Critica Sociale - Anno XIV - n. 23 - 1 dicembre 1904

356 CRITICA SOCIALE Da tutto ciò una conseguenza: che, data la fflcile ir• ritabilitì, del nostro proletariato, irritabilità ohe è Pin• dice della sua immaturità politica, il metodo socialista che lo può salvare da altri e maggiori pericoli non ò certo il metodo rh·oluzionnrio che lo persuade a chiu– dere gli occhi sopra le difficoltà della lunga via e sulla necessità delle graduali faticose conquiste, illudendolo di avere il "socialismo,, a portata di ma.no e di poterlo effettuare con un colpo di audacia, ma ò il metodo im– propriamente detto riformista - che è poi il metodo del socialismo autentico e tradizionale - che si applica a educare economicamente, politicamente, tecnicamente il proletariato, per dargli la capacità, che oggi gli manca, di assumere la gestione sociale, e che, per condurre a fine questa educazione, \fUOI giovarsi di tutti gli inte– ressi e di tutte le correnti sociali che coincidono, par– zialmente e per determinati periodi, cogli interessi della classe lavoratrice. Di questa verità pare abbiano cominciato ad a\'\'e– dersi la classe la\foratrice e lo stesso partito socialista. A Milano infatti, dove più si erano esercitati i metodi cosidetti "rivoluzionari,, e dove, per l'avvenuta scis– sura, si trovavano esposti alla prova del suffragio can• elida.ti " rivoluzionari ,, e candidati " rirormisti ,,, un enorme insuccesso toccò ai rivoluzionari. Il che è tanto più eloquente in quanto la classe operaia è largamente rappresentata nel corpo elettorale milanese. L'accoglienza trionfale che i Comizi fecero a Filippo Turati denota ben chiaramente il giudizio che la ma!lsa lavoratrice ha fatto cli tutta l'opera di denigrazione politica proseguita contro di lui, nonchè del famoso decreto di settaria espulsione pronunciata contro di lui dalla rivoluzionaria Direzione del partito. Ma vi ha di più: la frazione rivoluzionaria ha pronun– ciato essa medesima, nel corso di queste elezioni, la condanna dei propri metodi. Non è forse vero, infatti, che il punto centrale e ca– ratteristico del rivoluzionarismo si era fatto consistere nel negare assolutamente cho potesse esservi maì coin– cidenza o con\fergenza tra il proletariato e alcuna fra– zione o alcun partito della borghesia? Non fu forse questa negazione la premessa logica e necessaria per la quale il Congresso di Bologna res1>inso lo idee del 'J'u– rati e del Bissolati, e il Congresso di Amsterdam riprovò la condotta dello Jaurès? Eppure - vedete la forzi~ del lo cose ! - non appena indette le elezioni, la rivoluzionaria Di1·uzioue del Par• tito pubblica un manifesto in cui si accusa il Governo perchò mancò alla promessa delle II riforme 111 e dove l'azione socialista si fa culminare nell'impedire lo " sperpero del pubbliro denaro ,, per favorire u l'avvento cli una borghesia modernamente produttrice ,, ! Si può essere pii', " riformisti 11 cli così? Ma poi, iniziata la lotta, i candidati 1·ivoluzionarì, nei loro discorsi elettorati, ri– mandano la rivoluziono all'anno duemila e si sforzano di persuadere - come fece a Vigevano il rivoluziona– rissimo Arturo Labriola - la convergenza di interessi fra i boutiquiers e la classe lavoratrice. Si viene ai bal– lottaggi, o il Comitato elettorale della intransigentissima Direziono del Partito raccomanda ai socialisti di soste– nere i candidati della democrazia. borghese, così i re– pubblicani come i monarchici radicali. Lo stesso inter• prete J)iù autorevole della intransigenza, Enrico Ferri, lancia la parola dell'alleanza coi partiti popolari, e ac– cetta di rappresentare in Roma il fascio delle forze an– ticlericali da oppone al clericalismo. Con qualo logica, dunque, egli, ad Amsterdam, in nome del rivoluziona- rismo e della intransigenza italiana, condannava Jaurès e i socialisti francesi che, per assicurare la Repubblica lnica contro il Vaticano e la reazione 1 avevano com– messo la colpa di appoggiare il Governo anticlericale e democratico ? È dunque una vera rivoluzione quella cbe è accaduta nello spirito e nell'atteggiamento dei nostri compagni rivoluzionart È una rivoluziono dovuta allo sforzo di adattarsi alle realtà sociali e alle necessità poli– tiche. Essi tentano ora di dissimularla o di coprirla; ma le parole non possono distruggere nè mutare i fatti. In– darno essi oggi sostengono cbe il principio della intran– sigenza esce confermato da questa prova, perchè i par– titi popolari male corrisposero all'offerta alleanza nel secondo scrutinio. Ma ò assai poco ragionevole pensare che queste alleanze si possano fare improvvisamente, da un giorno all'altro, con partiti che non hanno nò possono avere l'organizzazione e la disciplina del par– tito socialista, specialmente quando eia ormai qualche anno il partito socialista, sotto la suggestione della fra– zione rivoluzionaria, tenne un contegno di continua ostilità verso la democrazia e verso i ceti sociali che la costituiscono. lfa quel che non si è potuto fare durante la lotta elet– torale, converrà bene che si faccia, d'ora in avanti, nella nostra azione quotidiana. Noi dobbiamo rompere questo cerchio di isolamento in cui la reazione tenta di serra.re il nostro partito, dobbiamo romperlo per poter mettere a disposizione della resistt,nza e della conquista prolo– taria quante forze sono naturalmente convergenti cogli interessi del proletariato. La situazione creata dalle nuove elezioni se, J}er quel che dicemmo, è sfavorevole al partito socialista, può essergli, in un altro senso, fa– vorevole. La coalizione reazionaria, già l'avvertimmo, appunto perchè non ha che un ))rOgramma. negativo, non potrà rispondere a quel profondo bisogno di radi– cali riforme che tormenta il paese. So di questo bisogno il partito socialista saprà farsi l'interprete, esso prepa– rerà a sè stesso una trionfale rivincita. Ma, per ottenere ciò, occorre che esso sappia liberarsi dalle visioni cata– strofiche e sappia, con tenace opera di propaganda e di educazione, liberarne il proletariato i occorro che lo svi– luppo della coscienza del partito non sia intralciato da intolleranze settarie; che i rapporti esterni del partito e il suo movimento non siano impediti da intransigenze e diffidenze sistematiche e aprioristiche; sopratutto ne– cessita che, por trascinare con sè il paese alla conquista delle riformo e por essere di questa conquista il prin– cipale stromento, cominci esso a formarsi una forte con– vinzione della necessità delle riforme da conquistare e una esatta. concezione degli scopi da proporsi man mano nel séguito della sua azione, nonchè ,!elle vie e dei mezzi da adoperare per raggiungerli. Soltanto con questo metodo - che è il tanto calunniato metodo riformistico - potrà. superare definitivamente la nuova reazione e creare cosl una situazione di cui il Ilroletariato sia ve– ramente il dominatore. O il pm·tito socialista si mette sul serio lJer quest<i strada, o l'Ilalia vroletaria si avvierù rerso im perio(lo (li conrnlsioni, di ·insurrezioni e di r)pressioni 1 in cui perdcrù rapidamente quel che venne fin oggi faticosamente conquistando. LEONIO~ 81SS0UTI. La Criticn, Sociale e il Tem1JO, per l'Itaìia: anno L. 18, semestre L. 10 - ver l'Estero: anno L. 38, semestre L. 10.

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