Critica Sociale - Anno XVI - n. 15 - 1 agosto 1906

CRITICA SOCIALE 227 le solo sicuro fondatnonta su cui unn. nazione può as– sidero l'edificio del progresso Q della prosperità. na– zionale; o la no!ltra nmicil.ia ,,crso I'\ Ru~sia ci ha fatto spiare con profondo interf.sse e con ardente speranza la creazione della Duma e la sua Jott::i. pel potere. Noi ablJiamo appreso ad ammirare il genio del 1>opo10rus.c.o; I'Qroismo dei suoi sacrifici per la liOerfa e le sne soffe. renze in una lotta lunga e dolorosa hanno toccato il cuore d'ogni uomo generoso. Il trionfo completo della lihert\ in Russia, che noi augul'iamo non lontano, ren– derà finalmente possibile tra il popolo Inglese e il Russo un'espressione formale di quella amicizia, che già li unisce, amicizia fondata su comunanza d'ideali e che deve giovare a realizzare l'aspirazione di tutti i buoui Europei verso uua civiltà devota alla pace. 11 ll popolo inglese adunque, per mezzo dei suoi cervelli rappresentativi, rifiuta di credere alla morte della Duma, e con esso, io oso credere, tutto il mondo, eccetto forse Guglielmo H, a cui il socia• lismo in casa e l'agitazione agraria russo-polacca, nonchè la preoccupazione di ridurre e mantenere a. zero il valore prntico, per la Jt,rancia, dell'alleanza con la Russia, <'Ou~ip•lifl di sopp0$bll'0 in tutti i moùi la. reazione anlohurc.iuTa.tica.lfei suol stessi errori. [o non oso credere che, nonchè ufficialmente, tacita• mente esista, tra Czar, J<ctiser e Imperatore austrn• unr,arico, una Santa Alleanza disposta ad intervenire co; repressioni su territorio russo. È sperabile che te lezioni della Rivoluzione Francese, se rimaste inutili per lo Czar e i Granduchi di sua famiglia, non siano rimaste tali per altri. Se esse sono state feconde di qualcho insegnamento, lo furono princi– pa.lmente di questo: che PinteL·veuto straniero, in– vocato da una dinastia nazionale, arma contro di questa e di sò stesso Pirresistibile for1,a della nazione tutta quanta. Ed in Russia lo spirito nazionale è fortissimo; Napoleone I a' suoi tempi ne seppe già qunlcosa a proprie spese. Nel caso attuale a tale forza irresistibile aggiun– gerebbe impeto ulteriore il fatto che i contadini ri– posCL'Oogni fiducia peL' la riforma agrnria nella Duma; dopo avere per anni e per anni sperato nello Czat', osarono ora per alcuni mesi speral' nella Duma, cd ora ecco che, quando questa· prende a considerar seriamente la cosa, lo Czar la dissolve col pretesto che, invece di far opera cli costruttiva legislazione e cli trovar mezzi onesti e legali per dar le terre ai contadini, s'è messa a criticar la Costituzione, l'o– perato locale delle autorità, _e ad inceppare l'opera del Governo. · La Duma può aver commesso errori; ma forse l'errore più grande, lo ammette il 1'imes in uno dei suoi articoli, fu d'esser troppo timida e moderata. Se ciò fece già ombra al Governo dello Czar, signi– fica non già cho non vi ~,._ •:. _.d. ~ 1 1ma. 1 ma che qualsiasi altra Duma non potrà che essere più ener• gica e rivoluzionaria. Per ciò la morta Duma vive e vivrà più che mai. Starei quasi per dire che lo scioglimento è stato un male fecondo, che ha ravvicinato tutti i partiti nel momento in cui le chiacchiere cominciavano ad allontanarli l'uno dall'altro, e li ha ricondotti in faccia al vero problema. Per avere un vero regime parlamentare, con responsabilità ministeriale verso il Parlamento, bisogna saper tenere il potere esecu– tivo nelle proprie mani, e da padrone trasformarlo in istrumento della sovranità nazionale risiedente nei vari organi determinati dalla Costituzione. E'ino a quel punto, è inutile parlar d'altro: primum et ante omnia delenda, Chartago, e la Chartago è la fo1·zadella buro_crazia e dell'esercito. Ora, sì potrebbe speculare all'infinito e inutilmente sul limite di du– rata di questi due puntelli. Il meglio che si poss_a fare è renderci -ragione della loro esistenza o della loro forza, e della forza che lavora di contro e di sotto ad essi. Il Leroy-Beaulieu ebbe a dire magnificamente, che, mentre la storia clell'Occidente d'l%ropa è una storia di libertil, quella dell'Oriente ò una storia d'autoritì1. La Russia., solo a metà. eul'Opea) non conobbe la ci– viltà greco-romana e il Cristianesimo se non nello forme autoritarie e decadute del periodo bizantino; non conobbe separazione tra Stato e Chiesa; non lotte tra Chiesa e,1 Impero; non Comuni, non Ri– fonna; la sua stessa sterminata estensione rese in es.::1a impossibili le condizioni di grandi moYimenti popolari; appena albrggiano ora in aleune cittit r distretti industriali. L'aristocrazia medesima 11011 vi è una pianta che tutto debba a. se stessa e di cui la Monarchia sia mai stata gelosa: non è che un ramo sbocciato dalla burocrazia; ò una creazione dall'alto ..... e, per quanto po.:;;sanel corso di due o tre secoli esser divenuta indipendente, risente pur sempre delle sue origini, e non può, come in In– ghilterra, essere il fior fi<>re, la capitftnania naturale della nazione. rn queste conr\izioni lo spirito di iil)erfa è una. p ..,:1ta OllO',ica e quelh, di obbedi-.~1za infiacchisce i caratteri. La penetrazione delle abitLldini della ci– viltà occidentale, dell'industria, del commercio) della scienza, della filosofia, ha per effetto di corrodere le fondamenta dell'antico regime, cli prncurarne lo sfa– celù e la lenta dissoluzione interna; ha per effetto di distruggere negli strati popolari le vecchie abi– tudini di obbedienzn. e di rispetto cieco all'autorità civi!e e religiosa.; senza che nel medesimo tempo lo nuove condizioni sociali abbiano la forza cli orgi-rniz~ zare nuove ahitudini morali, legislativo, nuove strut. ture giuridiche, ecc. Attualmente si è al punto che l'antico regime si regge perchè ha in mano i I Tesoro e con esso pA..ga soldati, funzionari e generali, che solo per questo lo obbediscono; ma si regge senza sapersi più im– porre dappertutto e per sempre a tutti. [I suo im– perio non è piiì a lungo incontestato e nondimeno nou può ancora esse1·e 1·ovc!:!ciato. Si ponga mente a quei reggimenti che si ribellano e tornano all'ordine perchò si dà loro un soldo di più al giorno; a quelle squadre di marinai e di sol• da.ti , che si divertono a fare sbandieramenti e pas– seggiate invece che a prcndet· posizioni e marciar sul nemico e disorganizzarlo. Non v'è ncancho un generale che concepisca l'ambiziosa idea di emular Napoleone e di costituirsi sovrano, sia pur solo co– stituzionale, consegnando alla storia il proprio nome come quello di un instauratore di un regime più civile. E si badi. Il problema del riordinamento interno de\Ja Russia è così complesso· e i partiti son così dio:.. T~i, spcciG- s1t:ta questione agr 1ria) che, senza il miracolo d'una grande personalità, come quella elle la Francia ricevette dall'Italia pel tramite della Cor sica) la quale imponga un assetto adatto e tale ri– conosciuto da tutti, e acl esso interessi la parte migliore del paese, io non veggo come esso possa venire risolto. E, se esso non è risolto, il disordine tornerà a ri– produrre il dispotismo e questo di nuovo l'anarchia.. Questa è per mc l'essenza della tragedia russa: il Governo personale non vi ò più possibile e quello nazionale non esiste ancora e non sa ancora im– porsi; non ha ancora trovato il cervello che lo con– cepisca una volta per tutte e, rivelandolo e procla– mnndolo, attragga a sè tutte le energie migliori della nazione. Forse anche la Russia, come già la su:i alleata d'occidente, non potrà trovare tale inter– prete di sè medesima, se non in una grande e su– prema contingenza, in una. guerra magari: la libertà sembra sempre vaga d'altari cruenti ... ANGEtù CRESPI.

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