Critica Sociale - Anno XV - n. 20 - 16 ottobre 1905

CRITICA SOCIALE Per questo si comprendo il malumore di Arturo Labriola e dei sindacalisti italiani. Essi rwevfwo n.s- 1:1eritoche il metodo democmtico ò destinato a far bancarotta e che fra poco gli operai di tutto il mondo si sarebbero accorti della inutilità di penetrare negli istituti della borghesia e della necessità cli costrurro, fuori dello Stato e obbliando lo Stato, i propri or– gani politici. Jnvece il pa.rtito, che rappresenta il proletariato germanico, si prepnni n,d usare un'arme cara ai sindacalisti - lo sciopero generale - per sostenere proprio - oh orrore! - 1111 istituto clclla borgheSia e la possibilità di penetrarvi. In verità, lo profezie del sindacalismo rivoluzio– nario sono destinate ad avere poca fortuna, mcnfrc la realtà è destinata ad aprire gli occhi anche a coloro che non voleYano vedere. IVANOE B0N0MI. ILCONGRESSO DEGLI INSEGNANTI MEOII E J,A SCUOLA UNICA Il prof. Vincenzo Ussani di Homa sostiene nell'ar– ticolo che segue un'opinione, che è precisamente agli nntipodi <h1l1t, nostra e da quclln dei nostri amici che si occuparono fìn qui nello nostre colonne di que– stioni scolastiche. Ragiono di più per praticare anche con lui la politica della porta aperta: nella speranza che gli amici, più di noi tecnicamente competenti, repli– cheranno. ria Federazione nazionale fra gli insegnanti medf può essere ben lieta del Congresso di Milano. Dopo il ramoso \'Oto di Roma, tutti i maggiori giornali di parte con– servatrice avevano sonato le campane a morto e in• tonato il /)e profundis su la bara della ribelle. Anzi uno di quei giornali, per altri riguardi yeramente beneme– rito della cultura nazionale, nella sua ultima pagina, accanto ai /•'iori, d'arancio, a1>riva una nuova rubrica Per la liberUi politica degli i11seg11a11ti e vi pubblicava per disteso (s'intende: pour cause) le lettere dei dimissionart dalla Federazione. Contemporaneamente il Ooverno, nella relazione al ne che precedeva il decreto di scioglimento della Camera, lanciava agli insegnanti, ai suoi i11seg11m,U, l'accusa di ricattatori, e fino l'on. Orla111lo,dimenticando la consueta mitezza, nel suo discorso di Venezia parlava cli bande di \'Ontura e di arrolatori. Poi, durante l'anno, si ebbe il tentato e non riuscito assassinio della Sezione cli '.L'orinoda parte del proressore in vartibus Costanzo Rl– naudo, e gli amichevoli consigli dei capi degli Istituti agli insegnanti perchò non continuassero a rar parto d'una associazione contro lo Stato, e la propaganda tra col– leghi di tutti coloro che erano stati colpiti o temevano d'essere presto o tardi colpiti da quella epurazione mo– rale che ò tra. i principali ,,nntl della Federazione. Cosl le cose i11grossarouo 1 flnchò finirono per essere prese sul serio. Jn dieci o dodici luoghi clilta\ia i vanitosi e i soddisfatti, traendosi dietro o mettendosi dinanzi della bra\'a gente ingenua, misero insieme una Contro-redera– zione apolitica, la quale si annunciò ai colleghi ed al pub– blico con tronfti comunicati. li Go\'crno si affrettò a rarle spalla, facendo lo viste di concedere a lei la continua– zione dolla dit,cussione della legge su lo stato giuridico e la presentazione alla Camera del disegno di legge sul miglioramento economico degli insegnanti. Non pochi dunque credevano che al conYegno dei proressori in– detto a Roma J>er la flne dell'anno dalla nuova Associa– zione si sarebhero vi11ti i proressori genuflessi recitar l'atto di contrizione pel sacrilegio commesso. E1lecco ad un tratto il Congresso di Milano rivelare al pubblico che il masso granitico della Federazione nazionale era scheggiato nei ftanchi 1 ma rimaneva in– domato e solido nella sua mole. Non ostante le dimis• sioni spontanee o coatte, nel teatro dei Filodrammatici il 25 ottobre convenivano I delegati di 2800 insegnanti. Le adesioni di deputati, di senatori, sopratutto di uomini di scienza e di Società. scientifiche erano in aumento su i Congressi passati. TI Governo medesimo si raceva rap– presentare o.I convegno e il suo rappresentante prendeva la parola nelle discussioni. E si spargeva la notizia Ye– ramente meravigliosa che, non ostante il fumo e I ruochi d'artificio dei suoi proclami, la nuoYa Associazione non conta più di settecento soci. . . . Ala, se in tutto questo pochi o nessuno trovarono tanta e cosl virn ragione di gioia quanta ne ho trovata io, sarebbe ipocrisia da mia parte nascondere il rincre– scimento che ogni giorno io sento più acuto in propo– sito <t'uno degli ordini del giorno votati. Percbè il Con– gresso si è pronunciato in ravore di una scuola unica di grado inreriore senza Lntino, e io sono francamente conYinto che la scuola unica, o col Latino o senza, ò un errore. E mi spiego. !Cinoa ieri, principale diretto della nostra scuola primaria era ritenuto quello di servire ad un doppio scopo: di scuola popolare da un lato, di scuola preparatoria all'istruzione secondaria dalPaltro. J-: tutti dicevano che la duplicità. del fine guastava la scuola elementare, do\'e le necessità dell'istruziono popolare imponevano programmi inutilmente gravosi a quel gio– \'inetti che la proseguivano nella via degli studi e, più e peggio, gli insegnanti posti rra due di\'erse categorie di <tisconti mal pote"ano arrivare a rormarsi un metodo. Or nelle scuole la cognizione, cioè la materia. greggia dell'insegnamento, è men che nulla, quando Il metodo 110n le dia anima e vita: il metodo, paragonabile al colpo di pollice o di stecca onde l'artefice ra il dono divino del moto alla creta, come il maestro dovrebbe far dono del moto al cer\'ello dello scolaro. E, proprio a distanza. di un anno da quando, ovviando in parte al diretto lamentato, il ministro Orlando instituiva, con la legge su i maestri, il nuoYo esame di maturità., il Con– greRso della Federazione nazionale ha espresso il \'Oto che quel diretto si allarghi nella scuola secondaria. Come e perchè? Una simile domanda non troYa ri– sposta nella speciale psicologia del Congresso. Qualcuno che, come mo, disapprova quel voto ha supposto ohe l'assemblea, alla quale incombeva il gra,•e problema del miglioramento economico degli insegnanti e spe• cialmente delle pi:'1 umili loro categorie, non abbia di– scusso con l'ampiezza e serenità. necessaria dell'altro tema della rirorma scolastica. Questo è falso o può as– sicurarlo chi, come me, assistì a tutte le sedute e, nel dibattito della questione scolastica, oratore della. mino– ranza, dovè sperimentare la paziente cortesia dei col– leghi. Altri ha supposto che a Milano si sia voluto in certo modo prendere una. rivincita. contro la Società italiana degli studi classici, la quale, con un'iniziativa che sareObo sembrata concorrenza, proprio nei giorni antece(lonti nl Congresso aveva indetto un convegno a Firenze per discutere della riforma tiella scuola. Questo è stupido, ma ralso egualmente, chi rifletta cho la Fe– derazione a\'eva aderito al con,·eguo di Firenze, come la SociE>tò.. degli studi classici si fece rappresentare al congresso di Milano; chi rifletta che il Congresso di Milano delil>erò di passare senz'altro all'ordine del

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