Critica Sociale - Anno XIV - n. 23 - 1 dicembre 1904

366 CRl'l'ICA SOCIALE che in questo, poichè, trattando della durata della fernrn, concedono che dehba essere commisurata ai tempi, la. quale considerazione viene a negare im• plicitamente che J'esercito possA essere esclusivo creatore, sia di 1mlriottismo 1 sia di spirito combat tivo, ossia, in gergo militare, di educazione militare, e così in altre parole si consento con noi che quei duo sentimenti, dei quali l'esercito non potrebbe fare a meno: non si crenno dall'esercito ma. vengono por– tati dai cittadini con sè ncll'osorcito stesso. Dunque intendiamoci bene. Quel che non esiste 11011 si crea, quel che esiste si può acconciare io più modi o dirigere, onorf','Oli metafisici. L'arte militare si serve dei progressi della scienza, come fa il sarto e il barbiere, e si giova cli parecchi altri mezzi, e fra questi dell'uomo, ch'è uno dei suoi mezzi principali d'azione, sotto certo punto di Ye· duta juferiorn, però, cl 1 importanza in ogg-i alle armi moderne, e tutti quei mezzi essa organizza e ado– pera tali quali sono. Le facoltà fisiche dell'uomo l'arte militare le mo– difica, dicono. ln bene o in male, o più in bene che in male? Vediamolo. Nella leva - è ammesso fino dai documenti uffi• ciali -- si incorpora una quantità sempre piit rag– guardevole di deboli, quanto pili i deboli e i denu– triti crescono fra i coscritti annuali. ll giovane in– corporato nell'esercito a 20 anni compiuti ha innanzi a sè cinque anni ancora da crescere e irrobustirsi e farsi uomo. Guai al soldato che crescesotto lozaino.' diceva il maresciallo Soult. Lor signori ci han can– tato, sopra tutti i toni, che eglino prendono il cit– tadino e no fan110 un sol<lato. No fanno un malato! - 7,l per conto di malati a1\'anno; 14 mila amma– lati cli lunghe malaUie congedati o mandati a casa in licenza di più mesi ogni anno; 4 mila per tuber– colosi, malati di petto, matti, epilettici, erniosi, ecc.ccc., tutti stroncati dalla caserma e rimandati alle gioie amare della famiglia come strenne del militarismo; i morti non fu mai possibile conoscerli nelle stati– stiche militari; i suicidi un'ottantina all'anno. Quelli che rientrano irrobustiti a casa dopo due o tre anni di servizio lo devono alla natura. Così fabbricano fi– sicamente il soldato! Quello che non riescono a fare delle facoltà fisiche pretendono farlo delle morali, e queste non solo le migliorano, secondo loro, ma le creano, le più im– portanti almeno, e siccome in esse sta appunto il fulcro delPesercito, ritornano a dire la solita stram– paleria: " noi pigliamo il cittadino e ne fabbrichiamo un soldato. ,, Ilo già dotto il perchè Pintellì~enza del soldato sotto le armi in generalo non migliora. Posso ag– giungere ~he il reg-ime di casermi:t, subordinando tutta la vita animalo del soldato, in tutte le ore e in ogni minuzia, alla volontà del comando, che sta. all'ag::ruato col rimprovero e le pene insindacabili contro le più piccole trasgressioni,quel regime agisc<', non già di stimolo, ma agisce, come fa il papavero e l'oppio, sulle facoltà morali, intelligenza e volonti'1 in ispecie, che necessariamente tendono ad anneb– biarsi. Non per nulla, anche aggiungiamo, l'idea di soldato si associa naturalmente nella mente a quello di macchina 1 di auroma, di forza bruta. 1,: ho già dimostrato per mezzo di esempi storici che la educazione militare è una cosa che si fonda e si rnle dello istinto umano combattivo, non ha nulla di artificiale. Sopra questo è necessario insi– stere ancorn. Siamo qui nel campo metafieico per lor signori, e per noi in un campo sperimentale e pratico, nel quale non abbiamo bisogno di arcoleg– µ;iare e fantasticare. Come possa o debba attutirsi in un ambiente so– ciale ed economico progredito questo istinto, come possa esser rivolto e utiliizato in altre lotte civili, e quali segni vi siono di questo smussarsi di istinto belligero e 1ivolgorsi in un orientamento molto cli– ,·erso e civile, son tutto questioni che non accade di toccare in questo momento. Il fatto corto è che quell'istinto esiste. Ne fan prova le guerre succedutesi fra tutti o quasi tutti i popoli in tanti anni, e gli stessi militaristi ne fan fede, i quali per sentenziare eterna la guerra fon– dano il loro ragionamento su quell'istinto <lel quale gli eserciti sarebbero uua. naturale emanazione, o non si accorgono ùi cadere anche qui in una mar– chiana contraddizione delle loro teorie scolastiche, perchè, mentre da un lato ammettono anche questo istinto neg-li uomini, lo dicono immanente, eterno e lo glorificano, come fanno di Dio i preti, dall 1 altro lato asseriscono di poterlo creare ossi stessi a so– stegno della difesa comune, e se ne fanno il più gran merito o se ne servono come argomento prin– cipe a gonfiare lo ferme. Questo istinto piglia diverse forme e diversi nomi. ]~i spirito di avventure, spirito di conquista, bramosia di sopraffazione, anche direi ha nome di rovello scien– tifico e artistico; nell'esercito piglia nome cli spirito militare, e quindi, riferita a lui. la educazione mili– tare dovrebbe con maggior esattezza e verità chia– marsi educazione dell'istinto militare. Ne segue che non è pii1 questione cli metafisica crcaiione, mR di semplice organizzazione di ciò che esiste, cioè di addirizzare e dirigere questo mezzo morale di aziono, congenito nel coscritto, nel modo voluto dall'interesse della difesa mobile organizzata, ossia dall'esercito. Ne segue puro naturalmente che la durata della ferma non può essere influenzata dal tempo neces– sario a creare e diJ'igere questo istinto, ma solo dal tempo necessario a dirigerlo, e questo tempo andrà a confondersi con quello necessario alla istruzionQ tec– nica che tutta comprende la educazione militare, che altri, i metafisici, volevano disgiungere. Jn nitre pal'olo, conosciuto il tempo indispensabile a formare il soldato alle esigenze tecniche, sarà con questo tro• vata senz'altro la durata della ferma. '.l'rascelgo un'altra contraddizione dei militaristi moderni. T tecnici creatori, eccetto poche eccezioni, dal rnas• simo Moltke fino al signor X della rivista Jl Regno, cioè fino al minimo quasi nullo) mentre si spacciano per creatori, non sanno poi quanto tempo possa oc– correre al1 1 opera loro. Sanno fare, l'opera, ma non sanno dire quando è fatta. Si capisce come in questa elasticità possa spaziare da padrone il soggettivismo interessato, o tuttavia, quando si decidono a indicare un termine alla fabbricazione, non sono ben corti di dir bene e ci lasciano nell'incubo. L'aVl'an fatto o non l'avran fatto il soldato'? Ma se non sanno in quanto tempo possono fare un soldato, son parimenti concordi) da Von der Goltz ai nostri minuscoli militaristi della Cmnera, nell'as– smiro che, appena congedato, il soldato comincia subito a llis(arsi. Uno degli organizzatori del disa– stro di Adua diceva alla Camera il 30 marzo t892: "sin dal momento che il soldato è congedato,ogni– giorno che passa sotfrae u11a particella di quelle qua– lità militari... ,, create da loro nella. serra calda, che all'aria aperta non reggono e avvizziscono come i fiori. Noi lasciamo la paura a. lor signori, perchè le qualità combattive non sono artificiali, come essi dicono, e perciò noi abbiamo piena fiducia nell'evo luziouo completa verso la nazione armata, bene orga- 1l'izzata. * * * " :Ma la disciplina! Voi non avete parlato di di– sciplina! ,, direbbero meravigliati coloro, in ispecie, che cingono di sacri misteri la caserma. Pane ouca-

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