Critica Sociale - Anno XV - n. 12 - 16 giugno 1905

CRITICA SOCIALE 179 Ma qui dobbiamo domandarci, come ha fatto il Bernstcin altre volte, se uno sciopero generale, che ò un movimento di classe - anzi un movimento rivoluzionario della classe proletaria - possa JiOrvit'e alle classi borghesi che esso vuole innalzare al po• tere. l◄'inon~ l'esperienza del Belgio ci ha detto che i liberali dclln, borghesia, invece di approfittare del movimento, so ne sono spaventati. Quanto all'Italia, lo sciopero generale, invece, cli sostituirn un Governo più democratico a quello di Giolitti, ha fatto rincu– lare Giolitti verso la reazione clericale. La grande diflìcolt:\ di ,,incero le paure che na• scono inevitabili da un movimento di classe, non potrebbe essere superata se non da una preventiva alleanza fra gli elementi borghesi destinati a sosli– tuirc il Governo attuale e la classe laYoratricc. Questa alleanza intima fra gli clementi di opposizione pro• 1etaria e borghese, che si riscontrò sempre nelle ri– voluzioni vittoriose del 1831 e del 18,~8a Parigi, è la condizione sine qua non del successo di uno scio– pero generale politico. :Ma allora è anche evidente che Io sciopero clella concezione sindacalista è i1-rimcdiahilmentc condan– nato. [I sindacalismo non ,•uole cont..itti> non vuole a.Jlcanze, anzi dal suo movimento vuol togliere ogni carattere che non sia strettamente di classe. ,li suo sciopero generale è dunque un grido di guerra contro tutta la borghesia, e non può sperare di batterne una frazione a profitto di un'altra. In questo senso - e in questo senso soltanto - il giudizio del Congresso di Colonia è perfettamente legittimo. * • * I due caratteri più salienti del sindacalismo rivolu– zionario: Ja. sua prntesa di assol'bire il partito socht– lista e la sua fiducia cieca nell'onnipotenza dello sciopero generale, ci paiono quindi, anche per i giu– dizi che ne hanno dato uomini e Congressi che non hanno le nostre passioni e le nostre preoccupazioni, vittoriosamente confutati. La teoria ci pare piena– mente demolita dall'osservazione serena dei fatti. Rimane l'infatuazione che s'è diffusa nelle masse, la fncilità con cui le folle hanno accolto il Ycrbo nuovo di una più rapida redenzione. Ma questo fatto non prova la bontà dell'idea, prova soltanto che essa può piì.t facilmente lusingare in un'ora di immaturità. e cli incertezza. E coloro che non vogliono pronunciare ginclizl, perchè a loro sembra che le idee accolte dai molti abbiano sempre un suggello di vcritl1, fa– rebbero opera pil1 utile e pili doverosa persuadendo i molti che quello in cui creclouo non è so non un miraggio vano où ingannatore. [YANOE llONOi\11. Ancora dello sciopero neipubblici servizi e dell!m·bitl'ato obbUyato,•io L'amico prof. Coletti ci invia queste repliche alle nostre ossorva;doni. Gli facciamo Jargo 1 anzitutto perchè vi ha. diritto; poi perchò è tra le cose uma– namente possibili che vi sia qualche lettore in va– canza che si prenda la briga di conf'rontal'C la tesi) l'antitesi e la. controantitesi per provarsi a cavarne una sua conclusione. Inutile aggiungere che, restando, in monte, della nostra opinione, non tentiamo una controreplica .. Per cento e una ragioni eccellenti 1 ma eziandio per questa: che, anche. per le noterelle e contronotel'clle, deve essersi scri'tto quel motto: certi sunl denique {ines _I LA CRITICA. CARO '1'UltATl 1 tu, da prudente padrone di casa, ha.i messo argute noterelle al mio articolo. Mi vuoi permet– tere ora brevi clfr1.rimenti ad alcune di esse? Per le duo notere:lle della prima puntata mi limito a. conferma.re quello che tu dici, che il nostro dissenso ò puramente forma.le, tanto è vero che l'occasione di esso ò sparita nell'edizione fatta. poi Congresso, nella quale ho potuto rendere pili precisa la. forma della 1·e!a.zione. Eccomi subito alla seconda puntata doll'articolo 1 in cui tu rivolgi il discorso pii', diretta.mente a me, giacchò nella prima. hai un po' l'aria di pal'iare a suocera per chè nuora intenda. Quanto alla prima. nota (l>ag. 164) 1 che chiamerò lit nota della logica, la tua osservazione non muta la mia deduzione, la quale, del resto, non ò che accessoria, che un colpo polemico di traverso. Infatti, integrando la mia deduzione con il tuo concetto, io posso sempre affer– mare: dal momento che alcuni colletti\•isti danno così alta importanza alla cotHersione in collettive di tante produzioni (servigi o beni materiali), è logico che essi debbano \'Olerne asskurare la continuazione e la rego– larità. per il pubblico, evitando gli scioperi del personale addettovi. Il corno evita.re gli scioperi non è che un mezzo per conseguire quel fine, che sempre logicamcnto sussiste. n ragionamento resta va.Jido 1 per quanto la possibilità. di conseguire il fine sia considerata, secondo tu fai nella nota prima della _pagina seguente (16~), come subordinata a dati mezzi e come inscindibile da essi. Quei collettivisti, infatti, per conseguire il fine, dovranno contemporaneamente volere i clati mezzi. Ecco tutlo ! Tntorno a ciò che dici nella nuova nota, a cui ora ho accennato, il nostro dissenso, secondo a me pare, è pa– rimenti non sostanziale. ~: forse la stmttura, la distri– buzione logica della mia dimostrazione che non ha chiarito di colpo il mio pensiero. Anzitutto io ricerco le condizioni obbiettive, intrin– seche di quei servigi pubblici nei quali lo sciopero addurrebbe alla cessazione completa del consllmo dei beni che eia quei servigi sono prodotti. Ne deduco cho in tali servigi lo sciopero deve essere evitato. Ma come? J~ qui passo ad un altro anello o stadio del mio ragionamento. Rispondo che lo sciopero deve evitarsi col divieto e col sostituire allo sciopcl'O equi– valenti " i più adeguati ed efficaci che sia. po:isibile ,,. li divieto che io ammetto è contemporaneo ai sostitu– tivi: si trntta di un pl'O\'\'edimento solo a doppia faccia. Io lo dico o lo lascio intendere da tutto il contesto. È in armonia coi principi generali che, in proposito, io formulo. L'introduzione dell'arbitrato obbligatorio nei determinati servigi pubblici per le controversie che potessero insorgere circa il coutratto in corso 1 è giustifi– cata. dal pre,•alente interesse pubblico, a cui non deve subordinarsi il diritto astratto, potenziale di un gruppo di lavoratori. Afa dal rispetto di questo diritto, o, per meglio dire, del suo contenuto, deriva.no gli altri due miei concetti: divieto e arbitrato obbligatorio nel miuor numero possibile dei servizl pubblici, con sostitutivi allo sciopero vietato i più efficaci possibili. Che so in questo modo lo sciopero e quindi il di,·ieto saranno resi inutili, tanto meglio: la proibizione resterà un'espressione verbale, che col tempo sparirà. anche dalle formulazioni dei contratti. Del resto, essa è impli– cita nel concetto di arbitrato obbligatorio. Ma oggi ogni espressa dichiarazione di divieto sarebbe proprio inutile,

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