Critica Sociale - Anno XIV - n. 13 - 1 luglio 1904
204 CRITICASOCIALE legge fondamentale della dottrina sociale di Marx; libro che merita. cli essere qui ricordato e riassunto (I). L'Oppenheimer crede che sia inutile confutn.re :\[arx in tutte le sue teorie MCe!lsorie. ll sistema sociologico marxistico ò così strettamente connesso nello suo parti, è così intimamente deduttivo nella sua costrur.ione ideale, che basta minarlo nella sua chiave di volta, abbatterlo nella sua pietra angolare, 1>er veclerlo precipitare fra– gorosa.mento a terra come un immane castello di carta. Il nostro autore imposta in questo modo la dimostra– zione della sua tesi: J O li cardine fondamentale della dottrina sociolo– gica di K. i \la.rx , la promessa più importante di tutte le deduzioni più rimarchevoli, è la /1>gge dell'acc11,1mtlazio11e capitalistica. 2° La prova che Marx: dà. di questa legge ò inso– stenilJilc. 3° La legyedelt 1 accmnulazione capitalistica non esiste. 4° Caduta la. premessa pili importante, vengon meno nnche le deduzioni pill importanti della dottrina marxi– stica. L'evoluzione capitalistica \'a spiegata in modo diverilo da quello di Marx. Oppenheimer adunque ritiene che il cardine fonda– mentale della. dottrina sociale di ì\larx, la chiave di volta di tutto il maestoso e superbo edificio 1 sia la legge dell'accumulazione capitalistica. È questa legge che forma la base della teoria della miseria crescente ( VerP• lendungsthP01·ie), della teoria della catastrofe (Zus(wwteu– bi-uchstheorie), della concezione materialistica (1ella st61·ia, e della dottrina del plus-valore. Come dimostra il nostro autore che la legge formu– lata da :Marx sotto il nome di accumulazione cavitaUslica è falsa e insostenibile? In un modo semplice ed ingegnoso: servendosi, cioè, delle stesse argomentazioni di :Marx,e dimostrando come egli, in tutti i 1moi volumi sul Capitale, si sia aggirato in un enorme circolo vizioso. Secouclo OpJ1enheimer 1 l'argomentazione di Marx in– torno alla legge di accumulazione non ò logicamente accettabile, perchè è tutta rondata sopra un sofisma che in rettorica si chiama ,-;orite(l(ettenschluss). Qual è il sorite ond'è inficiata l'opera di K. Marx? L'autore Io formula mediante cinque proposizioni, tolte in maniera riassuntiva dal Ca11itale: " 1a Dove il capitale s'accumula, ivi la ))arte co– stanti' di questo cresce proporzionalmente, la parte va– riabile decresce proporzionalmente. 11 2n Dove il capit,~le variabile diminui~ce in rap– porto al capitale totale, ivi diminuisce anche nella stessa proporzione il numero degli operai occupati (supposti identici il salario e la durata della giornata di lavoro). " 3a Dove decresce Il numero degli operai occupati in rapporto al capitale totale, ivi decresce anche in rapporto al numero dei proletari capaci e volonterosi di lavorare. 11 4u Dove il numero degli operai occupati decresco in rapporto ai proletari capaci cli lavorare, \\'i la sovra– popolazione aumenta. " 5n Aumentando la sopra.popolazione, aumentano pure nel proletariato" la miserin, i tormenti del lavoro, la schiavitù, l'ignoranza, l'abbrutimento e la clegrada– zione morale. 11 ( 1 ) D'l8 G1·1mdqeset:: der· ,\J(IJ"X"1n:J1e,iGt'ltll8tll(1fl!1ft/lJ"I,: Dfll'sltUu11g uml KrWJ.•, uerllno 1001. Conciusione: " Dove si accumula capitale, iv i crescono da parte del proletariato, la miseria !"ignoranza, l'abbrutimento, ccc. ,, Oppenheimer dichiara che questo ragionamento di )rarx, che forma il filo conduttore della sua opera prin– cipale, è errato e sofistico; e dimostra con una serie di argomentazioni sottili, ehe sarebbe troppo lungo qui il ri1)eterc, come gli sforzi di :Marx per provare che la quantitù clel capitale sociale variabile, cresce 11Pcessa1·ia– me11te JJih leitlamente clel numero dei prolPl(tri capaci di. lavoi·are, non approdino ad alcun risultato. Il ragiona– mento di Marx ò una catena cui manca un anello. La prova che egli dà della legge di acwmutazio11e è in,;ostenibile, poichè la conclusione sopra riportata è ti rata da premesse sbagliate. Oppenheimer, nella terza parte della sua monografla, viene a dire come non esista affatto la legge dPll'accu~ mulazio,ie mpitalistfoa; e a sostegno della sua tesi egli non si attiene che alla disamina dei fatti citati come prorn da ~\farx: stesso nel Capitale. [,'Autore climostr.'l che, anche cogli elementi o coi dati di ra.tto raccolti da Marx intorno alla metà. del secolo scorso, non si J)oteva conchiudere che l'industria totale avesse la tendenza a restringere sempre più il numero degli operai occupati. Le ragioni poi che .Marx adduco a spiegazione dell'espro– llriazione dei piccoli proprietari rondiarì inglesi, sono assolutamente errate o in gran parto fantastiche; poichè, anzitutto, non si trattava cli es1>ropriazione di proprie– tari fondiari, ma bensì di aflUtaiuoli; e, in secondo luogo, costoro non furono eliminati dalla concorrenza, cioè espropriati per una causa rco,wmica, IJensl furono espulsi giuridicamente dal suolo (che, era cli altrui proprietà) in forza dei contratti stipulati coi lancllords. ~ell'ultimo capitolo di questa. terza parte l'Autore trattando intorno ai " fatti det vroce.r;so totale deU'eco11omi(i capitalistica II sostiene che se fosse vera la teoria. del– l'accumulazione capitalistica, come fu formulata da Marx, noi dovremmo notare nell'industria, con!liderata come somma degli sfruttamenti capitalistici, la tendenza a creare più numerosi sopraimmeri che non nell'agricol– tura, la quale è molto pili suddivisa e spezzettata. in– vece, l'industria, considerata in modo globale, offre uu numero di operai occupati di molto superiore all'accre– scimento della sua propria popolazione, dove succede il contrario nell'agl'icoltura. Hic Rltodus, hic salta! L'Oppenheimer infine, nell'ultima parte del suo lavoro, viene a parlare delle cause dello sfruftame11to capitali- 1,tico, e cerca cli difendere, contro gli assalti di Sombart e di Dernstein, la sua nota teoria sociologic1a,secondo la quale il fenomeno demografico dell'urbanismo e della immigrazione nelle grandi città. Ya spiegato col fatto della persistenza della grande proprietà fondiaria. Ed io cesso qui dal seguire l'Autore nella sua esposizione positiva e ricostruttiva. Non vorrò certo sostenere che tutti i ragionamenti del• l'Op))enheimer esposti in quest'ultimo suo libro siano impeccabili per forza pro1Jatoria 1 o che la tesi dimo– strata sia iuconfotabile. 'l'utta\'ia credo che i socia.listi, i quali leggeranno quest'ultima critica a )l'arx (ultima in ragione di tempo), potranno ottenere un qualche inse– gnamente. Finora si ò detto, e si suole generalmente ri11etere, che :Marx non è stato confutato dagli economisti bo1•glwsi che nel le parti secondarie e accessorie del sue sistema; che le teorie fondamentali marxistiche sono e rimar•
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