Critica Sociale - Anno XV - n. 2 - 16 gennaio 1905

21 CRITICA SOCIALE ,;\Itri Jlrodotti ancora del lnvoro d'inverno nelle cam · pAgne sono gli strumenti cli muqica che accompagnano IO danzo villerecce j chitarre o violini nel Governo di .\losca; flauti e cetre in quello di Kalougn. Presso i mercanti di Mosca e di Pietroburgo, queste chitarre sono pagate fino a. 50 rubli; i flauti, 40. Nel villaggio di Vo• lo;r,ofl~infine, si fabbricano strumenti dì fisica. Si veda fino a quale punto questi protesi selvaggi possono spin• gere certe loro conoscenze tecniche ! Tutte queste piccole iutlustrie rurali rappresentano pei mngicchi non solo un oggetto di svago e di passatempo ma una ronte abbastanza cospicua di reddito supplemen– tare. Sarebbe però deiliderabilo che una maggior diffu– !lione degli artel, specialmente <li quelli che hanno per iscopo la vendita dei prodotti, ronde:tse completamente inutil e l'opera di esosi intermediari, i quali, nell'avvici– na.re il produttore all'acquirente, si fauno la parte do! leone e lasciano che il contadino slavo tragga un frutto ben scarso dalla sua solerte attività. (Co,llinua). ETTORF. M ARCIIIOLI. L'obbligo generale d lservizio militare e i servizi pubblici civili Fra le più irritanti contradizioni della società presente è l'obbligo generale del servizio militare, sorto in Francia al prorompere del sentimento cli libertà e di democrazia e organizzato metodicamente in Prussia dopo il 1806. Libertà e democrazia si accoppiarono subito con l'ohbligo militare, il vincolo personale più rigoroso cho siasi conosciuto dopo la schiavitù. Ma la democrazia in Francia sopprime,·a o sospendeva per un dato periodo di tempo -- cinque o.nni - la libertà dei cittadini più ,•alidi, al solo scopo di difendere il territorio nazionale e le nuove idee conquistate. Perciò, intrinsecamente e storica– mente, obbligo generalo di servizio militare presup– pone soltanto difesa; porchè demorrazia non ò idea che si applichi esclusivamente a !◄'rancia, o Germania, o Italia, bensì a ogni popolo giunto a un certo grado di coscienza e di pensiero. Democrazia e guerra of– fensiva o cli conquista sono concetti che stridono fra loro. Prima ancora che si affermasse la democrazia, si ebbero esempi di obbligo generale militare, ristretti a talune provincie di qualche Stato, come nei confini militari dell'Austria, esempi sempre fondati sulla necessità della difesa del territorio. Lo stesso nomo " f,rmd,cehr ,,, consen-ato tuttora a parti n\gguarde– volissime degli eserciti di .Austria-Ungheria e di Germania, implica il concetto cli difesa del territorio. Napoleone, il brigante storico, torse l'obbligo ge– nerale del servizio militare a strumento di offesa e di conquista. Si sbizzarrì a sfogare con esso gli odi della democrazia conti-o l'assolutismo cli diritto di– vino. )fa fu _poi schiacciato dalla difesa organizzata, in ls1>agna, Russia e Germania, sulle basi cli quello stesso " obbligo generale,,, ch'egli a,•e,,a insegnato ad altrui. Le sue corse cli rapina attrn.verso l'F.uropa ebhero però il merito, non pensato o non voluto, di diffondere e rendere tC'mihile quel 1n·incipio di dC'– mocrnzia, dal quale il fenomeno napoleonico a.ven tndto l'origine. La democrazia era sortn in Francia, mentre nello chH1sistudiose e anche nello classi dirigenti del resto ll'J,:uropn diffoncleYansi per la prima volta idee puci– fiche, germoglio anch'esse o anticipazione cli idee democratiche. Il lungo periodo di guerre reazionarie e vittoriose che susseguì, nel quale parve solo trion– fa~se il militarismo pii1 insensato, non fu al milita- ------------ rismo per nulla favorevole. Xella storia si maturano spesso, e poi ap1>aiono come di sorpresa, situazioni nuove, tanto più impensate, quanto piì.1sono o sem– brano di JJl'imo tratto contrarie ai fatti apparenti. I popoli suscitati in arme dall'obbligo generale sorto con I~ democrazia, chiusero per sempre il periodo delle guerre dovute ai capricci dinastici o all'im– becillità. rnilitarej e allo g-ucrrc diedero moth·i cli interesse pili generale. Col loro risveglio in armi, essi fecero alfìnc svanirn qunsi del tutto l'idea della mo– narchia universale, fondata e mantenuta dal dominio delle armi, sull'esempio di qucll'Cmpero Romano, C'hP fu così funesto all 1 umanità, perchè ne arrestò il pro– :iresso per un millennio e, a traverso il vacuo e na• sorbente tramhusto della g-ucrra continua, nemico di ogni più alta iclealitÌl, la condusfle allo scorag-gia– mcnto e al nichilismo intellettuale, e creò CO!'!:Ìl'n.111• hiente propizio allo svolgersi del nullismo terrestre' ciel cristianesimo. Anche allora, come piìt tardi, il militarismo nega,·a e feriva se stesso. . .. Altre cause concorrevano a questo medeqimo effetto. La democrazia, chf': parve sgominata nel 1815, con– tinuò silenziosa l'opera sua. Invero, il sentimento cli nazionalità, affermatosi in tanta parte d'Europa nel secolo scorso, non fu forse esso stesso conseg-uenza e forma di democrazia? [na volta costituite, le na– zionalità tendono alla conservazione e alla difesa di se stesse, ossia al rispetto reciproco: il principio di rrnzionalità esclude la conquista, esclude quindi la guerra offensiva. L'egoismo nazionale può bensì fo. mentnre l'odio di razza: ma il principio clemocrntico di nazionalità si accompagna oggimai a un ambiento sociale, nel quale le emulazioni fra gli uomini di stirpe diversa hanno cento ,•ie per esplicarsi sC'nza correre al sangue: le lotte deJl'industrialismo, i com– merci mondiali, il mercato finanziario fattosi quasi uni"ersalc, le scienze, queste vere senza-patria, le ttrti, sempre meno aristocratiche .... A queste cause morali, tutte contrastanti a,rli im– pulsi di guerra offensiva, si aggiunge, decisivo, il fnttol'C economico, che tende a generalizzare gli ef– rC'tti utili del la"oro, ossia la ricchezza, nella enorm<' massa dei diseredati che concorrono a produrli. Questa nuova forma cli clemocrnzin - di tanto superiore aliC' nazionalib't, ossia alle patrie, di quanto il tutto ò su pcriore alle parti - è appunto il socialismo, natu• ralmente nemico di quell'odio cli razza che distrugge e non produce, che deprime e non rialza il prolebt· :-iato; ed è internazionale come il proletariato me– desimo, il quale ha biso~no di essere unito per evi– tare gli sperperi e le azioni contradittorie nel suo moYimento economico, e per riesci re a partecipare a quei beni che il monopolio di classe, sorretto dal militarismo, gli lesina o g-lì contoncle. Il sociuJismo ò difensivo nella nazionalità, pacifico nella interna– zionalità. D'altro lato, le armi, che, nell'ambiente attuale, da un h1to sfogano gli odi e dall'altro li alimentano e li rinverdiscono, sono, a conti fatti, disutili a tutti, a belligeranti ed a neutri; il perfezionamento tec– nico delle armi ha preso tutta la gloria per sò o ha releg-nto nei vecchi poemi l'eroismo guerriero, questa forma di ipnotizznzione cli fronte al pericolo. La guerra va diventando ogni giorno più inconcludC'11tC', per non dire ridicola, pure nella tragedia. A che ap– prodò la lunga, dispendiosa, micidiale guerra contro i Boeri·? A che approda la. guerra russo•giapponese, malgrado le enormi spese, le strngi terribili o l'aecn– nimento pazzesco clell'offensivaP L'obiettivo militare non solo principale ma esclusivo, quasi unico per la sua importanza, è la distruzione dell'esercito nemico, non la presa o la resa di un forte sia pure Port Arthur. Orbene, in undici mesi non una battaglia

RkJQdWJsaXNoZXIy