Critica Sociale - Anno XIV - n. 9 - 1 maggio 1904

130 CRITICA SOCIALE ore di svago, di istruzione, di ,·ita sociale: un po– polo, non piì1 di servi, ma cli cittadini. Quattro ore al giorno ricuperate, qualche cosa come l00 giorni all 1 anno, rrstituiti R sè stessi, nlla famiglia, alla so– ciet,'t; ·100 giorni :lll'anno per intendersi, 1>eraffia– tarsi, p('r lavorar<' prr ~è, non 1>er i padroni. Molti• plieatc per gli unni d'una vita; per i milioni di vite proletarie .. \, rrtc unu <.'i fra i;;pavcntQS1l. Traducetela in for;r,a collettirn, in riforme, in rivoluzione .... .\ht om sono qml i no,•ntori; e dicono che bisogna gridare i. ,·iva la repubblica "' f,1rc la g-ucrra allo Stuto, combattt•r(' In democrazia, fischiare i riformisti, rovesciarc tutti i .\linistrri, !!!Opratutto impedire ai socialisti di prrndrre il potere, e l)repnrarsi alla Yio– lcnza, o::-siu t~ nuovi novantotto. Tutto il resto non conta un cavolo. Por modo che le Leghe operaie 11011 capiscono pili nulln: qualcuna, quando ò inter– pellata so si llobbuno ridurre lo ore di lavoro, ri– spond(' che non conviene; pcrchò gli operai, allora, perdono sui <'ottimi. i,: il nostro moggioro giornalc– socialista urpro\'a la profonclit~ dell'argomentazione. Xoi ci confessiamo codini; e auguriamo che si torni all'nntit•o, ul buon J)rimo )fn,!!gio del Congresso dcll'S!J; il primo di una S('rio che riconquisti ai la– voratori, brano a brano 1 la \'ita. La quale, sola 1 ò feconda. - La Yita ?.... )[a ò Ulll.l riformetta! - oppongono quegli altri. LA CIUTICA SOCIALE. PHGif'lH OI fJIHGGIO Primo maggio (' giunI0 di presagi e tli riconli. A11che il proletariato si f1'or:a sulla r1nm t•ia dPlla, storia,, di cui iynora il punto <li 1x1rlm::a e il pwIto di arri,:o esti-em<1; la, gran via d1e si prrde i,i <lift opposti i11fi11ili, ma della quale iulr<H't'elle la <liretliM, gnierica, della quale ricorda e si sfo,·w di J}l'('tlisegmire f' pre(lggere le tappe e le sta– :ioui, fe11de11do l'orercllio alle norelle c/u•giungono da l1t1I{le, interrogando i comvagui di magyiore esperienza, e di pih maturo co11siylio. Olindo Jlalagodi, dal suo opeI·oso 11ido lo11<li1tese, sta allestcwlo 1m nuovo libro, elle uscirà coi tipi di Rou.r e Jliare11go 1 intitolato IL FOCOLARE E LA STRADA; raccolta di schiz..ti e di ,ioulle, fra realistiche e fa11ta– stiche1che tr11ta110 1 nrl ton, romples:w, fermm·e il possa!f· gio - così rece11te i11 Italia - dalla t·ecchia vita paes<tn(I vatl'ia,·cale, d<1l limitato ori:zo11te, alla, 1wom vita mesco– lata, a9itat<1, t1tropca 1 mo<lenw, rosmopolita. Un trntto citi 7JiÌI tragirame,ite car<1tte,·istici di (J11ella, g,·an t:ia ... Dal ma11osc,·1tto (lf'l i·olume Blralciamo - p,·eziosa pri• mizfri - q11eRfOgioirllo <li " JHU'il<l{lgiO morale ., 1 elle ri snnbra ,-011Ro11are, (·olla simJ)flfka sfumatura clelle ·'"" ti11tr, alla rnporoim itlealitù <li ,,uesto (JÌOì·uo <li maggio. LA CRITICA. :JI primo sog170iJella sfrada. Chi non ricorda i primi \'ngabondi che gli sono JHl!i· sati da\'nntl nella strada della \'itn? Quegli uomini strani - cosl diversi da quelli cho ci cìrconda\'ano - cho porta,,ano n noi lo prime novello, le prime visioni do! grande mondo sconosciuto? Noi or1wamo racchiusi nel riposo della fnnciullozzn, fuori del tumulto della grande strnda, e questi pellegrini che passavano vicino alla nostra lmmobilo vita si portavano via seco il nostro piccolo cuore verso l'ignoto, verso la meraviglia, verso il mistero ... - Da do\'e \'engono? dove ,·anno? - domanda\'a io ogni volta che uno di es:ii traversava il piccolo oriz- zonte della mia ,·itn di rngnzzo, della dolce monotona ,,ita del nostro paese. Lo sconoi;:ciuto arrÌ\'a,·a e pa/'l!!avn e scompnrin, come una di quelle piccole nubi '"iag– gianti che nei giorni d'estate tr:nero;;ano da un pumo all'altro del cielo .. L'orizzonte che ci chiudf'\'a nel suo lucido cerchio era assai angusto: tc>ntroad C!!SO vi\'e\'ano i nomi di cinque a sei bor~atc 1 di due a tre rami di fiume, poi di due o tre cittù. più lontane. l:ignoto cominciava per noi a cinque miglia dalla nor,tra. casa; n dieci miglia i:;ì en– trn.\'n già nel territorio della mern"iglia; al di lit delle ,•enti miglia re~na\'n il mistero. Le figuro umane che ~i aggirn"ano intorno fl noi era.no tutte ben note i uon c'ern uomo che non portas~e sulle spalle un volto rami• gli:lro o non aves.'le 1111 nome preciso cd anche il so– pra1111omo:sopraunomi Mpienti che rormano u11manuale psicologico dol villaggio o delltL sua vita; microcosmo mcraviglio:.o cho contiono tutta la essenza del mal'O. Ma qucstu sapienza (IO\'C\':l \'Oniro n noi solo più tardi, più tardi as~ni. Per allora noi senti\'amo intorno n noi quel caro piccolo oriuontc, che ci raccoglieva con l'al> braccio e In protezione affettuosa di un nido ed entro n cui tutto ci era. cono'lciuto, rnmigliare. Solo n dur, punti quel placido circolo nzzurro era rotto: là do,·e la strada lo penetra"a e là dove la strada ne usciva; la strada che porln\'a noi no,tro J>iccolo mondo i soffti inquieti della immensit~ ignota e lontana: la strada che porta"a ruori del nostro piccolo mondo i primi sogni, le primo ansie dol no'ltro spirito che si desta,•a ... Oritta 1 bianca, splendente - ora più solitaria, più silenziosa della campagna che tra\'ersava, ora piena di un tumulto pos."iente pnssa\'n In strada di fronte alla no'ltrn casa; e su di essa andM•ano e \'enh•ano gli uo– mini o lo CO'lO che chiamano il n05tro cuore e la no– stra ranta~ia al loro primo "inggìo per il moneto. Umili ernno quei primi ,•intori che noi abbiamo così conosciuti; ma essi sono stati le primo nostre guide nel granrlo Yiagglo; ma. essi camminano fonm ancora da\'anti a noi, e noi oggi nncora, noli a nostri\ marcia faticosa dietro n quello che ci pare fascino dl sogni e di SJ)erauze, forse seguiamo "eramonte solo quel loro primo tacito invito al nostro cuore di fanciulli... Ecco ancora la \'OCChiastrada di fronte a noi, con gli alberi patriarchi che le fanno la guardia ai due Inti, con le ru\'icle pietre migliari che offrono seggio al viandante stanco. Ed ecco là sulla strada i primi peregrini che abbiamo conosciuto. Noi ora li riconosciamo ancora da lontano. j.: la dolce stogione del mezzo autunno; quando i laYori del campi :.ono fluiti; quanrlo la campagna tutta spoglia di raccolti e di fogliame si allar~a intorno a noi in un "aslo riposo 1 e le cascine ed i paeselli si ri\'C– dono, si risalutano fra gli arabeschi leggieri degli al– beri sfogliati, e lo 1>rime nebbie cominciano a fumare su dai fossi e dai maceri, mescolando~i 1 con languori di dolcezza e di tristezza, cogli ultimi soli tepidi e dorati ... Ed ecco là. Rulla strada solitaria e \'elata spunta da lon• tano una nugoln di pol\'ere che viaggia lenta verso di noi; essa si aHicina o cominciano ad uscirne fuori gli abbaii dei cani, o le ,·oci degli uomini e delle bestie - \'OCi nuove o ~trane ed il dondolio dei campani; poi, piì1 vicino ancora, sbucano fuori le pecore scalpitanti, a gruppi, addossate le une nito nitre ... Sono i pastori che scendono dai loro bei monti - monti che nei giorni di più lucido sereno sono appena dei fantasmi cerulei in rondo al nostro orizzonte - dai monti che mandano giù al piano le due belle cose dell'inverno: lo castagno e la ne,·e ...

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