Critica Sociale - Anno XIV - n. 3 - 1 febbraio 1904
42 CRITICA SOCIALE gici, e ripetono lo sconfortante " ignor(tbimus 17proclaM mnto qunrnnt'11nni addietro dal Dubois-Heymond. Gli è che llC'òSUllO studioso di discipline l)iologiche ))OS· siede lt\ cultura, In preparazione necessaria per tentare la soluziono delle questioni fondamentali di quello di– sciplino! i: un mortificante spettacolo quello dei noiltri !lnouli biol()(Ji 1 co.:;isuperbi, così sprezzanti, così nutori– tarii, co-.ì pieni dello loro colora1.ioni e dei loro disegni 1 non solo incapaci di risolvere, coll'analisi infinitesimale, le questioni di o-,mosi, di dialisi, <li coesione, di cnpil• lariti'l, che sono tanta p1lrte delle funzioni di 11utrizione; non 11010 incapaci di leggere e comprendere POiiica fisio– logica e le altre OJ)eredi//dmltoltzcontenenti qualche in– teg-ra.le j mn imbarazzati innanzi ad un'equazionC' di se• condo grado !.... .Xoi yoglinmo essere equanimi e sereni! Riconosciamo, quiudi, e proclamiamo altamente le grandi benemel'enze dcli" 1,wtomfa, dell'Istologia normale e patologica, spe– cialmente nella 1ledicinn, durante la seconda metà del secolo pasi.ato. J;'u all'indirizzo, ru alla prepon<leranza degli studi anatomici ed istologici che la ;\ledicina do– vette il suo defluitivo oricntamento 1 come ramo delle scienze naturali, e più propriameete della Biologia 1 e la purificazione dc' suoi ,,a<;ti orizzonti dai nebulosi e ste– rili ontologismi onde furono, per :-.ecoli, abbuiati... .. Ma che oggi si continui a ridurre, a snaturare ed a immo– bili1.zare il fatto biologico nel cimitero anatomico, è cosa deplore"ole e grandemente danno'-a al progresso scien– tifico. T1rnt'è! I nostri y1·muli biOIO!Ji hanno il mestolo nelle mani e lo adoperano colta intransigenza di chi crede.si sicuro della \'erità. ~; la verità è il loro piccolo verbo . .\Tanco a pensarlo che sia lecito studiare, osser– vnre, sperimentare per altre vie! Co')Ì è che, in Ita..lia specialmente, la merce scientifica hn valore per la m<irca <li fcibbrit•a, uon pel suo contenuto di lavoro, di onestà, di genialità. Cosl è che la scuola è spe~so ridotta ad una anticamera della caia del Pontefice scientifico; attorno la quale è più frequente la prosterna1.ione e l'adulazioue del servitore, che 11011 l'affetto e l'omaggio del discepolo. Il larvato neo-vitalismo o~gi dilagante, sulla cui in• gloriosa l.inndiera spiccano i foschi caratteri <lell' " igno– rabimu.'-/ ~, non soltanto non risoh·e nulla, ma smorza l'entusiasmo, la fede nell'indagine scientifica. L'uomo deve fermamente credere che l'ignoto d'oggi sarà il noto di un giorno J)iÌ1o meno lontano lasciò scritto il Goethe– altrimenti egli cesserebbe dall'indagare. Ripetiamo vo– lontieri che il passaggio dai fenomeni e dalle leggi fl~ico-chimiche ai fenomeni ed alle leggi biologiche lo ig11oriamo: ma la continuità fra l'uno e l'altro ordine di fatti e di leggi, e la formazione naturale dei caratteri specifici della vita non si pos:-ono negare senza al.ihat– tere la logica. /,a i-ila riempie l'u11iverso ed, a co11cepirla scin1tificam;,11te, bastano gli atomi iu moto, ha detto il padre Secrhi, confermando l'intuito meraviglioso di De– f11Q(.•rito, /.,eucippo ed J;'pieu,,·o ! D'altra parte, la distru– zione della barriera cellulare, il ricono.c.cimento, ormai univerflale, di stadii delln. materia yi,•ente molto più semplici e primordiali dello stadio cellulare, e la sintesi, a.s-.ai bene avviata., delle sostanze albuminoidi, sia sulla ba"e della protamine 1 come dai recenti studi dei fi'iescher e J(os.~el, sia su quella df!Jli acic1iamidati 1 sostenuti dal Xeucky \ 1 ), sono contributo di sicuro valore alla risolu– zione del formidabile problema. Prof. EDOAIWO BONAROI. (l,a fl11t al pl'ossimo 1111mt1·0). (1) Monat.<rJ..·t(l. ,. ChtmU, t. X, I), Me. LE BASI TEORCCHE dell'organizzazione operaia< 1 > Signori 1 noi stiamo per affrontare insieme un ar gomento vastissimo, il cu.Ì merito risiede sopratutto nella sua grande moclPrn1tà. L'organizzazione OJ)P.l'aia in oggi è: nei paesi civili industrialmente pilt e\·oluti essa non si discute, è accolta. come un fattore ben noto, ò benevisa pei suoi vantaggi, è combattuta - quando scoppiano le ~igantesrhe lotte di interessi economici in antago– ni.:.mo - coi mezzi pii'l ciYili, contrnpponendovi un org,rnismo più antico e non meno robusto: l'orga nizzazione industriale. Donde quella guerra, splendida per grandiosità e di:sciplina, che in lnghilterra nel 1901 1 ad esempio, fu data dall'Unione dei metallurgici contro quella dei proprietari. Guerra durata cinque mesi, in cui non una defezionC' ebbe a deplorarsi da. una parte o dal– l'altra. J.,'emigrnzione impoverì dei suoi cittadini più rohusti lo città dove quella industria si esercitl.l.va. )[ogli e figli dei leghisti patirono tutte le privazioni, la fame per prima. Un() studio fatto su quello scio))ero dimostrò che i piccoli esercenti dei quartieri opPrni perdettero pii1 migliaia di sterline per minor vcnditft <li lardo, burro, tò, caffè e formaggio, basi dell'alimentazione delle famiglie. operaie. Però ht mi– seria irritata non elette luogo al menomo disordine: mai le autorità non ebbero ragione di intervenire nella disputa, che si agitò con la stc:ssi-1correttPzza come si trattasse cli due singoli e privati contendenti. E quando la guena el)be fine, con la sconfitta degli scioperanti, che si videro la loro Unione - ricca già <li oltre 100.000 sterline - ridotta senza un cente– simo, con la. ste.'Jsa disciplina quei lavoratori ritor– narono alle officine, risoluti per un decennio almeno acl astenersi da ogni conflitto, fin quando le casse sochtli non avranno ricostituito il loro tesoro cli guerra. g se dai casi epici, ma tristi, della lotta: passiamo a quelli più fecondi della pace, noi vediamo la gran lega degli O1rnn1.i cotonieri inglesi venire a patti con l'unione degli irnprenditori pl'r costituire una scala mobile di sahtl'i, riveduta ogni sen1Pstrc da una Com– missione mista di operai e padroni, in base ai prezzi dcli<-' merci e ai profitti dell'azienda. Si:;;tema, con le necessarie "ariazioni, accolto pure in America fra i proprietari delle fahbriche nell'industria del ferro e la colossale Unione dei lavoratori dell'acciaio. Del resto, anche in molte parti d'rtalia il concetto dell1organizzazione operaia è entrato a for parte ciel congegno della vita industriale e pubblica. E non fu certo poco bello spettacolo quello offerto il 1° mnggìo dell'anno testè decorso a i\lilano, dove i rappresen– tanti del Comune, a riconoi,cimcnto delle festa OJ)e raia, ricevettero quelli dei 50 mila organizzati della C111nentdel lavoro, conferirono sui bisogni e :1uide– siderii della classe lavoratrice, prendendo solenne impegno cli soddisfarli nei limiti del bilancio. ~ che dirò cli tutti gli Hltri paesi, del crescere vertiginoso rlelle organb~zazioni in numero e forza., della loro partecipazione ognora più attiv:1 alla vita economica e pubblica delle nazioni, della loro opera come propulso1·e a una legislazione nuova che viene a creare clalle fondamenta un diritto sino a ieri ignoto, in Australia, terra aperbt a tutti gli ardi– nwnti, nelle Americhe e, in misurn più temperata nel_le vecchie nazioni del continente europeo? ' li fenomeno dell'organizzazione operaia, dunque (1) È <1m:lsta la l)rlnrn. conferenza, ienuta llal llott. Attillo Cablati a11•u111vers1tt\ J)Oj)Olaro torinese. e dn no! 11rorness1t nel precell('llle hlSCICOlO. (Nota della CmTIC..1.},
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