Critica Sociale - Anno XVI - n. 13 - 1 luglio 1906

200 CRITICASOCIALE ILLATO PSICOLOGICO DEL SOCIALISMO Il. So~g<'ltivi'imo ed oggetti\'ismo 1, irologieo. 6. - Esposto un saggio, nel capitolo precedente, del soggetth'ismo J>slcologicoche intende ormai sopraffare e clebellare Il materialismo economico, dobbiamo subito nHcrtiro como I critici, nncho i ))iù 9erì 1 di Marx, se mirano col detto soggetti\'lsmo a distruggere l'unica spiegazione sclonllflcn che finora ora stata data del so– cialismo, non riescono però, in alcun modo, a sostituir– gliene un'nltrn. È quello che nota il Kautsky polemizzando col Bernstein, o rll.mttcndono lo idee Il\ dove il Bernstcin afferma oho noi movimento 11oclalb1t !l.la coscio111.ndel diritto, lo srorzo consapevole sono un fattore cosl rcl~lo e Importante quanto la necessità materiale. "lln ,•olootà sentimento, sforzi , erso condizioni pili '!'iusle riipo:1do Kautsky - non vi rurono in ogni tempo? Eppure non condussero nl socialit1mo. È mani• resto che solo unn volontà 1>articolal'e, solo una lntclli· uenza particolai·e, possono condurre nl socialismo, e solo quando Ìl.nno rngJ,riunto uno. forza s11{ficie1ite. Da do,·o pro,•lene la volontà del socialismo, da dove l'intolligcnza che il modo di produzione socialista è il più nllo 1 da dove Il i,;eutlmcnto che l'ordine attuale è ingiulòlto? Questa In questiono alla quale doveusi rispondere. Il Bern<;tein si sottrae a questa risJ)Osta e pensa darne una. miglioro col t·ichiamarci atl rma 1:0lo,ilò, a rrna iulelligenza, a rma cosrienw srnza l>asi-e co11lemllo. Non ponendosi la que– stione alla quale deve risporulcre, crede di a,•ero una migliore soluzione do\ proUlemu, e finisce appunto dovo Il proUlomn com•ncla. 11 (') E Kauk.ky ò. perrcttamente ragione. I critici del ma.– teria\ismo, J)er l'eterno fenomeno di reazione che domina e guida ta11to Il pensiero quanto l'azione umana, sono nndati all'altro estremo, contrapponendo al nudo o crudo (littore cco11omico dei marxisti, assorbente nella sua tecnicità. o pnl1mbl!itò. ogni nspolto pili delicato o plì1 lutolloUualo della storia, un fattore morale J>rh•o di qualunque sostanza. o di qualunque sapore, troppo va– poroso e troppo Ideale per essere messo alla Uaso di questa nostra ,·1ta 1 dove, in mezzo a tante nebbie e raniasmagorle, anche Fuomo Il più astratto e il più romantico dà. pur sempre di cozzo in molte dure ed aspre necessità materiali che lo richiamano, suo mal– grado, dl ciclo In terra. Certo la storia non è una cosa meccanica e del tutto Indipendente dalla ,·olontà umana; e qui ànno ragione da ,·eudero coloro che non cercano nei conti delle pezze di panno degli antichi mercanti fiorentini l'unica o ge– nuina lnterJ)rotazlone della Dici,ra Commedia. La dorla, certo, ò Il ratto dell'uomo; tutto ciò che è accaduto, accado o accadrà nella storla 1 ò stato 1 è o sarà 01>era umanaj ma opera o attività umana non sono lo stesso che arbitrio, olozlono e disegno, cioè non sono lo stesso che la volontà, l'intelligenza o la coscienza SJ)oglie o indipendenti da tutto ciò cbe sta al di fuori della vo– lontà., della inlolligonza o della coscienza stessa. La dtoria ò Il ratto dell'uomo 1 ORserva il Labrioln ( 1 ), In qunuto cho l'uomo ))uò creare o perfezionare i suol stmmentl di lavoro 1 o con tali strumenti può crearsi un Clmbiente l11·Ufl.ci(l/e 1 il quale poi rengisce nei suol com• plicati effetti soprn di lui, o cosl com'è, e come \'la via (I) In l'o1·1rl11·t,, 11 a1irlle 1899. {'I Mc,ter«oll1mo IIOl'ltO, JJftQ". :lS, si modifica, ò la occasiono o la condizione del suo svi– luppo. " Perchè so ò vero - continua il Labriola - cho la storia pog'gia innanzi tutto su lo S\'Ol~imento della ~~~~i'~:j r~t 1 r:~~~n~!i~:, ::gti ~:::u~ 1 !~tr 8 !i e::~~Ora~:!osul~ successi,·o spartizioni del lavoro, e con queste poi lo disuguaglianze, nel cni concor.:10 più o meno stabilo consiste Il co'l\ dotto organismo sociale, gli è altrettanto ,·ero che Il ritrovamento cli tali !strumenti ò causa ed effetto ad un tempo stesso di quelle condizioni o forme della ,•Ila Interiore che noi, i11olandole nella astrazione psicologica, chiamiamo fantasia, Intelletto, r11gione, pen– siero o cosl ,·In. Produce11do successirnmente t rad am– l>ieutisoclalf, ossia i succtsslvi terrrni artificiali, l'uomo ha ;,, pari ttmJ}() 1n·odotto le modifl.cazfo1!i di sè s'esso; _e ,,, ciù consiste il t1òcciolose,-10 1 la rng1one concreto, 11 fo11damento positivo di ciò che, per vot"ic combi11a:io11i fantastiche e co11 vm·i<i architetlura, logica, dù luogo1u·es10 gli idcologMi alla 11ozio11e del progresso dello spirito umano.,, Non si trnlta, adunque, di ra<1iaro, con un colpo di logicn, l'uomo a I suoi sentimenti e seniimentall,ml, la volontà umana e l'azione umana, dal te:i.tro dol mondo. Anche Marx, Il tanto dal rinati e rinascenti idealisti calunniato Marx,nqsevera 11ell1\ ic .lftshe de la 11hilosophie" che " gli uomini sono gli autori o gli attori del pro11rio dramma" o che II i rapporti sociali sono aneh'es!tl pro· <lotti degli uomini. come la loia, ll lino, ecc. ,,. lla In quoqta eterna commedia che è la vita umana, gli uomini ànno dei II ruoli 11 imposti, àano dello 1>arli fisse, cho potranno e sapranno recitare con maggiore o minoro abiliti,, mn da cui non si pos~ono discostare, senza rinunziare alla carriera .... della vita stessn. E questi ruoli o queste parti sono appunto coslitl1itl dalle condizioni e:jt.erno all'animo nostro e alla nostra persona, dall'umbio11te lutto che ci circonda, dal lerreno su cui, con aria di padroni assoluti, spasieggiamo Il nostro io, e che invece con lo sue asperità o lo sue an• frattuosltà, cl imJ)rime scosso o cambiamenti repentini, sbalostrrrnclocl al Iato opposto della mòta. prefissa, o mettendo Il uostro sovrano volere al sen•izio do\ suoi capricci, dei suol onclulame11ti o dei suoi trnUocchetti continui. lmmagln!amo, Infatti, di cambiare la superficie ter– restre i rosso, por esemJ)io, la Terra il paese di Bengodi; vi scorressero fiumi di latie 1 o le vigne vi si legassero con lo snlslcce; potc"Jsero Insomma gli uomini avere, nl piccolo colpo <l'una bacchetta. ratatn, tutto quanto desi– derano. l~bhene: la stolia, quale noi ci affatichiamo a indagare, non sarebbe mai stata; non sarebbero mai sorte l'agricoltura, il commercio, l'industria; non sareb– bero mal esistite nò le guerre, nè le lotte, nè le con– quisto; non vi sarebbero mai stati nè ,·incitori nò vinti, nè padroni nb schiavi, nè caJ)italisli nè lavoratori; in una parola non vi sarebbe stata la vita, In quale non ò, in fino del ftni, che la ricerca continua dei mezzi uecessari a soddi.:tfare i nostri bisogni. E siccome - sì noti bcuo I nostri bisogni non sono innati in noi !)tessi, non sono fissi, cristttllizzati 1 immanenti, ma sono (a prescindere dn quelli primordialissimi e puramente animali) suscitati, determinati, quasi creati, dall 1 amblcnte esterno, noi dobbiamo Uen con,•onire che la vita non ò che lil 1>orpotua lotta del nostro io per avere dall'nm– biente quello ehe l'ambiente stesso cì Induco, spesso cl costringe, a desiderare e a volere. Ouardaudo, adunquo, un poco addentro alla baracca umana, noi troviamo che Sua Maestà il Yolcre o Sua Maestà la Coscienza non sono affatto dei sovrani asso– luti o dispotici che raccjano e disraeeiano tutto a loro

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