pacifici lavoratori delle campagne, sempre disposti a cantare, come i " Campagnoli sapienti ~ del Prati: Se questi ricchi che ci d/\.n le glebe qualcho volta con noi miti non sono, noi, doloroso, ma non trista plebe, rispondiamo con l'oprn e col perdono. E così, nel silenzio, lUUmaeetrando l'umile cencio a rispettar del povero, Noi lavoriam cantando! (Conti1wa). CARLO PErROCCIII. (1) ET'TORl'.Cl('COTTI, f'SlcOIOQ/(Jdel 111ot 1 lme11IO ,oclaUsta, LIRrl, 1006, l)Rg. 42. Gabelloti, b r[esi, camDieri, arti[iani emassario nel latifondo slclliano La gabella. - L'affitto della te.rra con il prezzo o in derrate o in denaro ris1>onde ai bisogni della coltura estensiva e a latifondi. Esso costituì il sistema agricolo del mondo antico e medioevale. L'affitto del latifondo sicilinno conserva ancora il nome antico di gabella. Gabella è voce della bassa latinith, di ol'igine ger– manica, ed ha significato di pubblica. imposta, di monopolio, di a1>1H1.lto. ln dialetto siciliano, oltre che per il sistema cli affitto dei latifondi, si usa 1>er esprimere un imJ)iccio, un còmpito odioso, certo per tradizione della impopolarità assunta. da coloro che pigliavano in aJ>palto le pubbliche gabelle. La gabella dei feudi è difatti un appalto di esercizio 1 di angarie le più spietate sui villani a conto <lei feudatari as– senteisti. I galJelloli speculatori, altrimenti detti arbi· t1·anti, fan no coltivare una parte delle terre nfli ttate, sia cou il lavoro salariato, sia con la colonìa J>nr– ziaria, e dànno la rimanente in sulrn.ffitto a piccoli coltivatori ad un prezzo molto accresciuto sia in de– naro, sia in grano. Il subaffitto a terraggio domanda al colono tante salme di grano, secondo Ja qualità della terra 1 per ogni salma cli superficie. Da una parte la concorrenza degli affittaiuoli spc• culatori è divenuta così viva, le pretese dei grandi proprietari sono così enormi, che il risultato degli affitti non è piit la ricchezza, ma la espropriazione dei fondi dati in cauzione dal gabelloto, se costui per le vicende delle annate non riesce a cavar tanto sangue dallo vene dei contadini da poter pagare il feudatario. D'altra parte i coloni sono così derubati del prodotto del loro lavoro dal principale fittuario, che spesso non possono saldare i debiti con costui e se ne partono desolati e rovinati. I contratti di gabella soglionsi rinnovare con molta anticip!lzione e con prezzo viepiù crescente, sia dal conduttore precedente per non perdere il feudo 1 sia da un nuovo in concorrenza per conquistarlo. L'anticipazione del contratto è sempre accompagnata da una forte anti– cipazione di de1rnro per una garanzia dei successivi J)agamenti sempre a quadrimestre auticipato. I bor– gesi preferiscono alla colonìa parziaria l'affitto - che è quello di seconda o di terza mano del gabelloto IH'incipale o del subgabelfoto - per non avere an– gario ed essere padroni assoluti dei prodotti. Ciò è praticato in vicinanza dei luoghi e dai borgesi pro– prietari. Il sistema della gabella è cmdele e sterilizzante. t crudele perchè il gabelloto esercita sul lavoratore un'azione augarica ed un'usura tale eia non lasciargli spesso alcuna parte del prodotto: qualche volta il la\'oratoro si sah-a trafugando i covoni dal camJ>o, facendola al padrone, come egli chiama il gahellolo principale o i;;econclario da cui egli dipende, e ai suoi malandrini campieri. La gabella è poi sterilizzante J)P,l'Chè impedisce che il lavoratore migliori la terra e ne reintegri le forze, non riconoscendo il feuda– tario, per espressa condiziono del contratto 1 le mi– gliorie fatte senza suo consenso .... che non darebbe mai per non pagarle, e perchè le migliorie fondiarie andrebbero a danno della rendita naturale che tende ad elidersi con la industrializzazione delle colturo. Non è, di conseguenza, riconosciuto alcun inden– nizzo al colono o all'arbitrante per migliorie nl're– cate nel feudo. Se l'agricoltore fa qualche miglioria, come sarebbe il debbio (bruciamento delle zolle) o la concimazione o lo spietramonto o la fognatura, al– lora, per godere il beneficio del lavoro impiegato, è costretto a riJ)igliarsi la terra rinnovando la gabella, e a pagarla più cara per impedire che altri goda.

RkJQdWJsaXNoZXIy