Critica Sociale - Anno XV - n. 12 - 16 giugno 1905

CRITICA SOCIALE 183 classe che diminuiscono senza bisogno di scavare abissi, e presentava le Leghe come organizzazioni delle quali i padroni non avevano nulla dn temere, e scrh·eva che 1.ul terreno delle pubblicbe amministrazioni non vedeva nessuna differenza. fra democratici e socialisti (come vedete, in quest'opera cli riassunto del pensiero bllCciano io rimango 1101 campo sereno dei principi, non entro cioè nella parte che riguarda gli attacchi personali, che non sono mancati nella lunga e, per il Bacci, faticosis– sima polemica), e sosteneva che l'organizzazione econo– mica del proletariato uon doveva aver nulla di comune con il partito socialista, ed affermava l'eccellenza del metodo evoluzionista su quello rivoluzionario e cata strofico, e, dopo Imola 1 esprimeva la sua immensa sod– disfazione perchò la tattica deliberata in quel Congresso ri~ponde,•a perrettamentc alln tattica sempre usata e consigliata dalla sun Pl'ovincia, e faceva delle distinzioni fra partiti borghesi libcroli e partiti borghesi forcaioli. :Ma egli un bel giorno (26 dicembre 1903) passa al partito socialista o meglio motte sotto il titolo del suo giornale le parole: giornale socialista quotidiano. E allora la musica incomincia. a cambiare: egli vede prossimo il tramonto del riformismo; lo stellone rivoluzionario si presenta all'orizzonte ed egli intuisce che per questo è l'avvenire. Dacci <liventa rivoluzionario. I democratici sono moderati travestiti; lo Stato, che nella sua prima concezione non poteva essere nò reazionario nò rivolu– ziona.rio, dirnnta il Comitato Esecutivo della classe so– ciale dominante, i riformisti devono andar assieme ai radicali e ai repubblicani coi quali ormai costituiscono un partito unico i invoca la pilt stretta unione, anzi una vera fusione dei Circoli con le Leghe nelle questioni politiche ed amministrative, e, all'indomani del Congresso di Bologna, si compiace pel voto del Congresso, che se– gnava. una linea di condotta che egli aveva sempre seguìto!... ì\la basta di Bacci e torniamo alle elezioni provinci.lli del 1902. Durante i mesi di rebbraio, marzo e aprile, i ,•art Congressini manda.mentali deliberavano suppergiì1 sulla diretti\•a tracciata dal Comitato Provinciale. E il 27 aprile si raduna,•a il Congresso ProvinciaJo socialista, il quale approvava a. grande maggioranza un ordino del giorno Gatti-Ferri, che, dopo alcune premesse sulla effi– cacia del metodo intra.nsigente, approvava il Comitato Provinciale socialista nel suo voto del IG febbraio 1902 e nel sistema da es8o adottato delle autonomie manda– mentali; aJ)provava le deliberazioni prese nei Congres– sini mandamentali e considerava come definitive quelle che avrebbero preso i due Congressini manda.montali di San Benedetto e Volta, che ancora non si ernno riuniti. Nessuna affermazione della. utilità della conquista del Consiglio Provinciale, sia pure in unione ai democratici, in questo ordine del giorno, contro il quale i compagni di tendenza. transigente, Yezzani, Bonomi, Zanardi e Romei, presentarono altro ordine del giorno, che pro– poneva la tattica dell 1 alleanza col partito democratico, per portare soli candidati socialisti nei !!andamenti dove predominavano le forze socialiste, .soli candidati demo– cratici nei !!andamenti dove era in prernleuza l'elemento democratico: quello appunto che ,·olernno Uacci, con la sua. Provincia, ed i democratici. Tra le due correnti estreme sor.:1euna. corrente intermedia, rappresentatr~ da. llernaroli e eia iiborcli, la quale avrebbe voluto che il Congresso ratificasse le delibere dei Congressini manda– mentali e deliberasse di apJ)rovare preventivamente quelle dei Congressini di San Benedetto e Yolta, ritenendo che Io deliberazioni preso e quelle da prendere non ostacolassero la. conquista. <lei Consiglio Pro,,incialc da parte dei partiti radicale o socialista. Jnsomma, transi– genza, ma per quel tanto che era necessario a raggiun– gere lo scopo: non partiti popolari come si sono ratti nel 1809 e nel 1000 per le elezioni politiche. Ma, come i lettori vedouo, siamo ancora nel periodo in cui la questione delle tendenze era limitata alla tat– tica ele.ttorale: c'erano i transigenti e gl'intran:;igenti i i riformisti ed i rivoluzionari dovevauo venire piì1 tardi. Frattanto il partito sociolistn mantovano si p1·eparava alla lotta, portando candidati propri in 8 :Mandamenti, facendo l'alleanza. ocl appoggiando i candidati della de– mocrazia negli altri 3 )Janilamenti. Dalle elezioni, che seguivano il 22 e 29 giugno, il 6, il 13 e il 20 luglio, uscirono: 9 consiglieri di parte mo– derata, 5 domocrntici, 5 socialisti e 1 cattolico. li Consi– glio risultava, così, composto di 19 moderati, di 11 de– mocratici, di 9 socialisti o di I cattoliM. Convocato il Consiglio, la parte moderata cercò di trnscinaro nella sua orbita i rappresentanti della <lemo• crazia, ma, questi essendosi rifiutati di entrare nella coalizione modero-democratica, il Consiglio veniva sciolto con r. decre.to del 13 settembre 1902. Il Congresso d'Imola. Mentre questi a.Honimcnti si svolgevano nella nostra provincia, e mentre Giovanni Zibordi continuava nella Nuova Terni la sua campagna per la netla <l.istinzione dei partiti nel ~antovano 1 campagna eia. molti, di !imi– tato comprendonio, scambiata per una guerra a. fondo alla democrazia e alla tattica dei compromessi, si con– vocava in Imola il VH Congresso Socialista Nazionale, nel quale Vezzani e chi scri\'C rettificarono alcune os– servazioni di Ferri, che citava il Mantovano come prova dei buoni effetti del metodo intransigente o rivoluzio– nario. È bastato questo perchè, in una provincia idolatrn come la nostra. e con tanta gente che questa idolatria sa abilmente sfruttare per i propri interessi politici ed economici, è bastato questo perchò la questione delle tendenze ,·enisse agitata nella nostra provincia, fino al• lora campo di lavoro o di opere piuttosto che di discus– sioni e rli diatribe. C'erano state - è vero - le discus– sioni sulla tattica elettorale, ma. forse che queste non sono sorte quando è sorto il partito? Forse che la que• stione della tattica elettorale poteva essere sufficiente a gctta1·0 tanto fermento, tanta diffidenza, tanta acredine nel partito socialista? No, gli è che anrlava maturando qualchecoim per cui il disagio <liventava. sempre pili grave, qualchecosa che allora non aveva ancora con– toroi ben definiti, contenuto ben determinato. Questo qunlchccosa, che si agitava allora e si ngita ancora nel partito socialista, provocandone la febbre o la paralisi, era lo scimmiotto rivoluzionario che il partito socialistn porta nelle sue viscere e di cui, secondo gli unitari a qualunque costo, il partito non dovrebbe ilgra,•nrsi, a costo di morirne avvelenato. Giovanni Zibordi aveva trattato nella Nuorn 'J'en-(t del fenomeno di Milano, ma lo spiegava come una. rivincita che i lazzaristi tentava.no nel campo politico della scon– fitta che avevano avuto nel camJ)o morale: transigenti in morale, essi diventavano, in odio a Turati, intransi– ganti in politica. Jn altri articoli condanna,·a la mania delle canzoni, degli sbn.ndìeramenti 1 dello spille coi ri– tratti dei nostri uomini grandi e piccoli; condannava l'intolleranza che trae a giudicare con delle prevenzioni l'opera od il pensiero di uno col quale non si va rl'ac– cordo; spiegava il cosidetto ministerinlismo socialista

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