Critica Sociale - Anno XVI - n. 8 - 16 aprile 1906

114 CRITICA SOCIALE direttore della Scuola Snperiore agricola di Portici) che ~uggerisce, nei giornali di Napoli, un vasto e molteplice disegno di assicurazio11i vesuviane ob– bligatorie, intese a ripartire gradualmente e prc– ventiYamente, su tutti i proprietari della zona malfida. i presumiùili danni di devastazioni future, rendendole così pressochè innocue a ciascuno ed a tutti. Ma tutto ciò - qna.ncl1anco dovesse trovare qual– che principio d'attuazione - non riguarderebbe che le proprietà. E le minacce alle persone? Dopo oltre due mila anni di prove, che costarono 1 una volta in media per ogni generazione, ecatombi più o meno vaste di esseri umani, ()_uellaplaga dovrehUe aver acquistato il diritto - al pari almeno tlei territorì acquitrinosi e malarici - di venir consi– derata degna di speciali provvideine governati ve. Scambio di sciupare i milioni della beneficenza, clello Stato e del credito, a. ricostrurre edifizi, che cadranno di nuovo quantlochessia vittime delle furie del mostro, parrebbe ragionevole e facile - mentre le conquiste dell'elettrotecnica sul carbone bianco, onde L\ppennino è ricco a miliardi, ren– dono sempre più possibile la rapidità e frequenza delle comunicazioni - impiegare quei fondi alla costruzione di abitati in sedi più sicure. elettrica– mente allacciati alle colture vesuviane; dove la permanenza cli pochi vigili sarehbe d'avanzo per la tutela dei beni. }J non basta. Una folla dl profllghi - chi li fa salire a ottanta, chi a cento mila - ingombra le vie e i ricoveri di Napoli e delle città vicine. Di quelli che tornano o torne1·anno alle loro sedi, molti non tr◊\·ano più il campo nè l'abituro: più anni do– vranno trascorrere prima che la allegrezza delle messi letifichi le balze visitate dal flagello. E, in mezzo al 'llil'l'eno, la Sardegna manca cli braccia, invoca i dissodarnenti, anela la redenzione dalla malaria. Quale superba occasione, per un Governo che voglia - e sappia. volere - di sperimentare tosto iu concreto, di fronte a bisogni limitati) de• terminati ed urgenti, un frammento almeno di quell'opera di colonizzazione interna 1 che la legge Pantano promette a lunga scadenza, in terrnini così \"a:,.thi eia parere una ninna nanna lusingatrice, a tuUi gli italiani! Anche la nostalgia vesuviana, che è data a quegli abitatori dalle infinite malie del golfo e del mare 1 dovrebb'esser vinta da, una il)i;datin, gaglicl.l'da, che non li lanciasse emigrati in braccio al destino, ma li munisse, in terra ita– liana, di sicure guarentigie di difese igieniche, di scorte, di lavoro rimunerato, di educazione doi figliuoli. t-e ne farà nulla? Avrà il Governo italiano dopo avere virilmente resistito a\Passalto dell·iudn– stria dello sba/'o, la più fiorente industria napole– tan,1, - t~vrà esso la saggezza e le forze per com– piere un'opera di vera redenzione, e dall'eccesso del male fare scaturire qualche germoglio di bene? Oppure, come noi temia1no, superate le prime e più violenti emozioni, dato un riparo ed un pane ai primi bisogni, lascerà che tutto ritorni, come può, nello stato primiero, in attesa di nuovi disastri? E allora san Gennaro - simbolo non soltanto del lazzaronismo partenopeo, ma nume della nostra politica - avrà cento volte rag-ione. Esso, al pos– tutto, non promette, ma dà. Dà il conforto, <là la speranza, dà la fede nel miracolo 1 unico compenso a coloro che la realtà ha sempre delusi e che non possono credere nelle opere della. ragione. :~•orse anche talvolta - a chi sappia bene leggergli negli occhi - dà il terno al lotto. F,n·iva, allora, san Gennaro! LA CRITICA SOCIALI-], PER LA RINNOVAZIONE dei Consigli comunali e provinciali H pro~etto di leggo presentato alla Camera il 28 marzo scorso clall'on. Sonnino intorno alla rinnovazione rlei Consigli comunali e provinciali tocca una materia di così vivo interesse per l'aziono e per le lotto del nostro Partito 1 che riesce di capitale importanza formar su di esso \!attenzione e formarsi in proposito idee chiare e convinzioni sicure, tanto più che (e n'è prova il dissenso manifestatosi a bel principio fra due giornali nostri, pur ispirati di solito a comunanza di criteri e di vedute: il 'J'empo e il Lavoro) la questione implicita nel progetto è tale, per il gioco delle argomentazioni e delle previ– sioni cui dà luogo, da poter facilmente apparire sotto due aspetti del tutto opposti, permettendo ad alcuni di vederci dentro una riCorma di indubbio carattere demo– cratico e ad altri invece di scorgervi sotto un espediente e un tranello reazionario. Il progetto è ormai noto. L'on. Sonnino, con due brevi articoli di legge, propone che, a far capo dal luglio 1907, i Consigli comunali e provinciali - anzichè continuare, secondo il sistema vigente, a rinnovarsi per un terzo ogni due alrni - si rinnovino ogui quattr 1 anni integralmente. A questa proposta il Lavoro è sostanzialmente favo• revole, pur chiedendo una minore estensione di tempo - un triennio invece d'un quadriennio - e sollevando alcune difficoltà, di mero dettaglio e di natura transi– toria, sulle disposizioni riguardanti l'applicazione della legge in rapporto alle amministrazioni attualmente in carica. Il 1 'em.po i nvece è recisamente o fieramente av– \'erso, e in due successivi articoli, Fono dei quali del compagno avv. Caldara, afferma senz'altro che il disegno di legge dell'on. Sonnino fa il gioco dei partiti conser• vatori; che mira ad addormentare la vita locale dei Comuni; che costituisce un vero e proprio spegnitoio di ogni energia progressiva.i in una parola, che è una disgrazi(i pubblica (1). Come si vede, mette il conto - specialmente per noi socialisti - di esaminare il problema un po' minlltu– mente e vedere 1 s'è possibile, di uscire di dubbiezza. E, pel' cominciare, dichiaro subito che 1 a mio avviso 1 l'a~pro giudizio del Tempo è, più che esagerato 1 sbagliato, e che, se i suoi argomenti possono, superficialmente osservati, aver l'aria di mettere il l'artito socialista in guardia contro un tentativo reazionario, la sua tesi, guardata dappresso, non tarda a rivelarsi più atta a rinforzare o a perpetuare, che non a scongiurare, gli ostacoli a quel vivace e fecondo svolgimento democratico novatore che tutti noi desideriamo nelle pubbliche amministrazioni. Le questioni da farsi sono due. Che cos'è, io domando, che, secondo il Tempo, vi ha di pericoloso e di condannabile - per un regime de– mocratico, popolare, socialista - nel disegno di legge Sonnino? è la sostanza stessa della riforma, cioè la rinnovazione integrale dei Consigli sostituita a quella parziale ora in vigore? oppure è il maggior tratto di tempo che si frappone fra un'elezione e l'altra, un qua– driennio invece di un biennio? Sarà. bene tener distinte le due questioni e rispondere partitamente su ciascuna. Ricorcliamo anzitutto che il sistema delle rinnova- (I) ver11.mcnto, élOJ)O I <lue aoconnati art!col!, !I 1'em))o pubblicò (!> 1q,rllo) unn h:ttcri\ t'.lCll'avv . .\farlo ocnnarl ra\'Orcvolo nl progl'.lttu; ma li gio1·nalo òlclllnrò òl fflr lo suo rlsf'rve e òl mantenere le con– vlnzlonl anteriormente espresse.

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