Critica Sociale - XV - n. 22-23 - 16 nov.-1 dic. 1905

360 CRITICASOCIALE L'Italia, come il principe clelle Isole nere delle Jlfille e w,a uofie, ha il mezzo corpo inferiore pietri– ficato, e bisogna liberarla da così grarn male. Prima che l'ltalia. si fosse ricomposta ad unità politica, si diceva che essa si sarebbe fatta o dalla testa o dai piedi ; cd avvenne che In tosta o i piedi concorsero nel un tempo al risorgimento nazionale. Ora, pei· dare all'Italia l'unità sociale, bisogna nuovamente che la \'0cchiit sineddoche "dnll'Alpi al Boeo,, equi• valga, non solo geometricamente, ma anche moral– mente, alJ'altra 1- tlal Baco allo Alpi 11 • La Sicilia tiene incastrato nelle sue viscere un enorme parassita - il latifondo - che la corrode cd ammala l'organismo nazionale di cui essa fa parte. s,•cntrhuno la Sicilia! INTRODUZIONE. l)llucicla;t;iOn'l l)'J•elim il,uu·i. Anzichò illustrare la genesi del latifondo siciliano, finora si è fatta pii1 propriamente la storia di esso; e la stessa storia del latifondo si ò confusa con quella del feudo. Prima che fosse istituita con i Normanni Ja feudalità, il latifondo siciliano esisteva, eco~ cessare di (Juclla esso rimase quasi immutato. li latifondo in Sicilia fu prima pubblico; poi ru regio, ecclesiastico, baronale j ora è divenuto un potente strumento di capitalismo borghese. :Ma,attraverso tutti cotesti pas– sa~gi1 conservò la sua originaria funzione agricola del pascolo naturale, elci legnatico o della granicol– turn. estensiva. La spogliazione non ha generato il latifondo, ma il passaggio dalltl forma pubblica alla baronale e all'attuale borghese. Se fosse altrimenti, si dovrebbe ammettere che al posto degli attuali lati– fondi nudi preesistesse la piccola proprietà coltiva– trice. Ciò è negato dalla storia e dallo aspetto del suolo. Poterono nelle Yaric conquiste le piccole pro• prietà allodiali essere csp_ropriate, ma per ingrandire il latifondo, non per crearlo. Per latifondo, nel senso che ha oggi in Sicilia la. parola, non intendesi semplicemente una grande su• pcrficio cli terra posseduta cltL un solo, ma quelJo stato particolare dell'agricoltura a semina e a pa– scoli, che trova il tornaconto nella terra nuclii e deserta con possessi a grandi superfici. Un grande podere, con vasti capitali impiegati nelle industrie agricole secondo i progressi tecnici 1 non è un lati– fondo nel senso siciliano e della campagna romana. AltroYe il latifondo ha potuto accog-liere forme più S\'iluppate di agricoltura; in Sicilia, in,·ece, esso, passando dalla forma feudale a quella borghese, è restato inospitale e poveramente coltivato, fattore di scarsa produzione e di rapporti economici di vio– lenza, strumento di barbarie o sfruttamento diretto sui lavoratori dei campi ed indiretto sulla società consumatrice. Il feudo baronale fu una forma giuridica transi– toria del possesso latifondista. Il latifondo siciliano conserva ancora presso il YOlgo il nome di feudo, come ne conserva non poca parte dell'organismo agricolo, ma non ne conscna più l'estensione anticf\. La parola latifondo è, in\'ece, impropria acl espri– mere la. cosa: essa racchiude un semplice concetto geometrico della proprietà terriera, e non dice quello stato particolare agricolo che si fonda. sulle grandi superfici prive di ogni opera. miglioratrice perma– nente. Dice di più la. parola feudo, data dai Siciliani ai latifondi deserti. Ma l'uso ha oramai consacrato la parola latifondo anche nel senso cli feudo. ] latifondi, di cui parla Plinio nel suo famoso llltifm1dici Jtaliam ptrcli([ere, erano estesi quanto una o più provincie. TI feudo medioevale, che compren– deva tutto un territorio comunale, si spezzò per necessità agrarie nei latifondi d'oggi. }'orse tale sud divisione preesisteva alla formazione del feudo ba– ronale. 'l'uttora più latifondi contigui di uno stesso proprietario, anzichò formare un latifondo unico, si mantengono suddivisi con caseggiati propri e con atlìtti separati. I latifondi sono più piccoli in vici– nanza delle zone d ella pic cola possidenza 1 e sono più estesi a distanza m a.gg-iore. Se la superficie dei latifondi non è stata più eco– nomicamente riducibile, significa che, ad onta del– Pazionc delle leggi e dello rivoluzioni, ad un dato punto l'esigenza agricola impetlì un frazionamento maggiore. Spesso gli erodi d1 un latifondo lontano dai luoghi abitati, anzichè dividerne la superficie, ne dividono il prezzo d'affitto, finchè esso non ri– torni nelle mani cli un solo. Il latifondo siciliano ò una entità agraria, che può solo sparire col mutamento dell'organismo agricolo. Esso è la risultante del diritto illimitato di proprietà pri\,ata e della natura fisica locale. La natura fisica del suolo dei latifondi non impedisce per sè stessa il miglioramento agricolo, come provano le zone che circondano le città siciliane, mercè l'arte agraria o con 11impiegodi capitali nelle migliorie i ma l'egoismo padronale, trovando solo tornaconto a sfruttare la fertilità spontanea della terra, impedisce ogni trasfor– mazione miglioratrice. Questa. sarà solo possibile so• stituCIHlo all'interesse indi \'iduale quello colletti,·o. Io m'imagino Ja superficie dei latifondi in Sicilia come un immenso lago dallo rh'e mobili per la varia piena, e con mo_lte isole nel mezzo. Le rive ora si avanzano, ed ora si ritirano, a seconda dell'aziono della civiltl~, che, ora declinn. e abbandona molte terre prima coltivate a piccoli fondi, ed ora progre– disce e sottrae al latifondo degli spazì per la piccola proprietà. Le isole sono le città. dell'interno con la loro bre,·e zona di orti, giardini e vigne. 'J'utte le culture siciliane si sono tro,·ate limitate allo terre più adatte a ciascuna di esse. Ciò non potè essere l'opera tlcl caso. Esse, quindi saranno state pro\'ate ovunque, e poi ridottosi per seleziono alle torre più COJl\'enionti. fl latifondo agrario e a pascoli sarà stato riconosciuto meglio conveniente a questi usi, dopo avervi provato le culture richiedenti una preparazione agl'icola dispendiosa e rischiosa. Al latifondo di altri paesi si è potuto applicare la grande cultura industrializzata; ma in quello sici– liano, come in quello del Lazio e del Mezzogiorno con– tinentale, mancano gli edifici per gli uomini e per gli animali, mancano le strade, manca l'acqua per irrigare e per bere, manca il bosco ed ogni cultura arborea, e manca h\ salubrità e la sicurezza. Tutto ciò manca perchè i capitali non s'inrnstono nelle bonifiche, cacciati dal tornaconto padronale di tenere la terra allo stato selvaggio. li proprietario, nel più completo assenteismo da oi:;-nifaccenda agricoia, vive negli ozi e nei vizi dei grandi centri, senza spendere un centesimo e senza correre alcun rischio o pericolo per modificare lo stato selvaggio della sua terra. Il latifondo siciliano, adunque, presenta la parti– colarità di resistere ad un tempo allo spezzamento e alla cultura industrializzata. Questo duplice carat– tere non può derivare da sole tradizioni storiche, ma cleYe trovare la sua origine in fattori persistenti, i quoli cleterminauo attraverso la storia un com– plesso d'interessi, di costumi e di pratiche agrarie, ed oppongono una inYincibile resistenza a modificare l'organismo agricolo e le condizioni dei contadini. L'indole stessa del siciliano piglia dalla terra 1 ad un tempo fertile e selvaggia, dalla vita all'aperto in campi sterminati ed alpestri, senzn. un albero e senza una capanna, ma sotto un cielo splendido e con l'in– certo e pm nobile cibo di pane di grano, piglia, dico, quella fierezza ribelle, quella sobrietà di costumi e di parola, quella \'ivace scaltrezza e quello spirito di mafia che fanno distinguere il carattere isolano.

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