Critica Sociale - Anno XVI - n. 1 - 1 gennaio 1906

CRITICA SOCIALll: li dovessero per forza passare tutti i lavoratori che vogliono trovare impiego, è certo che con questo solo i padroni avrebbero trovato il modo di impedire qualunque organizzazione della classe lavoratrice e la formazione di tariffe collettive. I lavoratori sareb– bero obbligati a presentarsi isolatamente agli spor– telli del collocamento, non potrehbero accordarsi tra loro, sarebbero tenuti ignari <icllo stato dell'offerta e della domanda di lavoro, verrebbero impiegati con tariffe diverse, tencndo~i conto dclhi diversa loro capacità che troverebbe diverse valutazioni. Se, al contrario) facessimo l'opposta ipotesi, di un unico Ufficio di collocamento monopolizzato dalla classe lavoratrice, è chiaro che i padroni si trove– rebbero essi nelPignoranza della domanda e dell'of– ferta di lavoro, e ad ogni modo si troverchlJero di fronte ad una massa compatta che griderebbe prezzi eguali per ogni unità di lavoro. 'J.'utte le volte che la classe la,•oratrice ò riu:sci!a a far accettare tariffe di lavoro, il bisogno d'impos– sessarsi delln funzione del collocamento si fa più imperioso. Si può dire, anzi) che la possihilìtà del collocamento costitui8ce là condizione imprescindi• bile del mantenimento delle tal'iffe stesse. Perchè la tariffa sia rispettata, occorre che l'offerta di 1avorn sgorghi da una stessa fonte. Se cc~1t~operai si. tro– vano sul mercato, occorre che la d1sc1phna regni tra loro e che il collocamento venga fatto per tutti colla prescrizione delle stesse condizioni. l~ la disciplina nell'interno del gruppo non basta; occorre ancora che i nuovi arrivati non si presentino ai pad1·oni ad offrire anarchica.mente la loro opera) ma che tutti siano collocati dallo stesso Ufficio. La disciplitHt del– l'offerta può avvenire allora con metodi svariati: può darsi la precedenza, nel collocamento, agii organiz· zati · come può impor8i a tutti gli Ol'ganizzati una quota parte del costo della di8OCCupazione, istituen– dosi il turno. 1.,a funzione cli classe del collocamento non è solo difensiva, <•onsistC'nte nel mantenere la tariffa, ma può diventare offensiva, quando si mira ad elevare Ja tariffa stessa o a guadagnare condizioni miglior~ di lavoro. Nelle industrie che presentano aumenti ne!Pintensitlt di sviluppo o in quei pp1•iodi in cui la. vita, di alcune .industrie si intensifica) l'Ufficio tli collocamento, monopolizzando l'offerta dei dispoui– bili o dei disoccupati, può regolare questa offerta in modo da ottenere aumenti successivi di tariffa. Dob– hiamo tuttavia confessare che la funzione del collo camento, esercitata in modo offensivo, è piit rara di quanto non sia quella esercih~ta per la difesa; e si capisce che, in momenti di grande sviluppo indu– striale e di forte domanda di lavoro, si baùi più a guadagnare col facile lavoro) che ad elevare i salari colla lotta contro gl'imprenditori. Quello, che abbituno detto per i lavoratori, vale per i padrnni. In queste lotte economiche, un'azione di classe provoca una prnnta reazione nelht classe avversaria. Tutte le volte che le organizzazioni dei lavoratori tentano di istituire un proprio Ufficio di collocamento) i padroni ne stabiliscono uno per pro– prio conto. L'Ufficio di classe padronale ha perfetta– mente gli scopi opposti dell'Ufficio.operaio; anch'esso può essere difensivo od off~nsivo. E difensivo quand'] vuole immutate le tariffe, offensivo quando vuole ribassare le tariffe esistenti. Dati gli effetti deleteri della. disorganizzazione della classe oper<.tia, orbata della funzione del coUocamento, gli Uffici padronali seguono una tendenza diversa dagli Uffici operai; mentre questi ultimi sono forti nella difesa e si in– deboliscono nell'offesa, gli Uffici padronali, che ini– ziano la loro vita con scopi conservativi, finiscono per ·diventa.re l'armo più formidabile per ridurre le tariffe già stabilite. (Continua). GIOVANNI MONTEMA.RTL\'J. Zone inesplorate della mentalità popolare Paola Lombroso e ]\[ario Carrara stanno per dare alla luce, coi tipi del Bocca, sotto il titolo " Nella venombra della civiltà ,, un volume di 200 pagi11e (L. il) che riuscirà indubhiamente del pili alto (' pic– cante interesse. 11:ssocont('rrà il risultato di un'in– chiesta, dai due autori niJilmcnte ed amorosamente condotta, sulla mentalità di un certo numero di gruppi di popolani d'ambo i sessi - sardi, piemontesi, ecc. - i quali parleranno colla strana favella del loro pensiero nativo, ritratto obiettivamente 1 come in uu fonogramma immediato del loro spirito, e dag·li au– to1·i, s'intende, ordinato e commentato largamente. .E un'opera di esplorazione sotterranea nei ~cervelli ciel popolo, come forse sin qui non fu eia alcuno ten– tata, e che darà ai lettori le pili inopinate sorprese. E sarà, nella nudità. terribile del vero, un libro do– loroso. Questo, che publJlichiamo, e che ci è favorito dalla amica cortE!sia degli autori, non è un capitolo tolto dalle hozzc. È piuttosto un excerplCl, un'antologia del volume, che ne rnnde il colore e il sapore, che ne ri,,elll il metodo. ·1t quasi il volume stesso in brevis– simo scorcio. Noi, che apparteniamo alla media borghesia, non ab– biamo facilmente un'idea esatta dì quello che pensa e sopratutto"'di quello che conosce il popolo. Quando par– liamo dell'ignoranza del \'Olgo, la immaginiamo un po' nella maniera blaoda con cui una certa regina si fl.gu – ra,,a la fame dolla plebe:" Se non ha pane, si nutra di brioches ,,; immaginiamo cioè un'ignoranza degli strati supe1·iori - se si può dire - della conoscenza, non delle coso affatto elementari. Eppure è questo che si può constatare, non appana si abbia l'occasione - in \'erità. abbastanza rara - di in• tenogare, con certe garanzie di attendibilità, un conta– dino o un operaio. :Noi potemmo fare una piccola in– chiesta, con un questionario di domande elementari, su una quarautiua di popolani, e ottenere cosl dati preziosi e inaspettati sull'incoltura del popolo. Su 43 interrogati, più della metà uon sapevano assoluta– mente che cosa significasse" polo,,; gli altri vi intuivano molto vagamente uu termine geografico, o lo definivano un mare ghiacciato, una nazione, un fiume, un centro clella terra e clel sole; qualcuno lo confondeva grossola– namente con " pollastro ,.,. La parola " Uni,.:ersitù II su 27 persone, fu identificata quasi esattamente da sette sole. Quindici la ignoravano· Cinque risposero: " Dove si mettono i bambini che non banno nè padre nè madre 11 (anni 21, corista, fece la 311. elementare); " Il diluvio universale,, (lavandaia, d'anni 4.0 1 analfabeta) i " Case antiche ,., ; " Un'esposi– zione ,,, ecc. La parola " colonia n era ignorata. da 23 persone su fl2 interrogate. La parola " parziale ,,, domanclata a 15 piemontesi (che si dimostrarono i più intelligenti fra i nostri inter– locutori)1 non ebbe che due risposte esatte: " Come una zia che lascia più denari acl uno,, (anni 2i, operaio, ha fatto la 3a elementare); u Uno che faccia un'ingiustizia ,, (anni 27, macchinista, sa leggere e scrivere). 'l'utti gli altri o ignoravano la parola o davano risposte assurde. . .. Ma la parte più interessante dell'inchiesta riguarda le nozioni politiche. Che cosa sa e argomenta. il popolo

RkJQdWJsaXNoZXIy