Critica Sociale - Anno XVI - n. 9 - 1 maggio 1906

130 CRITICA SOCIALE al rispetto reciproco e alla pratica delle intese e degli arbitrati. Più immediatamente può giovare un partito socialista politicamente forte: non diviso dalla guerra intestina (che oggi attizza il. sindaca– lismo) fra le sue radici economiche e le dirama– zioni rappresentative, e il quale, nel paese e in Parlamento, sappia imporre al Governo, e per suo mezzo ai proprietari, ai Municipi, agli agenti, un'o– pera conciliativa di prevenzione. Anche (senza erigerla a panacea) può giovare la legge, che pro– porremo alla Camera, per assicurare alla giustizia i funzionari colpevoli e riparare i danni alle vit– time. Jifa, a prescindere da cotesti dolorosi episodi, la resipiscenza, onde il voto delle Camere di Lavoro non è il primo sintomo, ha una importanza in– commensurabile come invito ai socialisti autiauar– chici a riprendere attivamente e senza indugio la tela interrotta del loro lavoro socialista. L1ubbriacatura pseudorivoluzionaria, assai più che per gli eccessi cui poteva dar luogo (in realtà evaporava il più spesso in un émpito <liparole mal connesse), in questo offendeva gli interessi clel proletariRtO - che svogliava quest'ultimo da c,gni azione di conquista concreta. La possibilitlt, fatta balenare alle rozze fantasie o agli animi irritati, di rnutflre d'un colpo le condizioni della vita, era infatti il revulsivo più energico contro l'assiduità dello sforzo, cui couseguono risultati proporzionati e graduali. In ciò il rivoluzionarismo verbale agisce esattamente sugli animi come fanno le religioni, e i suoi apostoli appartengono alla. controrivolu– zione, precisamente come i preti. Vabbandono <lel meto<lo rivoluzionario (usiamo sempre la parola nel suo senso volgare, ossia a perfetto controsenso) e dell'azione diretta (anche questa intesa come spinta al cozzare puramente meccanico, inintelligente ed antiintelligente, degli interessi in conflitto) in tanto dunque sarà. utile, in quanto i socialisti positivi) lungi <laicontentarsene, ne trarranno stimolv e argomento a sostituirvi, e così a rimettere in onore. ii metodo complesso del socialismo integrale. Conviene rimboccarci le ma– niche, chè troppo tempo si è miseramente disperso. . .. E anzitutto constatiamo. Le divergenze sorte nel partito hanno scostato parecchi di noi dagli strati più numerosi e meno colti del proletariato e dal la loro azione economica. È in questi strati che il. riYoluziona.rismo verbale ha, corn,era da at– ten<lersi, più largamente reclutato. Una parte della nostra propaganda si inalveava cosi, per forza di cose, verso strati proletari superiori o verso la scarna borghesia degli impiegati. .l!,acendovi opera utilissima, senza alcun dubbio, e redentrice ancor essa nell'àmbito suo: ma che non è opera propria– mente socialista, se non quando venga in sussidio e a<l integrazione. Al medesimo effetto concorse un'altra circo– stanza: lo sviluppo troppo rapido e artificioso, più <li apparenza che non di sostanza, che in Italia, verso etl intorno al '900, per la cocciuta insipienza dei partiti reazionari, prese il partito socialista i nel quale sembrò concentrarsi e potenziarsi tutta la combattività delle Opposizioni politiche. QuesLo improvviso rigoglio, che portò molti di noi alle cariche rappresentative, parve infatti nn pri11cipiu di quella " conquista <lei pubblici poteri " che è rammentata in tutti i nostri programmi. Ma cotesta 1 e sia pure parziale, conquista dei poteri, in gran parte non pote essere e non fu che una lustra. La pratica confermò ciò che aveva annunziato la teoria. A I potere, o ne' suoi paraggi, 1;a.lirono i delegati, ma h1.,massi\ delegante, imma• tura 1 non ve I i accom paguò uè sorresse, se non nei loro atti più semplici e più clamorosi, ad es., la difesa della libertà. e l'ostruzionismo parlamen– tare; e fiaccamente anche in questi. In tutto il rimanente dAll'aziooe, rimasero soli e deserti: la massa pretese tutto, senza saper bene che cosa, e non diede pressochè nulla; e <la()uesto abbandono provenne una relativa inanità dell'azione mede– sima. Essi, non pochi, si accanirono all'opera, si specializzarono nei nuovi e non facili còmpiti; quanto più abbarnlonati e incompresi, tanto più dovettero raddoppiar di fervore. Intanto lasciavano libero il campo, nelle schiere proletarie, ai loro concorrenti " rivoluzionari "' tanto pronti alla critica che isterilisce, quanto inetti all'azione. Co– storo allargarono il hyatus che già era.si schiuso fra mandanti e mandatari, aggravando l'impotenza <li questi; e, aggravata che l'ebbero, se ne fecero astutamente denunziatori. Li assalirono col vili– pen<lio, e parvero avere buon gi11oc0. Questo, se avvenne nei Comuni e nelle Provincie, fu sopratutto visibile per rispetto all'azione socia– lista nel Parlamento. Sbolliti i primi e<l un po' in– genui entusiasmi, massime nelle campagne, per la conquistata libertà di coalizione e di sciopero - entusiasmi che il sangue di Berra e qualche altro incidente del genere, abilmente sfruttati <lai decla– matori, concorsero a smorz1tre ben presto - t11tto il resto, ed era moltissimo, che potevasi indurre a profitto proletario dalla nnova situazione politica. e dal nuovo f!tato d'animo delle classi dirigenti italiane, fu bentosto messo in non cale. Legisla– zione sociale, contratti collettivi di lavoro, disci– plinamento arbitrale dei conflitti operai, e il mol– teplice prezioso contributo che l'Ufficio e il Con– siglio del lavoro, usati come strumenti di civile battaglia dalle rappresentanze proletarie, potevano recare alla rinnovazione dell'ambiente sociale ita– liano, tutto ciò non fu inteso menomamente, non fu, possiam dire 1 sospettato dalle masse interessate, e i socialisti medesimi poco si curarono di far che intendessero. Essi davano per intuitivo ciò che, iuvero 1 era in– tuitivo pE'r essi, non per le masse seguaci. lmpa• ,denti di azione, trascurarono quelle, che erano le condizioni di un'azione efficace. Supposero una divisione del lavoro, una vis a te,·go, che non solo è del tutto mancata, ma che apparve soltanto per torcersi. con inopinata viqlenza, a lor danno e dell'opera loro. All'assalto impensato reagirono con la questione dì tendenze, che <loveva 1 per la sua natura sintetica, sfuggire alla comprensione <lei ceti operai, che infatti non seppero vederne se non i lati minori e gli acci<lenti superficiali: tran– sigenza ed intransigenza, ministerialismo ed anti– ministerialismo; la <liscussione dei quali, monotona e inconcludente, venne presto a noia 1 come doveva; si insorse contro "le beghe 111 e si trattava del– l'essere o non essere del socialismo. E della noia fu interprete una nuova tendenza fra le tendenze, quella dell'averle tutte o del uou averne nessuna 1 che si chiamò integralismo, e non è che nullismo. Fu questa la teorizzazione dell'acciclia spirituale del proletariato. . .. Co~i ha. fa.tLo) pel momento, naufragio la poli• tica delle riforme. Proclamata a parole, in hi.tto non saputa proseguire, o praticata timidamente, alla guisa di cosa tollerata e sospetta. I meno au– torizzati all'accusa sono coloro che le si posero a traverso, con le pregiudiziali di un mal larvato anarchismo. l\Ia il fatto e la spiegazione obiettiva rimangono quelli. Le masse lavoratrici non sanno secondare e volere ::;e non ciò che hanno bene

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